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Padronato in trincea

Pierre Triponez (a sinistra) e Peter Hasler mentre contestano l'estensione della previdenza professionale come proposta dalla commissione del Nazionale Keystone

L'economia non vuole saperne di un'estensione della previdenza professionale in favore dei bassi redditi e minaccia il referendum.

Il modello messo a punto dalla commissione del Nazionale non piace proprio ai rappresentanti delle organizzazioni padronali.

A una settimana dal dibattito parlamentare sulla prima revisione della legge sulla previdenza professionale (LPP) le pressioni politiche si fanno sempre più esplicite e minacciose. “La revisione è necessaria ma il progetto elaborato dalla commissione è inaccettabile”, ha osservato Pierre Triponez, direttore dell’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM). Contro questa variante si sono schierati anche l’Unione padronale svizzera e l’Unione svizzera dei contadini che hanno criticato l’ampliamento delle prestazioni accusate di rincarare pericolosamente i costi salariali.

Minimo obbligatorio contestato

Le misure che maggiormente disturbano gli ambienti economici sono il dimezzamento della soglia salariale a partire dalla quale è obbligatorio il versamento di contributi per il secondo pilastro (dagli attuali 24’720 franchi a 12’360) e la riduzione della cosiddetta deduzione di coordinamento. Questa soluzione amplierebbe il cerchio di assicurati di circa 300mila persone.

Il maggiore costo di circa un miliardo di franchi ricadrebbe su settori economici caratterizzati da bassi salari, come l’agricoltura, la ristorazione e il commercio al dettaglio, settori confrontati con bassi margini di guadagno. Solo nella ristorazione, ha precisato Triponez, circa il 24% in più dei lavoratori dovrebbe essere assicurato causando un aumento del 55% dei costi per la previdenza professionale. “Per molte aziende ciò metterebbe a rischio la loro stessa esistenza”, ha sottolineato il direttore dell’USAM mettendo in guardia anche dal rischio che un rincaro dei costi salariali finisca per incentivare il lavoro nero.

Una revisione finanziariamente neutrale

“Quando vogliamo mettere finalmente un freno al continuo aumento degli oneri sociali?”, ha domandato sconcertato Peter Hasler, direttore dell’Unione padronale stigmatizzando la forte crescita degli ultimi anni. Scandalizzato dalla soluzione messa a punto dalla commissione nonostante i già noti problemi di finanziamento delle assicurazioni sociali nel loro complesso a causa dell’evoluzione demografica, Hasler ha rivendicato con forza una revisione della LPP neutrale dal profilo finanziario.

In caso contrario, a lungo termine molti posti di lavoro in Svizzera sarebbero a rischio e la Svizzera si ritroverebbe con tassi di disoccupazione a livelli europei.

La revisione non piace neppure agli ambienti contadini. Se non si correggerà il tiro Hansjörg Walter, presidente dell’Unione svizzera dei contadini, ritiene probabile un sostegno ad un referendum. L’estensione delle prestazioni colpirebbe duramente l’agricoltura che già deve lottare per la propria sopravvivenza.

Un dibattito che si annuncia movimentato

L’inconsueta discesa in campo da parte degli ambienti economici alla vigilia del dibattito, una mossa comprensibile considerati gli interessi economici e finanziari che ruotano intorno al secondo pilastro, ha messo in allarme anche chi vede sostanzialmente di buon occhio la revisione.

Nei prossimi giorni sindacati e associazioni femminili, che approvano le misure in favore dei bassi salari e indirettamente dell’occupazione a tempo parziale, hanno deciso di presentare nuovamente le proprie posizioni. Un’agitazione che, c’è da scommetterci, si rifletterà anche nella sessione speciale che il Nazionale dedicherà settimana prossima alla LPP.

Luca Hoderas

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