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Le borse soffrono ma non troppo per l’incertezza politica

Azioni di assicurazioni, compagnie aeree e turismo in calo Keystone

Le grandi piazze finanziarie hanno aperto al ribasso lunedì mattina, all'indomani della rappresaglia americana in Afghanistan. Flessione anche a Wall Street. Giornata festiva, invece, in Giappone. Il franco svizzero si conferma valuta rifugio.

Avvio in flessione per Wall Street dopo l’attacco all’Afganistan. L’indice Dow Jones perde 99,37punti (-1,09%) a quota 9.020,40 punti. In ribasso anche il Nasdaq, l’indice dei valori tecnologici, che perde 26,41 punti (-1,65%) a quota 1.568,89 punti.

Le principali piazze finanziarie europee hanno perso il 2% in media in mattinata. Gli operatori sono prudenti nel timore di nuovi attacchi terroristici nel mondo dopo la rappresaglia americana. La maggioranza degli investitori ha previsto un calo dei mercati senza però una reazione brutale, nella misura in cui l’attacco americano era atteso. I valori legati al turismo, alle assicurazioni e alle compagnie aeree sono particolarmente toccati, come quattro settimane fa, dopo gli attentati di Nuova York e Washington.

In perdita anche tutte le borse in Asia, ad eccezione di quella di Tochio, rimasta chiusa perché in Giappone la giornata è festiva.

Il franco svizzero forte

La valuta nazionale ha acquisito nuove forze dopo l’attacco anglo-americano. Secondo gli operatori del mercato valutario, il franco svizzero è visto come una moneta rifugio e ha guadagnato punti sia nei confronti del dollaro sia nei confronti dell’euro.

In un suo rapporto settimanale, la Banca Sarasin scrive che il franco svizzero si trova rafforzato dal contesto di insicurezza politica legata alla guerra e al terrorismo. La valuta svizzera è ricercata in quanto valore d’investimento sicuro.

Il petrolio toccato leggermente

Rialzo contenuto del prezzo del Brent a Londra, con il prodotto con consegna novembre che ha registrato un +1,5%, a 21,95 dollari per barile dopo l’attacco all’Afghanistan. Il rialzo delle quotazioni è conseguente ai timori di una risposta terroristica, ma appare fino a questo momento abbastanza contenuto considerato che l’Afghanistan non è produttore di petrolio e che il tutto avviene in un contesto caratterizzato dall’impegno dei Paesi Opec e non Opec a mantenere stabili le forniture.

swissinfo e agenzie

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