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Le manovre discrete della Svizzera per la pace

Per sfuggire al muro che li separa, israeliani e palestinesi vengono a dialogare in Svizzera Keystone

Questa settimana, Ginevra ha accolto una trentina di insegnanti israeliani e palestinesi, permettendo un dialogo altrimenti impossibile.

Sostenendo diversi progetti e associazioni, la Svizzera moltiplica le iniziative per la pace nel Medio Oriente.

“Dall’inizio della seconda Intifada (settembre 2000, ndr.) è quasi impossibile incontrarsi sul posto”, spiega Adina Shapiro, una giovane israeliana che, insieme al palestinese Ghassan Abdullah, presiede l’associazione MECA (Middle East Children Association).

“Con qualche rara eccezione”, prosegue Adina Shapiro, “le autorità israeliane impediscono ai loro concittadini di recarsi nei territori palestinesi e ai palestinesi di venire in Israele”.

Ginevra, luogo d’incontro

Per incontrarsi, i membri dell’associazione devono quindi partire per l’estero. Come nel caso del seminatio svoltosi questa settimana a Ginevra.

“Per noi palestinesi, Ginevra è un luogo di pace. Gli svizzeri che possiamo incontrare, non prendono partito né per l’uno né per l’altro campo”, assicura Ghassan Abdullah.

L’incontro è stato finanziato dal governo svizzero e dalla città di Ginevra, con il sostegno dell’Associazione svizzera degli amici del dottor Janusz Korcszak, un’organizzazione che si occupa dei diritti dell’infanzia.

Liberati dalla pressione diretta del conflitto, 15 palestinesi e 15 israeliani hanno quindi tentato di riflettere su come proseguire la loro missione comune: diffondere il riconoscimento dell’altro – del nemico – nelle scuole.

Rompere gli stereotipi

Un compito particolarmente arduo, dopo la rottura del processo di pace. “Anche in questa riunione regnano i sospetti e gli stereotipi, anche se si partecipanti sono da tempo membri della MECA”, riconosce Ghassan Adbullah.

Adina Shapiro, dal canto suo, spiega la difficoltà di sormontare le certezze legate alle misure di sicurezza, messe in atto dal governo israeliano.

“Gli israeliani riconoscono la realtà dell’occupazione, ma la considerano il solo mezzo per garantire la loro sicurezza”, spiega Adina Shapiro.

Non abbastanza valorizzata l’educazione

La MECA si propone quindi di allargare la visuale degli studenti e degli insegnanti israeliani, parlando delle altre conseguenze dell’occupazione.

“Cerchiamo di far dire loro quello che li disturba, in questa occupazione, anche se sono d’accordo con il principio. È una prima tappa”, sottolinea Adina Shapiro.

Dal lato palestinese, l’organizzazione tenta di far passare il riconoscimento di Israele. “Ma finché dura l’occupazione”, precisa Ghassan Abdullah, “con i suoi omicidi e i suoi sbarramenti, è difficile parlare di tolleranza ai nostri allievi”.

Al di là dei loro disaccordi, i membri della MECA deplorano lo scarso interesse rivolto agli aspetti dell’educazione, quando si parla di una pace futura.

Il che rende ancor più prezioso il gesto della Svizzera in loro favore.

Frédéric Burnand, Ginevra

MECA (Middle East Children Association)
1996: data della creazione dell’associazione
Direzione: Ghassan Abdullah (palestinese) e Adina Shapiro (israeliana)

Effettivi: da 200 a 300 membri attivi.

Compito: Incoraggiare gli incontri fra insegnanti dei due campi, per stimolare il dialogo.

Impatto: Contatti, nel quadro delle loro attività, con centinaia di professori dei due campi e di conseguenza con migliaia di scolari.

Cooperazione bilaterale Svizzera-Palestina: 9.3 milioni di franchi
Aiuto umanitario: 7 milioni
Contributi del DFAE: 0,5 milioni
Contributi del Seco: 0,1 milioni
Aiuto umanitario per i rifugiati palestinesi in Giordania, Siria e Libano: 6 milioni

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