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Patrizia Pesenti, ministra dimezzata in Ticino

Patrizia Pesenti non è più responsabile dei dossier più importanti del suo dicastero Keystone

La responsabile del Dicastero della sanità e della socialità del Cantone Ticino, la socialista Patrizia Pesenti, è stata esautorata dagli altri membri del governo.

La Pesenti si è rifiutata di approvare il preventivo del governo per l’anno prossimo, che prevede importanti tagli in ambito sociale.

Il preventivo per l’anno prossimo, che la responsabile del dipartimento della sanità non ha accettato, contempla un deficit di 276 milioni di franchi. Il Consiglio di Stato, di fronte all’opposizione della direttrice del Dicastero opere sociali, l’ha esautorata.

La notizia è stata comunicata alla stampa venerdì dal presidente del governo cantonale, Marco Borradori. Il rappresentante della Lega dei Ticinesi ha rimproverato alla Pesenti il suo rifiuto di fornire dati importanti per la stesura del preventivo del Cantone.

Le responsabilità dei dossier è stata modificata: a Patrizia Pesenti rimmarà quindi la gestione della sanità pubblica, ma non il dossier socialità che è stato suddiviso e attribuito ai diversi membri del governo.

L’interessata replica

Patrizia Pesenti ha replicato alla decisione dei suoi colleghi indicando durante una conferenza stampa che non intende dimettersi. La socialista ritiene che la sua messa sotto tutela sia un atto intimidatorio perché si è rifiutata di realizzare economie per 80 milioni di franchi che avrebbero colpito soprattutto le case per anziani, gli indigenti e i disabili.

La Pesenti ha anche respinto le accuse di avere rifiutato di fornire le cifre richieste dai suoi colleghi. “Queste cifre si trovano su Internet”, ha precisato.

Un evento eccezionale

I governi cantonali sono eletti direttamente dal popolo. L’elezione all’urna di ogni singolo membro porta ad una presenza nella squadra dell’esecutivo di partiti diversi, in proporzione della propria forza elettorale.

A difendere l’unità della compagine c’è il cosiddetto «sistema collegiale». I membri sono dunque tenuti a difendere la posizione della maggioranza del governo verso il pubblico. Sgarri alla regola si ripetono in tutti i cantoni, ma mai si è arrivati a tali estreme conseguenze, senza precisi sgarri formali.

Il caso ticinese, che ha portato all’esclusione di un membro, è dunque eccezionale, perché rappresenta una rottura con i principi di gestione politica dei cantoni.

Un clima testo

Che il clima nel Consiglio di stato ticinese non fosse sereno era risaputo. Già in estate due membri del governo erano usciti allo scoperto per difendere una posizione di minoranza.

La radicale Marina Masoni e il leghista Marco Borradori avevano pubblicamente respinto una decisione degli altri tre membri del governo: non volevano accettare il referendum dei cantoni contro il pacchetto di sgravi fiscali, deciso dal Parlamento di Berna, che avrebbe inciso sensibilmente sulle entrate fiscali del cantone.

Precedenti elvetici

Si conoscono altri casi di esautorazione. Nel 2001, per esempio, il consigliere di Stato dei Grigioni, Peter Aliesch era stato sospeso. Ma su di lui pesava un procedimento penale per favoreggiamento di un finanziere greco. Alla fine del mandato, Aliesch non si era più ripresentato.

Più recente il caso del membro dell’esecutivo cittadino di Berna, Kurt Wasserfallen, a cui era stata tolta la responsabilità sulla polizia municipale, dopo l’ammutinamento di una ventina di graduati. Il problema era poi stato risolto con un arrocco all’interno dell’esecutivo.

Gli osservatori hanno già commentato il grave caso politico che non ha precedenti: «Con il suo agire, il governo rafforza la posizione del Partito socialista per le elezioni federali di domenica oltre a intaccare l’immagine del Ticino in Svizzera», ha affermato il commentatore della RSI.

swissinfo

Dal rinnovo, nella primavera del 2003, nel governo ticinese sono presenti esponenti dei quattro principali partiti ticinesi: Patrizia Pesenti (Partito socialista), Marco Borradori (Lega dei ticinesi), Luigi Pedrazzini (Popolare democratico), Marina Masoni e Gabriele Gendotti (Partito liberale radicale).

Le frizioni politiche all’interno del collegio sono conosciute e dividono il fronte classico destra/sinistra. Divisa è pure la maggiore formazione politica ticinese: il Partito radicale liberale ha al suo interno un’ala liberista (Marina Masoni) e una più moderata (Gabriele Gendotti).

Le maggioranze al Palazzo delle Orsoline di Bellinzona si alternano dunque fra moderazione di centro (popolari democratici con Pedrazzini e sinistra moderata con la Pesenti) e posizioni più a destra.

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