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Mercato del latte: produzione record nel 2000, ma la preoccupazione rimane

A dipendenza dell'entità della riduzione dei sussidi ai produttori, saranno necessari aumenti di prezzo anche nel settore dei formaggi Keystone

Il mercato svizzero del latte e dei suoi derivati si sta sviluppando in modo soddisfacente: l'anno scorso è stato raggiunto un record di 3,2 milioni di tonnellate. La situazione economica dell'agricoltura continua però a preoccupare i produttori, che chiedono attenzione riguardo ai contingenti, agli accordi bilaterali e al reddito dei contadini.

L’evoluzione del mercato del latte è positiva, ha affermato mercoledì in una conferenza stampa a Berna Samuel Lüthi, direttore della Federazione dei Produttori svizzeri di latte (PSL). Le vendite di latte destinato al consumo è ad esempio progredita del 5 % rispetto all’anno precedente.

Secondo Lüthi il mercato dei latticini – in particolare quello del formaggio – ha approfittato della crisi della vacca pazza. Gli ha fatto eco il presidente dei PSL Josef Kühne, che ritiene che i consumatori attribuiranno un’importanza crescente alla sicurezza e alla genuinità dei prodotti.

A dipendenza dell’entità della riduzione dei sussidi saranno necessari aumenti di prezzo: un chilogrammo di burro, ad esempio, dovrebbe costare al consumatore tra gli ottanta centesimi e il franco in più. Saranno necessari adeguamenti verso l’alto anche dei prezzi del formaggio, destinato al mercato interno e a quello estero. L’Emmental e il Gruyère da esportare dovrebbero essere pagati rispettivamente 60 centesimi e 1,30 franchi in più.

Sul problema dei contingenti i produttori dovrebbero rivolgersi al Consiglio federale in maggio: probabilmente verrà richiesto un aumento dell’ordine dell’1 %, ha aggiunto Kühne.

L’anno scorso 1’571 contadini, il 3,9 % del totale, ha abbandonato la produzione lattiera, ha sottolineato Kühne. Malgrado una lieve progressione del reddito, la situazione economica dei produttori rimane difficile: secondo uno studio appena presentato dall’Ufficio federale di statistica (UST) un agricoltore su tre – il 34,4 % – è un «working poor». La Federazione rifiuta dunque di entrare in materia su una riduzione del prezzo di riferimento del latte.

I produttori di latte chiedono pure la revisione dei pagamenti diretti: un gruppo di lavoro dovrebbe formulare proposte concrete entro l’anno. E, infine, ulteriore grande sfida è la probabile entrata in vigore degli accordi bilaterali il primo gennaio del 2002: nel caso in cui il contingentamento dovesse essere soppresso nei paesi europei i produttori invocheranno misure di salvaguardia del reddito.

swissinfo e agenzie

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