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No convinto dell’UDC all’Onu

Il consigliere federale Samuel Schmid non è riuscito a convincere i suoi colleghi di partito swissinfo.ch

I delegati dell'UDC hanno espresso un voto chiaro contro l'adesione alle Nazioni Unite. Confermata la linea del partito, contro il consigliere federale Schmid.

Impossibile parlare di spaccature, di «ali zurighesi» contrapposte a posizioni più morbide a Berna o nel canton Grigioni: l’Unione democratica di centro proprio non ne vuole sapere di adesione all’ONU.

Nell’assemblea straordinaria interamente dedicata a questo tema, di sabato a Lucerna i delegati del partito hanno affossato la proposta con 389 voti contro 44. Il popolo sarà chiamato ad esprimersi in materia il 3 marzo 2002.

I lavori sono stati aperti dal presidente Ueli Maurer, che ha subito messo in chiaro la posta – a suo avviso – in gioco: la stessa indipendenza del paese. Secondo il consigliere nazionale zurighese la Svizzera deve preferire una collaborazione mirata a un’adesione a organismi come l’ONU, l’Unione europea o la Nato: altrimenti sarebbero messi in forse pilastri della nazione quali la democrazia diretta, il federalismo e la neutralità armata.

Secondo Maurer chi insiste nel voler aderire all’ONU dimostra unicamente mancanza di fiducia in sé stesso: la Svizzera è diventata grande grazie al coraggio e allo spirito pionieristico dei suoi abitanti, ed è più forte quando rimane indipendente dalle organizzazioni internazionali. Il «no» alle Nazioni Unite fa quindi parte del programma del partito e come tale costituisce una promessa agli elettori.

Le colpe degli altri

Il presidente dell’UDC ha poi ancora una volta avuto parole dure per qualificare i «rapporti incestuosi» fra politica ed economia nell’ambito della vicenda Swissair. A suo avviso il denaro versato da alcune imprese per sostenere una nuova compagnia di bandiera «ricorda il commercio delle indulgenze nel Medioevo»: in tal modo i responsabili del disastro sperano infatti di farla franca.

Maurer ha accusato il partito radicale e gli ambienti economici di incoerenza. «Da una parte costoro considerano una compagnia aerea come un elemento centrale dell’identità svizzera, dall’altro lasciano cadere un valore essenziale di questa identità, l’indipendenza politica ed economica», ha detto.

Maurer punta il dito anche contro comportamenti che ritiene dei voltafaccia. «Improvvisamente Economiesuisse rinuncia agli sgravi fiscali, mentre il PLR, paladino del meno stato, chiede ora sovvenzioni pubbliche: così facendo entrambi si gettano nelle braccia della sinistra».

Il presidente UDC non ha poi risparmiato i giornalisti, rei a suo avviso di considerare il partito una sorta di Yeti, soprattutto dopo i successi elettorali in Romandia. «L’UDC non è un partito che distrugge la democrazia, non è un essere mitico che divora gli esseri umani, un pericolo mortale per la Svizzera: è una formazione che osa chiamare con il loro nome gli abusi, le cattive gestioni e le mafiette», ha concluso.

La difficile posizione di Schmid

L’assemblea ha quindi ascoltato il consigliere federale Samuel Schmid, intervenuto nella «missione impossibile» di convincerli a sostenere il governo nella sua marcia di avvicinamento alle Nazione Unite. Al Palzzo di Vetro la Svizzera potrebbe meglio difendere i suoi interessi di piccolo stato neutrale e guadagnare libertà d’azione, si è detto convinto Schmid.

Per il ministro della difesa le minacce alla Svizzera non vengono più infatti dai paesi vicini, bensì dai focolai di crisi in regioni lontane, dalla proliferazione incontrollata delle armi di distruzione di massa e dal terrorismo. Per Schmid dopo gli attentati dell’11 settembre e la guerra in Afghanistam «l’ordine internazionale non è più pensabile senza le Nazioni Unite».

Il consigliere federale, esponente della cosiddetta «ala bernese» dell’UDC, ha infine ricordato che l’adesione non implicherebbe alcun impegno militare. Uno stato che non vuole o non può mettere a disposizione truppe non è mai costretto a farlo. Chi afferma il contrario non ha letto la Carta della Nazioni Unite, ha aggiunto.

Opinioni fatte

Nella successiva discussione si sono poi espressse in rapida successione le truppe d’assalto degli isolazionisti: i consiglieri nazionali Christoph Blocher («l’ONU mette in pericolo la neutralità»), Toni Brunner («il mondo non diventa migliore, se entriamo nelle Nazioni Unite») e Hans Fehr («aderire all’ONU significa pagare di più, meno sicurezza e meno democrazia»).

Poche le voci levatisi in favore del sì: la consigliera nazionale grigionese Brigitte Gadient ha ricordato che solo il Vaticano è, al pari della Svizzera, assente dall’organismo internazionale. La sua collega Lisbeth Fehr (ZH) e il consigliere agli stati Hans Lauri (BE) hanno fatto notare che dall’ultima votazione sull’ONU, nel 1986, i tempi sono cambiati: la guerra fredda è finita, il mondo è sempre più globalizzato.

Le opinioni sembravano però fatte, e in modo forse ancora più chiaro di quanto ci si potesse aspettare alla vigilia: nella votazione finale nove delegato su dieci hanno infatti risposto «no grazie».

swissinfo e agenzie

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