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Neutralità non significa indifferenza

Micheline Calmy-Rey visita una township sudafricana swissinfo.ch

Al termine del suo viaggio in Sudafrica, la consigliera federale Micheline Calmy-Rey lancia un messaggio di solidarietà ai diseredati delle township.

La nuova ambasciata svizzera inaugurata giovedì a Pretoria dalla ministra degli esteri, testimonia la volontà di collaborazione dei due paesi.

Il viaggio in Sudafrica di Micheline Calmy-Rey è stato intenso e ricco di momenti significativi, momenti che vale la pena di ripercorrere.

Inaugurazione della nuova ambasciata

In questo suo primo intervento, Micheline Calmy-Rey ha indicato che la Svizzera è stata uno dei primi Paesi ad avere sostenuto la democratizzazione del Sudafrica.

Di fronte ad un folto numero d’autorità e di ospiti, la Consigliera federale ha dichiarato che la neutralità svizzera non può significare indifferenza. “Dobbiamo agire e lo possiamo fare. Non ci può essere indifferenza di fronte alla povertà, al genocidio e al terrorismo”.

La Svizzera è però consapevole che quest’impegno necessita l’adozione di un approccio esteso, che si orienti su scala regionale. La ricerca di un benessere stabile per tutti i sudafricani passa anche attraverso l’unione di forze e di risorse tra le diverse nazioni vicine.

Compiti della nuova sede diplomatica elvetica

La nuova ambasciata continuerà a lavorare in favore dei buoni rapporti esistenti tra i due paesi sia in materia d’aiuto allo sviluppo, sia da un punto di vista economico. Tra la Svizzera, quale membro dell’”Associazione europea di libero scambio”, e il Sudafrica, quale parte del “Southern African Customs Union”, si sta negoziando un accordo di libero scambio.

La nuova sede diplomatica avrà inoltre il compito di gestire gli sforzi comuni per la pace. D’altra parte, si occuperà quest’anno di organizzare una serie d’eventi celebrativi dei 10 anni di democrazia in Sudafrica. Per esempio, a fine febbraio si terrà proprio nella nuova sede un forum sugli accordi di pace e, ad inizio marzo, una delegazione di 99 sudafricani esplorerà la Svizzera per una settimana.

Pace per tutti, ma soprattutto per le donne

Durante l’incontro con l’omologa sudafricana, Dlamini Zuma, Calmy-Rey ha parlato di cooperazione bilaterale nella ricerca e di mantenimento della pace nei conflitti regionali. La Consigliera federale ha sottolineato che la promozione della pace e la risoluzione di conflitti sono gli obiettivi politici chiave della Svizzera.

Centrale è stato l’approfondimento della discussione, iniziata lo scorso anno a Losanna, sulla questione femminile. Questo dialogo é sfociato in una dichiarazione comune d’intenti che intendono promuovere il benessere e i diritti della donna, nonché agire contro le violenze subite dalle donne.

Nonostante la cornice costituzionale, le donne vivono una realtà ancora difficile. In Sudafrica si stima che ci sia uno stupro circa ogni due minuti e che l’analfabetismo femminile si aggiri attorno al 18 per cento.

I due Paesi hanno dimostrato un interesse comune per un progetto che combina promozione della pace e difesa dei diritti femminili in Burundi, nazione presso la quale la Svizzera profonde tuttora i suoi sforzi in favore della riconciliazione. L’idea si rivolge alle donne soldato e ai loro bambini con l’intento di proteggerli dalle violenze per ricostruire il tessuto sociale.

La denuncia collettiva non ha intaccato le ottime relazioni

In merito alla denuncia collettiva sul ruolo di alcune società svizzere durante l’apartheid, le discussioni si sono limitate ad uno scambio d’informazioni sullo stato attuale del dossier.

L’azione legale é “argomento del passato” ha detto la Consigliera federale e non rappresenta nessuna ragione d’attrito tra i due Paesi. Questa dissociazione era stata del già ufficializzata dal presidente Mbeki al momento della sua visita in Svizzera nel giugno dello scorso anno.

La Svizzera ha inoltre ringraziato il Sudafrica per il suo sostegno all’Iniziativa di Ginevra.

Nelle township tra povertà e speranze

Durante il secondo giorno del suo viaggio, la Consigliera federale ha visitato un progetto di cooperazione allo sviluppo sostenuto dalla Svizzera ad Alexandra e si è recata all’Istituto per gli studi sulla sicurezza.

Strade dissestate, ai cui margini sorgono una miriade di baracche, disoccupati appoggiati ai muri, una povertà sconcertante: è la realtà che si è presentata agli occhi di Micheline Calmy-Rey ad Alexandra, una twonship di 350’000 abitanti situata a poca distanza da Sandton, il lussuoso centro d’affari di Johannesburg. “Non amo molto invadere così l’intimità della gente”, ha affermato la consigliera federale, “ma volevo rendermi conto della situazione, capire cosa possiamo portare al Sudafrica”.

Attualmente la Direzione per lo sviluppo e la cooperazione svizzera investe in Sudafrica 10 milioni di franchi l’anno. Si tratta soprattutto di favorire la transizione verso una democrazia multirazziale. Ad Alexandra, Micheline Calmy-Rey ha potuto visitare tre progetti particolari sostenuti dalla Svizzera. Il primo è orientato al reinserimento di 20’000 giovani delinquenti, il secondo è rivolto alle donne sieropositive e il terzo si preoccupa dell’inserimento dei giovani nel mondo professionale.

“Quando si osservano questi giovani”, ha commentato la ministra degli esteri elvetica, “ci si rende conto che esistono dei motivi per sperare, per credere che le cose possano cambiare. Il primo passo, per sfuggire alla violenza, è avere fiducia in sé stessi”.

swissinfo, Sonia Salmina, Città del Capo

Durante gli incontri non si è discusso del Programma nazionale di ricerca PNR 42 +, che ha come scopo la valutazione della politica svizzera nei confronti del Sudafrica, specialmente durante gli anni ’80.

E’ atteso per l’autunno di quest’anno un rapporto di sintesi sui risultati del PNR 42+.

Il governo sudafricano non è coinvolto in questo programma di ricerca.

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