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Ora d’oro per le biografie dei consiglieri federali

Governo in grigio: solo la signora in primo piano può vantare fin d'ora una biografia. www.admin.ch

I membri del governo svizzero - imbavagliati da un sistema collegiale - non godono di particolare popolarità personale. Ma ci sono eccezioni e il modesto Star System della politica conquista colore.

L’editoria scopre il valore aggiunto dei personaggi pubblici.

Prima ancora di annunciare il suo ritiro dalla vita pubblica, la consigliera federale Ruth Dreifuss vede pubblicata una sua biografia. Non si tratta di una primizia – molti ministri hanno già avuto un omaggio editoriale – ma nel suo caso, il libro suscita interesse.

Seconda donna in assoluto ad essere entrata a far parte del governo svizzero, prima presidente della Confederazione, centesima eletta nelle fila dei ministri succedutisi dal 1848 e soprattutto prima persona di origini ebraiche a raggiungere l’olimpo della politica nazionale. Il libro a lei dedicato però non si interessa che marginalmente al suo impegno politico: la sua vita e quella della sua famiglia sono al centro.

Omaggi postumi

Sembra un destino: quasi tutti i membri del governo nazionale, dal 1848 in poi, hanno una loro biografia. Ma si tratta in gran parte di omaggi postumi, curati da storici.

Un’analisi particolareggiata è infatti spesso possibile solo dopo l’apertura degli archivi, quando si può togliere il velo al segreto che attornia le discussioni del collegio governativo.

Ma la nuova moda vuole tutto e subito. Per questo ci si accontenta spesso di scoop giornalistici e di interviste per raccimolare le informazioni.

I più gettonati

Prima di lei già altri i ministri sono stati immortalati sulla carta stampata. Un esempio: Adolf Ogi, dal 1988 al 2000 nel governo svizzero, è presente nella memoria dei cittadini per i suoi slanci appassionati e per la sua spontaneità.

Il suo carattere e la sua carriera brillante, malgrado non avesse una formazione universitaria, ne hanno fatto un personaggio popolare anche oltre i confini del suo partito, l’UDC.

Ben tre biografi si sono già chinati sulla sua vita e hanno cercato di afferrarne la personalità. Un record assoluto, ma nessuna traduzione in un’altra lingua nazionale. Diversamente dalla biografia della sua collega però, i libri sono stati scritti da giornalisti e ripercorrono sostanzialmente la sua vita politica con un’ottica giornalistica.

Profilo basso

I nomi dei ministri svizzeri che si ricordano sono veramente sono pochi. E spesso non è tanto la loro attività di governo ad interessare, quanto il loro fervore battagliero dimostrato in conquiste sociali o istituzionali, prima o dopo l’attività di governo.

Basta pensare al ticinese Stefano Franscini, entrato con i primi sette nel 1848 e morto in carica nel 1857. Lo si ricorda piuttosto come padre della statistica svizzera che come ministro degli interni. In vita la sua popolarità era tanto bassa che ha rischiato di non essere rieletto. L’omaggio più completo è arrivato solo nel 1996 dalla penna di Raffaello Ceschi.

Poca aura

Il culto per i governanti in Svizzera è rimasto sempre basso: più che grande statura politica da un consigliere federale si richiede efficacia amministrativa. E anche i più carismatici passano dopo qualche anno nel dimenticatoio.

Solo i più anziani rammentano per esempio il nome di Ernst Nobs, il primo consigliere socialista in assoluto e membro del governo dal 1944 al 1951. Questo malgrado il varo della previdenza sociale, l’AVS, sia strettamente legata al suo nome.

Anche a Friedrich Traugott Wahlen – colpa del destino o del sistema svizzero – non è stata accordata una fama imperitura come quella degli statisti contemporanei dei paesi vicini come De Gaulle, De Gasperi o Adenauer.

La sua attività in governo nel dopoguerra è ancora meno nota della sua attività di responsabile dell’economia di guerra. Il razionamento e la “battaglia per la coltivazione” del suolo elvetico portano la sua firma. Anche la sua attività internazionale, tra l’altro per la FAO, ha avuto più smalto che la sua presenza nell’esecutivo.

Si cambia

Ma da quando c’è la televisione e in tutte le case svizzere entrano i faccioni dei ministri, le loro individualità – da sempre nascoste nell’azione politica dal sistema collegiale – risplendono o si offuscano con un’immediatezza mai vista prima. Nuovi settimanali d’assalto fanno poi la loro parte nel consolidare i luoghi comuni.

Non è un caso che il ministro Moritz Leuenberger, definito spesso “il sensibile intellettuale”, abbia avuto un successo strepitoso nelle tre lingue principali con la sua raccolta di discorsi. Il suo “Sogni e strategie” si è venduto bene e ovunque, anche grazie al mordente linguistico che sa conferire alle sue apparizioni.

Altra strategia invece per l’ex-ministro della difesa Georges-André Chevallaz, scomparso a metà settembre. Con le sue innumerevoli pubblicazioni di carattere perlopiù storico, redatte dopo l’abbandono della politica attiva, ha alzato più volte il dito ammonitore verso i suoi successori.

Nella Svizzera mediatica alcuni consiglieri federali sanno ormai convivere con la popolarità o sono vittima di qualcuno che la cavalca per loro.

swissinfo/Daniele Papacella

L’opera di riferimento sui membri del Consiglio federale è uscito in tedesco, francese e italiano a cura di Urs Altermatt: I Consiglieri federali, Armando Dadò Editore, Locarno 1997.

Selezionando gli svizzeri famosi non si parla quasi mai dei ministri. Malgrado i sette membri del Consiglio federale rimangano in carica a lungo, in media oltre dieci anni a testa, la loro impronta personale è raramente duratura. Fin ora era soprattutto compito degli storici riscoprire le figure del passato. Ma da alcuni anni altri autori, soprattutto giornalisti, cavalcano la nuova popolarità creata dai mass media elettronici, sfornando opere monografiche di alterno interesse.

La Storia della Svizzera moderna conta 105 membri del Consiglio federale dal 1848
I membri sono eletti singolarmente per la durata della legislatura
I sette consiglieri a pari diritti sono legati al principio di collegialità
Si contano su una mano i casi in cui un consigliere si sia dovuto dimettere
Il caso più famoso risale agli anni ’80: la prima donna, Elisabeth Kopp, ha dovuto ritirarsi per una fuga di informazioni
Negli ultimi anni, il più popolare e seguito dalla stampa è stato Adolf Ogi. Su di lui sono usciti già diversi libri

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