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Non solo ombre

Le buone nuove sono giunte soprattutto da Novartis (foto: Novartis) Le buone nuove sono giunte soprattutto da Novartis (foto: Novartis)

Pubblicati negli scorsi giorni i risultati semestrali di alcune delle principali aziende svizzere. Da Novartis e SGS le sorprese positive.

Oltre alla multinazionale della chimica renana e alla società di revisione ginevrina, per il momento, hanno divulgato i loro dati Adecco, la specialista in lavori temporanei, il gigante dell’elettrotecnica ABB e la biotecnologica Serono.

E dunque? È il classico esempio del bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno. Novartis e SGS hanno sorpreso gli analisti con dei risultati superiori alle attese. E, nel limite del possibile in un mercato pur sempre zavorrato da timori e incertezze, sono state premiate dalle borse.

Dal canto loro Adecco (-40% dell’utile operativo rispetto allo stesso periodo del 2001), Serono (costretta a ridimensionare le previsioni annuali) e soprattutto ABB (utile in calo del 62% e indebitamento in crescita) hanno deluso. E hanno pagato: i titoli di ABB e di Serono hanno, ad esempio, perso circa il 20% del loro valore nel corso della sola giornata nella quale hanno annunciato tali risultati.

Punizioni eccessive?

Quanto c’è di sensato in simili bastonate? “Alcune imprese, ed è in particolare il caso di ABB, sono effettivamente confrontate a problemi interni reali”, sottolinea Jerôme Schupp, esperto di mercato svizzero presso la banca Syz a Ginevra. “Ma in certe controprestazioni pesa più l’attuale clima generale negativo che la realtà microeconomica”. Come dire: più psicologia che margini di guadagno.

Tuttavia presentare un bilancio roseo aiuta: lo ha dimostrato soprattutto Novartis, reduce da alcune brillanti prestazioni in borsa. “Non va però dimenticato che i risultati rappresentano il passato di un’azienda. Prospettive di mercato e previsioni congiunturali ne sono il futuro: soprattutto a ciò guardano gli investitori”, precisa Sandro Monti, gestore del fondo MultiElvezia presso la BSI di Lugano.

Il modello americano

Ed eccoci alle ipotesi “assurde”. E se il grande fratello a stelle e strisce ci insegnasse anche a dubitare delle cifre presentate dalle grandi compagnie? I casi Enron e WorldCom (per non citare che i più eclatanti…) possono fare emuli anche da noi? E dunque: come interpretare i risultati di queste compagnie targate CH? “La domanda è legittima”, rileva Sandro Monti. “Ce la siamo posta anche noi e, proprio per questo motivo, negli ultimi tempi abbiamo affinato le analisi sui bilanci delle società”.

Nemmeno Jerôme Schupp esclude la “sacrilega” eventualità. Egli precisa tuttavia che “negli Stati Uniti la pressione sugli amministratori è molto più forte: sono praticamente costretti dagli azionisti a presentare ottimi risultati trimestre dopo trimestre. Ciò che, come si è ben visto, si è infine ritorto contro gli stessi azionisti”.

Inoltre, a quanto sembra, i principi contabili americani permettono (o meglio, permettevano…) una maggiore flessibilità nella gestione dell’ormai mitica “contabilità creativa”.

I prossimi giganti all’appello

E tra un paio di settimane, nuova tornata di risultati semestrali per le “blue chips” elvetiche. Allora toccherà a UBS, Credit Suisse, Roche e Givaudan. Cosa proporrà il menù? I due analisti sono concordi: “Pochi miracoli! Le cifre, soprattutto per Credit Suisse, non saranno ammalianti”.

Bene, cioè male. Si possono allora già prevedere nuove pressioni sui corsi dei titoli? No, non è scontato. Tutto dipende dalle attese degli operatori e dei grandi investitori. Può anche darsi che “le cose vadano male, ma non tanto male come si credeva”…

Eh già, complicata la borsa. Complicata e multidisciplinare. A chi (o su chi) la prossima puntata?

Marzio Pescia

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