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Le scelte del popolo svizzero

Il popolo svizzero, il 24 settembre scorso, ha bocciato i due referendum contro le nuove leggi sull'asilo e sugli stranieri. I risultati emersi dalle urne sono schiaccianti.

L’obiettivo del referendum contro la nuova legge sugli stranieri era quello di aprire un dibattito sul piano nazionale su questioni di fondo e che riguardano il futuro della società svizzera ed europea.

Oggi, alla luce dei risultati, dobbiamo chiederci se abbiamo raggiunto l’obiettivo che ci eravamo prefissati e interrogarci su come procedere. La vittoria del Sì veniva data per scontata. Il risultato è quindi il peggioramento delle leggi in questione.

In quanto alla bocciatura del referendum sull’asilo resta l’amaro in bocca per l’inasprimento legislativo che scalfisce l’immagine della Svizzera. Immagine che sta per una lunga tradizione umanitaria, accoglienza, anche se non sempre disinteressata.

L’accettazione della legge sugli stranieri lascia lo stesso amaro in bocca, dando l’impressione che gli sforzi fatti per decenni dai migranti in Svizzera, dalle loro associazioni, dalle organizzazioni umanitarie e culturali siano stati vani.

Un pessimo segnale

Demagogia e populismo non forniscono le ricette per governare seriamente e in maniera lungimirante le politiche migratorie. Le leggi approvate in Svizzera sono un pessimo segnale. Il messaggio lanciato dalla Svizzera con l’approvazione delle due leggi in questione non è stato ben accolto in Europa e produrrà probabilmente inasprimenti anche in altri Paesi.

Politiche rigide e posizioni che polarizzano la discussione hanno condizionato assai negativamente la votazione. Sono passate quasi inosservate in Svizzera le legittime questioni esposte in merito alla parità di trattamento tra i cittadini, alle massicce restrizioni nell’ambito del ricongiungimento familiare, alle misure coercitive esagerate. Anche il problema di incostituzionalità posto in essere in alcuni passaggi della legge sugli stranieri, sollevato a più riprese, è rimasto inascoltato.

Come anche non sorprende che nella legge sull’asilo, lesiva dei diritti umani, l’Unione Europea, pur rispettando la decisione democratica elvetica, abbia comunicato che queste due leggi sono incompatibili con il diritto europeo.

Evitare la sterile contrapposizione

Certo è che adesso bisogna ricostruire un clima positivo che renda ancora possibile procedere sulla strada dell’integrazione della società svizzera ed europea con politiche di dialogo e non di sterile contrapposizione.

Uno degli immediati obiettivi è quello di riprendere il cammino con politiche d’integrazione che, nel rispetto dei diritti, dei doveri e della solidarietà, garantiscano l’incontro e la convivenza pacifica dei migranti e delle popolazioni europee. Quindi politiche con validi strumenti e percorsi che consentono uno sviluppo positivo e dinamico dell’intera società e non come invece propongono le leggi approvate una vera corsa ad ostacoli sulla strada dell’integrazione con l’assurda, impraticabile e pericolosa pretesa di voler misurare il grado di integrazione di un cittadino migrante.

E’ ora che anche i partiti cosiddetti borghesi, moderati, di centro apportino il loro serio contributo alla costruzione della società svizzera ed europea. Che si appoggino sui loro valori storici, smettendola di rincorrere in modo demagogico le nuove forze populiste che in tutta l’Europa stanno scrivendo tristi pagine della storia delle popolazioni migranti.

Gli ultimi trent’anni della politica svizzera dimostrano che questa rincorsa è perdente e altro non produce che il ridimensionamento progressivo dei cosiddetti partiti borghesi. I movimenti migratori che sono la sfida delle società ricche di questo secolo vanno governati e non semplicemente e demagogicamente contrastati.

La governance dei movimenti migratori coinvolge la società in tutte le sue componenti che riguardano sì la sicurezza, ma principalmente i rapporti economici tra il nord e il sud del nostro pianeta. Solo rapporti economici equi, e non come oggi a favore della nostra ricchezza, permetteranno di affrontare positivamente il giusto governo dei flussi migratori.

La globalizzazione dell’economia mondiale è una realtà. Non è una scelta in discussione. Per far sì che questa globalizzazione economica sia un’evoluzione positiva della storia del mondo dobbiamo costruire la globalizzazione dei diritti, della democrazia, della libertà e della solidarietà.

Senatore Claudio Micheloni, Roma

Le opinioni espresse in questa rubrica non riflettono necessariamente la visione di swissinfo.

Nato a Campli in provincia di Teramo (Italia) nel 1952, emigra con la famiglia nel 1960 in Svizzera dove tuttora risiede nel cantone di Neuchâtel. È sposato e padre di due figli.

Di formazione è disegnatore progettista del genio civile. Prima di assumere numerosi incarichi professionali di impegno sociale e politico è stato attivo nel settore come libero professionista.

Claudio Micheloni è stato eletto nel Senato italiano alle ultime elezioni politiche. Fa parte della coalizione di maggioranza condotta dal presidente del Consiglio Romano Prodi.

Dal 1997 al 2000, Claudio Micheloni è stato membro della Commissione Federale Svizzera per gli Stranieri, organo consultivo del Governo e del Parlamento svizzeri.

Dal 1997 è presidente della Federazione delle Colonie Libere Italiane in Svizzera.

Dal 2002 al 2006 è stato segretario generale del Forum per l’integrazione delle migranti e dei migranti in Svizzera.

Nell’aprile 2006 è stato eletto senatore della Repubblica italiana nella Circoscrizione estero, ripartizione Europa. Appartiene al Gruppo dell’Ulivo.

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