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Missione in Iraq – la Svizzera si prepara

Si aspetta che gli ispettori possano tornare in Iraq. UNSCOM

Degli esperti svizzeri sono pronti per un'eventuale missione in Medio Oriente in qualità di ispettori ONU.

I chimici svizzeri si occupano inoltre dei lavori preliminari e della formazione dei delegati.

I laboratori specializzati che conoscano tutti i tipi di armi, sia chimiche, sia biologiche o nucleari, hanno un’importanza strategica da tempo. Il loro ruolo è fondamentale anche per la lotta alle armi di distruzione di massa.

Laboratorio fra i laghi e le Alpi

Il cosiddetto “Laboratorio Spiez” è situato in un campo fra il Lago di Thun e le Alpi bernesi. Alcuni capannoni di cemento, dei campi sportivi, un parcheggio; niente di sensazionale, se non fosse per i tre camini che sovrastano il complesso.

Quelli che sembrano innocui edifici sono il cuore del programma di sperimentazione e ricerca svizzeri.

Il laboratorio esiste da 75 anni, ma il suo nome si è distinto solo durante la guerra tra Iran e Iraq. Lì sono state analizzate per la prima volta le armi chimiche impiegate nel conflitto. In quell’occasione è nato l’impegno del centro svizzero contro le armi di distruzione di massa.

Spiez – sulla strada di Bagdad

Negli anni Novanta il laboratorio ha di nuovo conquistato l’attenzione internazionale, grazie al contributo prestato per la distruzione di tonnellate di materiali chimici dell’ex-Unione sovietica.

Un ruolo di primo piano gli è stato poi assegnato durante il programma ONU per la distruzione dell’arsenale chimico iracheno dopo la guerra del Golfo. Già un mese dopo l’assegnazione dell’incarico da parte della Commissione speciale delle Nazioni Unite (UNSCOM), cinque specialisti sono partiti.

Fino all’allontanamento degli ispettori dell’ONU, alla fine del 1998, ben 15 specialisti elvetici hanno lavorato nelle basi militari irachene in 42 missioni in Iraq.

Il gioco di Bagdad

Secondo Heiner Staub, direttore della Sezione controllo degli armamenti del laboratorio, nessuno puo valutare con certezza l’arsenale iracheno. La sua opinione si è consolidata durante più missioni nel paese.

“Non lo sa nessuno, oltre al governo iracheno stesso”, ha dichiarato l’esperto a swissinfo. “Durante le ispezioni era chiaro a tutti che gli ispettori erano presi in giro e che non disponevano di tutte le informazioni necessarie”.

Meglio dichiarare che controllare

“Per me non bisogna affrontare il problema tornando in Iraq per far fumare le armi”, afferma Staub. “Meglio sarebbe chiedere delle informazioni complete a Bagdad e confrontarle con le informazioni di cui disponiamo attualmente”.

Con il clima teso attuale, nuovi ispettori non troverebbero né ospitalità né disponibilità alla collaborazione in Iraq. Solo la diplomazia potrebbe offrire delle soluzioni a questa situazione che si è bloccata nella diffidenza reciproca.

Diplomazia: la chiave del lavoro in Iraq

“Alcuni fra i nostri delegati hanno avuto delle grosse difficoltà durante i sopralluoghi negli anni scorsi. Ma non è stato il mio caso”, afferma ancora Staub.

“Anche se ci sono state alcune tensioni, l’atmosfera di fondo era piuttosto simile ad un teatrino. Sembrava che i responsabili del luogo dovessero sforzarsi per mostrarsi sgarbati nei nostri confronti”.

Staub ha lasciato il paese con la sensazione di aver incontrato delle persone “molto, molto gentili”. “Credo che gli ispettori abbiano voluto imporsi con decisione, rasentando l’ostilità. Ma si possono perseguire i propri traguardi con decisione, senza infrangere le regole della correttezza. Probabilmente con un po’ più di diplomazia si sarebbe raggiunto di più”.

Formazione per il futuro

Il laboratorio di Spiez è un importante centro di formazione internazionale. Recentemente, grazie alla collaborazione dei suoi esperti, il Albania è stato possibile distruggere 20 tonnellate di gas nervino.

Questa settimana inoltre, in un convegno di esperti, si è discusso dell’Accordo internazionale sulle armi chimiche. I delegati provenivano essenzialmente dai paesi dell’est.

Spiez ha un compito fondamentale anche per la Svizzera. Gli ufficiali dell’esercito si occupano della formazione della polizia, dei pompieri e dei servizi di salvataggio in casi di incidenti o attacchi chimici.

Oltre al laboratorio, il centro di Spiez ospita anche il Centro di coordinazione dell’esercito svizzero contro potenziali attacchi.

“Perseguiamo l’idea di un mondo libero da armi distruttrici”, si dice convinto Staub. “Si tratta di una visione, non della realtà. Ma lavoriamo per arrivarci”.

Jacob Greber, swissinfo

Il Laboratorio di Spiez è nato nel 1925
98 collaboratori
Bilancio 20 milioni
Attivo nella riconversione e la distruzione di armi e agenti chimici in Russia e Albania
Collabora con le Nazioni Unite e forma degli ispettori

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