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Partito popolare democratico

Christophe Darbellay, deputato e presidente del Partito popolare democratico swissinfo.ch

Christophe Darbellay, consigliere nazionale e presidente del Partito popolare democratico (PPD).

swissinfo: Su quali valori si profila il suo partito?

C.D.: Sono valori di ispirazione cristiana. In quanto partito di centro, cerchiamo di riconciliare la destra – che fonda la propria azione unicamente sulla responsabilità individuale – e la sinistra, per la quale lo Stato è quasi un “self-service”.

Cerchiamo dunque di riconciliare questi due mondi attraverso un ideale liberale e sociale. Quanto ai valori cristiani, è forse il nostro programma per la famiglia che li rappresenta al meglio.

swissinfo: Quali i cavalli di battaglia della campagna elettorale?

C.D.: Sicuramente la politica familiare. Siamo il partito della famiglia perché riteniamo che sia una cellula di base importantissima per l’avvenire di questo Paese.

Il secondo tema riguarda la politica economica e l’apertura della Svizzera. La via dei bilaterali con l’Unione europea è molto importante, poiché se si vuole creare una politica di solidarietà sociale, occorre prima produrre ricchezza. E la ricchezza può essere prodotta solo da una politica economica buona.

Ci sta naturalmente a cuore anche la politica ambientale e non si tratta di opportunismo elettorale. Il PPD propone un vero bilancio in questo campo specifico. Importanti, per noi, sono anche le istituzioni sociali, come per esempio la riforma dell’AVS.

swissinfo: Sicurezza sociale e salute: quali sono le priorità del suo partito?

C.D.: Prioritaria è la riforma attualmente in corso dell’AI. Abbiamo anche l’intenzione di trovare una soluzione per il suo finanziamento. Anche l’AVS presenta dei problemi a corto termine.

La sinistra promette la pensione a 62 anni per tutti. Ma è un’illusione, lo dimostra la demografia. A destra fanno invece capolino le velleità di liquidare l’AVS. Stiamo parlando di un’assicurazione fondamentale. Noi proponiamo la pensione a 65 anni per tutti, con un sistema flessibile tanto verso l’alto, quanto verso il basso, specialmente per coloro che esercitano un’attività pesante dal profilo fisico.

swissinfo: Qual è la posizione del suo partito sull’integrazione degli stranieri?

C.D.: Il deficit di natalità che conosce il nostro Paese richiede una soluzione, poiché la nostra società e la nostra economia hanno bisogno degli stranieri, che rappresentano circa il 40% della popolazione attiva.

Siamo per una posizione dura nei confronti degli abusi, ma aperta alla popolazione straniera.

swissinfo: Su asilo e rifugiati come si posiziona il suo partito?

C. D.: Il nostro partito si impegna a mantenere le promesse sul piano internazionale. La Svizzera è sempre stata un paese umanitario e abbiamo l’obbligo di proteggere le persone che nei loro paesi sono perseguitate per le proprie idee.

Dobbiamo dunque proseguire nella via della nostra tradizione umanitaria combattendo, nel contempo, gli abusi commessi da coloro che giungono in Svizzera per motivi che non sono legati all’asilo.

swissinfo: Come vede le future relazioni tra Svizzera e Unione europea?

C.D.: La Svizzera ha trovato una buona soluzione con l’Unione europea. L’adesione oggi non raccoglie più la maggioranza dei consensi. La via degli accordi bilaterali è una soluzione confezionata su misura. Permette di negoziare delle soluzioni pragmatiche nella direzione di un’integrazione economica.

La maggioranza che difende i bilaterali è relativamente fragile e numerose votazioni difficili – come la libera circolazione delle persone estesa alla Romania e alla Bulgaria – sono in agenda. Caricare la nave parlando di adesione, sarebbe politicamente un suicidio.

swissinfo: Che posto occupano nel partito temi quali il riscaldamento climatico e la questione energetica?

C. D.: Il PPD è l’unico partito borghese che prende seriamente in considerazione le preoccupazioni ambientali. Si è mosso in modo molto chiaro per la promozione delle energie rinnovabili, i trasporti pubblici, il trasferimento dalla strada alla ferrovia.

Il nostro partito ha al suo attivo dei risultati, ma vuole andare oltre nel campo dell’energia, promuovendo le energie rinnovabili e il risparmio energetico.

Attraverso un cambiamento dei nostri comportamenti individuali e delle misure più o meno vincolanti – come, se necessario, anche dei divieti – potremo incamminarci nella buona direzione. Una visione che non si contraddice con l’economia.

Intervista swissinfo, Carole Wälti
(traduzione e adattamento dal francese Françoise Gehring)

Il Partito popolare democratico è situato al centro dello scacchiere politico. Fondato nel 1848 con il nome di Partito cattolico conservatore, si è costituito come l’organo politico degli ambienti cattolici in Svizzera.

A lungo tenuti lontani da funzioni governative dai radicali, il PPD è entrato in Consiglio federale nel 1891. Nel 1919 ha conquistato un secondo seggio.

Dopo un lungo periodo di stabilità dal 1919 al 1987, il PPD ha dovuto fare i conti con l’erosione dei consensi a partire dalla fine degli anni Ottanta e a scapito dell’Unione democratica di centro (UDC, destra nazionalista).

Relegato a fanalino di coda dei partiti governativi nel 1999, il PPD ha perduto nuovamente dei consensi nel 2003. Erosione che gli è costata il secondo seggio in Consiglio federale.

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