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Per un esercito moderno

Flessibilità per rispondere ai nuovi rischi: per il comitato borghese Esercito XXI è necessario Keystone

La Svizzera non può più permettersi di avere un esercito sovradimensionato, che non risponde alle nuove minacce e penalizza l'economia.

I rappresentanti del comitato borghese per Esercito XXI raccomandano di accettare la riforma in votazione il 18 maggio prossimo.

Per i promotori borghesi della riforma dell’esercito, in caso di rifiuto popolare gli errori della precedente riorganizzazione delle forze armate rischiano di perpetuarsi.

L’esercito uscito dall’ultima ristrutturazione (Esercito 95), è troppo grande e costoso. I tempi dell’esercito di massa sono conclusi, ha dichiarato alla stampa il consigliere nazionale radicale Karl Tschuppert, lanciando venerdì la campagna in favore di Esercito XXI.

Nuove minacce

La riforma proposta sarebbe una risposta logica e responsabile alle attuali minacce alla sicurezza del paese. Dalla fine della guerra fredda, le possibilità che la Svizzera sia confrontata con un attacco militare classico sono molto remote.

I rischi sono di nuovo tipo: conflitti interni, terrorismo, catastrofi naturali, guerra informatica. L’esercito è inoltre chiamato a fornire servizi sussidiari, come in occasione del Forum di Davos o del prossimo vertice del G8 nella cittadina francese di Evian, vicino alla frontiera svizzera.

Secondo il comitato borghese, Esercito XXI sarà meglio in grado di affrontare queste nuove situazioni, grazie alla sua organizzazione basata sull’impiego flessibile di brigate e di battaglioni.

Esigenze economiche

La riforma risponde pure alle esigenze dell’economia, sempre meno disposta ad accettare le assenze sul posto di lavoro per motivi militari, ha osservato il consigliere nazionale popolare Guido Zäch. Un esercito più piccolo, ma meglio equipaggiato, potrà ovviare a questa situazione.

Gli effettivi diminuiranno da 350 a 140 mila militi, oltre a 80 mila riservisti. I giorni di servizio scenderanno da 466 a 400 per i caporali. Dal canto loro, i soldati potranno portare a termine il servizio già a 26 anni e non saranno più chiamati a servire dopo i 34 anni. Esercito XXI permette inoltre una migliore formazione dei quadri, ha aggiunto Zäch.

Niente adesione alla NATO

Il comitato borghese ha pure risposto alle critiche degli ambienti che hanno lanciato il referendum, i quali accusano Esercito XXI di tendere ad un allineamento alla NATO.

Il consigliere nazionale dell’UDC Ulrich Siegrist ha detto che è fuori posto credere che il modello della NATO sia stato copiato. L’esercito svizzero rimarrà anche dopo la riforma un esercito di milizia e rispetterà il principio della. Un’adesione alla NATO è fuori discussione.

Protezione della popolazione

Parallela alla riforma Esercito XXI, quella della protezione civile sarà pure sottoposta al popolo il 18 maggio. La prima non funziona senza la seconda, ha sottolineato la consigliera nazionale liberale Barbara Polla. Non vi sarebbe alcun argomento valido per opporsi a questa seconda riforma.

Anche se la protezione civile (PC) vedrà ridotti gli effettivi da 280 a 120 mila persone e il suo impiego sarà più mirato. Non è il caso di parlare di smantellamento, secondo Polla.

Al contrario, integrando la PC nel concetto più ampio della protezione della popolazione, unitamente a polizia, pompieri, servizi sanitari e tecnici, si rafforzeranno le strutture. Il coordinamento sarà migliore e le competenze meglio ripartite e definite.

Gli argomenti dei referendisti

Contro la riforma dell’esercito e della protezione civile si sono schierati alcuni ambienti della destra conservatrice, che hanno lanciato con successo due referendum.

Secondo gli avversari di Esercito XXI, la riforma delle forze armate rischia di minare l’autonomia e la capacità difensiva del paese. La Svizzera finirebbe per dipendere da eserciti stranieri.

Dietro alla riforma, i promotori del referendum vedono l’intenzione di un avvicinamento alla NATO e all’Unione europea. Quanto alla protezione civile, essi ritengono i progetti di riforma una vera e propria operazione di smantellamento.

swissinfo e agenzie

Per i sostenitori di centro-destra di Esercito XXI, la riforma delle forze armate è necessaria a garantire la sicurezza del paese di fronte a minacce di nuovo tipo.

La riduzione degli effettivi e la diminuzione degli anni di servizio permetteranno inoltre di rispondere meglio alle esigenze dell’economia.

I referendisti temono invece che con Esercito XXI la Svizzera perda la sua autonomia difensiva.

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