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Partito Grübel, restano le perplessità

Sipario su Grübel Keystone

Nel commentare le dimissioni del CEO di UBS Oswald Grübel, sostituito ad interim da Sergio Ermotti, la stampa svizzera fa presente che molti problemi restano tali: tra questi il ruolo giudicato poco convincente del presidente del cda Kaspar Villiger.

Il Tages Anzeiger e il Bund sottolineano nel loro commento che quanto accaduto costituisce una sconfitta anche per il presidente del consiglio d’amministrazione  nonché ex ministro delle finanze Kaspar Villiger. Quest’ultimo – scrivono – deve la sua buona immagine soprattutto alla reputazione d’integrità, e non certo alle competenze specifiche nel settore.

Inoltre, aggiungono, «resta l’impressione che Villiger si sia nascosto dietro il CEO Oswald Grübel, dando prova della stessa passività già osservata in altri suoi mandati di consigliere d’amministrazione». E questo proprio in un contesto dove è richiesta rapidità decisionale.

In merito alla nomina del banchiere ticinese Sergio Ermotti, i commentatori rilevano che – per accelerare il cambiamento – sarebbe stato meglio affidargli subito il mandato di CEO a titolo definitivo, non ad interim.

Anche la Berner Zeitung usa toni critici verso l’ex ministro: «Il problema non è Grübel, bensì Villiger». Secondo il quotidiano, infatti, il nodo più importante da sciogliere è l’orientamento futuro dal comparto investment banking: una decisione in questo senso spetta però al consiglio d’amministrazione, non alla direzione dell’azienda. Quale possibile soluzione, il quotidiano suggerisce che il successore di Villiger – Axel Weber – entri in carica prima del previsto 2013.

La Neue Zürcher Zeitung ricorda dal canto suo che Grübel ha scelto di lasciare il proprio mandato nonostante il parere contrario del consiglio d’amministrazione, e poi elenca i principali punti positivi del suo operato. In particolare: essere riuscito a frenare l’emorragia di clienti e ad avere riportato la banca in zona utili.

Secondo il quotidiano zurighese, è ora assolutamente fondamentale chiarire esattamente in che modo il trader Kweku Adoboli sia riuscito a eludere il sistema di sorveglianza della banca. In caso contrario, il lavoro di Sergio Ermotti risulterà ancora più difficile.

Problemi strutturali

Anche Le Temps considera che la partenza di Grübel non modifica di molto i problemi del settore investment banking e sottolinea che UBS resta un istituto too big to fail. Inoltre, «la decisione di nominare un successore ad interim lascia l’impressione di una mancanza di preparazione alla successione, che era comunque prevista tra due o tre anni».

E ancora una volta arriva la critica a Kaspar Villiger: «Presentando Ermotti come un semplice responsabile ad interim, si corre il rischio di non conferirgli la necessaria credibilità in un momento cruciale». In definitiva, «UBS ha cambiato per la quarta volta direttore in cinque anni. Ma i problemi restano».

La Liberté ritiene che «l’uscita di scena di Oswald Grübel non cambierà fondamentalmente nulla alla strategia sviluppata da UBS dopo il crollo del 2008. La tendenza mondiale è quella di limitare i rischi, ciò che rende inevitabile il ridimensionamento dell’investment banking e quindi i licenziamenti. Toccherà quindi ad Ermotti continuare il “lavoro sporco” iniziato dal suo predecessore».

Sempre a proposito del banchiere luganese, La Liberté ritiene che cinque mesi di esperienza in seno a UBS siano troppo pochi per conoscerne a fondo i meccanismi, e siano anche troppo pochi per liberarsi dalla tutela «di colui che sarà il futuro vero padrone della banca, ovvero Axel Weber».

Dal canto suo, il quotidiano economico L’AGEFI afferma che perlomeno le dimissioni di Grübel «danno l’impressione all’esterno che la banca è capace di intervenire rapidamente di fronte ai problemi di stabilità. In ogni caso, secondo il commentatore non vi è alcun dubbio che l’investment banking è destinato a un ridimensionamento.

Parecchio da fare

Secondo il Corriere del Ticino, «il fatto che il dilemma della permanenza o meno di Oswald Grübel in UBS sia stato affrontato e risolto dalla banca in tempi brevi è in sé un fatto positivo. Dopo la crisi del 2008-2009, l’intervento della Confederazione e della Banca nazionale, il sudato ritorno agli utili, sarebbe stato un errore doppio non dare un segnale di cambiamento immediato, considerando l’impatto molto negativo che comunque avrà la grana della maxi perdita a Londra, sia in termini economici sia di immagine».

In merito all’operato dell’ormai ex CEO, il quotidiano ticinese osserva: «Grübel ha condotto bene la riorganizzazione di UBS, ma ha sbagliato nel non ridimensionare sufficientemente i rischi, specie nell’area investment banking. Una truffa come quella di Londra è una truffa e non c’entra con le normali attività, ma quando accadono cose del genere, e di quelle dimensioni, è inevitabile che ci si interroghi sui sistemi di controllo e sui confini della propensione al rischio»

In definitiva, «restano per la maggior banca elvetica alcune sfide di non poco conto da affrontare. Di una messa a punto del sistema interno di controlli sulle attività operative si è detto. Soprattutto, resta da stabilire l’equilibrio tra il ramo dell’investment banking e le altre attività della banca». Infine, «il nodo di un mandato non più ad interim andrà sciolto in tempi non lunghi. Per Ermotti si tratta di dimostrare di poter continuare ad essere CEO. Per UBS si tratta di dimostrare che finalmente non ci sono incertezze sulla rotta da seguire».

Classe 1960, Sergio Ermotti comincia la sua carriera come apprendista alla Cornèr Banca di Lugano. In seguito passa a Citigroup e poi Merrill Lynch, ricoprendo – tra il 1987 e il 2004 – incarichi di responsabilità a Zurigo, New York e Londra.

Dal 2005 al 2010 ha lavorato per il gruppo italo-tedesco Unicredit, con la funzione di Group Deputy Chief Executive Officer (de facto il numero due del gruppo allora guidato da Alessan­dro Profumo).

Dal 1° aprile 2011 Ermotti è responsabile dell’area EMEA (Europa, Medio Oriente, Africa) presso UBS. Ora ne è il CEO ad interim.

Parallelamente all’attività professionale, Ermotti ha seguito l’Advanced Management Program dell’Università di Oxford. Sergio Ermotti ricopre pure la carica di amministratore non esecutivo del London Stock Exchange Group.

Il banchiere luganese è inoltre presidente del consiglio di amministrazione della compagnia aerea Darwin e azionista di un importante gruppo alberghiero ticinese.

Quadrilingue, Sergio Ermotti lavora a Zurigo ma rientra regolarmente in Ticino, dove a Montagnola (nei pressi di Lugano) risiedono la moglie e i due figli.

L’UBS ha annunciato a metà settembre che un suo operatore ha effettuato transazioni non autorizzate nell’Investment banking, causando una perdita stimata a due miliardi di dollari (1,75 miliardi di franchi).

Il responsabile, un uomo di 31 anni, è stato arrestato a Londra: è sospettato di aver provocato l’ammanco con “una notevole energia criminale”.

La banca non ha tuttavia voluto precisare se la perdita su transazioni era di natura dolosa, legata ad un errore o dovuta a una lacuna nel controllo dei rischi.

Dopo aver scoperto le operazioni non autorizzate, l’UBS ha subito informato le autorità di sorveglianza britanniche, statunitensi e svizzere.

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