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Nucleare (quasi) a prova di terrorismo

Il pericolo di attentati aerei sembra essere scongiurato per quel che riguarda la centrali nucleari svizzere swissinfo.ch

Effetto 11 settembre: anche la Svizzera valuta il grado di protezione delle centrali nucleari contro eventuali crash aerei. I risultati intermedi sono incoraggianti.

Lo studio è tuttora in corso. Tuttavia, lunedì a Berna durante la conferenza annuale della Divisione principale per la sicurezza delle installazioni nucleari (DSN), sono state fornite interessanti indicazioni sull’andamento dei lavori.

Banale ma importante

“Una centrale nucleare ha una struttura completamente diversa rispetto alle torri gemelle” ha ricordato Johannis Nöggerath della DSN. Tanto compatta e piatta la prima, tanto erano (…) slanciate ed elevate le seconde. “Dal punto di vista architettonico, qualcosa di paragonabile al collasso delle torri non è dunque nemmeno lontanamente immaginabile”.

Da parte sua il direttore della DSN, Ulrich Schmocker, ha sottolineato come, in generale, le centrali nucleari siano “tra le infrastrutture civili più protette al mondo”. Spesse capsule di cemento armato a protezione del reattore, sistemi di raffreddamento e di sicurezza automatici, infrastrutture d’emergenza al di fuori dell’edificio del reattore adatte ad ogni evenienza…

Modelli di 30 anni fa

Ciò basta per allontanare spettri terroristici? Analisi in merito sono in corso un po’ ovunque. Lo sconcerto suscitato dagli attacchi terroristici agli USA ha avviato una procedura di verifica di concetti che parevano acquisiti.

In Svizzera, fino a pochi mesi or sono, la protezione delle centrali da attacchi o incidenti aerei si basava su metodi degli anni ’70. “Le cose da allora sono molto cambiate. Pensiamo soltanto allo sviluppo del settore aereo con la moltitudine di nuovi modelli civili e militari immessi sul mercato…” rileva Johannis Nöggerath.

Protezione (quasi) garantita

Sono quattro le centrali nucleari elvetiche. Gösgen e Leibstadt, abbastanza recenti e costruite secondo le indicazioni anti attacchi aerei degli anni ’70 a cui si accennava; Beznau e Mühleberg, più vecchie e perciò edificate senza tener conto di concetti particolari in caso di crash.

Johannis Nöggerath e la DSN sostengono che, “stando ai risultati intermedi dello studio, tutte le centrali garantiscono un alto grado di sicurezza. Addirittura, le concezioni degli anni ’70 paiono oggi quasi esagerate”.

Un esempio? In Nevada, un aereo Phantom F4, lanciato a 774 km/h contro una parete di cemento armato dallo spessore paragonabile alla cupola di una centrale, ha danneggiato il muro soltanto fino ad una profondità di 20 cm. A titolo di paragone, lo spessore dei muri a protezione del reattore a Gösgen e a Leibstadt è superiore al metro…

E in caso d’incendi causati dal cherosene? “Nessun problema anche dopo diverse ore d’incendio. Il reattore sarebbe al sicuro anche in questo caso”.

Riserve…

Queste rassicuranti valutazioni concernono tuttavia soltanto le centrali “moderne” (Gösgen e Leibstadt). A proposito di Beznau e Mühleberg, Johannes Nöggerath è più sfumato: “La sicurezza è buona, comunque migliore che in passato. Necessitiamo però di ulteriori verifiche per parlare anche qui di protezione assoluta”. Verifiche che dovrebbero giungere con la fine dello studio, prevista tra alcuni mesi.

E se dovessero emergere pecche importanti? È immaginabile la chiusura di una o più centrali nucleari insufficienti dal punto di vista della sicurezza? “Da parte nostra trasmetteremmo la questione ai politici. Siamo solo dei tecnici e una tale decisione non spetterebbe a noi” precisa Johannes Nöggerath.

Un’annotazione politica non se la lascia comunque sfuggire il direttor Ulrich Schmocker. “Non pensate che per fermare il terrorismo basterà rinforzare le protezioni di tutte le strutture industriali del mondo!”. Azzeccato. Chi vuole intendere…

Marzio Pescia

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