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Minacce per il commercio tra Svizzera e Israele

Anche gli agrumi, provenienti dagli insediamenti ebraici nei territori occupati, potrebbero venir boicottati swissinfo.ch

La Svizzera potrebbe limitare le importazioni di prodotti israeliani. Ma le organizzazioni non governative auspicano un boicottaggio totale.

Il governo israeliano si prepara ad un’eventuale restrizione delle esportazioni dei prodotti dagli insediamenti dei coloni. Una limitazione proposta si dalla Svizzera, sia dall’Unione europea.

“Lo Stato ebraico attende delle precisazioni da Berna e Bruxelles per poter quantificare l’impatto di tali misure”, ha affermato Yossi Ackerman, delegato agli affari economici dell’ambasciata israeliana a Berna. Certamente sarà difficile attestare la provenienza dei singoli prodotti dai territori occupati dai coloni, rispetto agli altri prodotti “made in Israel”. Mancano infatti i metodi di controllo sul territorio.

Ma per il responsabile stampa della rappresentanza diplomatica, Daniel Halevy-Goetschel il fatto crea precedenti: “Si cerca di fare pressione su Israele anche attraverso l’economia. Non è un mezzo adeguato per due paesi profondamente amici”.

Boicottaggio

Malgrado le misure siano solo state ventilate, si teme che gli effetti non rimarranno secondari per l’economia pubblica del paese del mediorientale. In particolare l’adesione dei quattro paesi dell’AELS (Norvegia, Lichtenstein Islanda e Svizzera) al concerto europeo potrebbe rendere le conseguenze più incisive.

Le restrizioni contraddirebbero però l’accordo di libero scambio firmato dall’AELS e dallo Stato ebraico. Ma un’altra minaccia potrebbe avere delle conseguenze ben più devastanti. Le organizzazioni pro-palestinesi, che avevano mobilitato una decina di migliaia di persone per la manifestazione di sabato scorso a Berna, riflettono su un appello ai consumatori per boicottare i prodotti israeliani. La decisione definitiva dovrebbe arrivare nei prossimi giorni.

Effetto boomerang

Eppure un tale passo potrebbe rivelarsi controproducente per la Svizzera. Questa almeno è l’opinione del presidente della Camera di commercio Svizzera-Israele romanda., Robert Equey: “La bilancia commerciale fra i due paesi è largamente favorevole alla Svizzera”.

“In caso di restrizioni o di boicottaggio, la Svizzera perderebbe il mercato. Israele è infatti in grado di trovare altri fornitori e partner economici per le stesse prestazioni”, aggiunge Equey.

In effetti si tratta di cifre rilevanti che potrebbero pesare anche all’economia nazionale elvetica. Nel 2001, le esportazioni verso Israele hanno raggiunto quota 1200 milioni di franchi, mentre nella direzione contraria sono affluite merci e prestazioni per un valore di 448 milioni di franchi.

Frédéric Burnand

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