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2006 – L’anno dello sciopero alla Boillat

Per 142 voti contro 102, gli operai della Boillat di Reconvilier hanno deciso di sospendere lo sciopero Keystone

Da tempo, la Svizzera non aveva conosciuto uno sciopero così lungo e di tali proporzioni come quello che dal 25 gennaio al 23 febbraio ha paralizzato la fabbrica Boillat di Reconvilier.

Il conflitto che ha scosso il Giura bernese ha suscitato uno straordinario slancio di solidarietà nei confronti degli scioperanti.

“Fabbrica in sciopero”: per quasi un mese questo striscione è campeggiato su una facciata della fabbrica metallurgica Boillat di Reconvilier, nel Giura bernese, di proprietà del gruppo solettese Swissmetal.

Le prime avvisaglie si erano già avute alla fine del 2004, quando i circa 400 dipendenti dello stabilimento avevano incrociato le braccia per dieci giorni, in segno di protesta contro la decisione di Swissmetal, e in particolare del nuovo direttore Martin Hellweg, di allontanare il responsabile della fabbrica e di centralizzare parte delle attività nel sito di Dornach, nel canton Soletta.

“Crimine economico”

Nulla è stato ancora deciso e prima di ristrutturare la fabbrica di Reconvilier verranno valutate nei minimi dettagli tutte le opzioni, avevano in sostanza risposto i vertici dell’azienda.

Appena un anno dopo, la direzione comunica di aver l’intenzione di chiudere la fonderia di Reconvilier e di sopprimere un’ottantina degli oltre 300 posti di lavoro rimasti. Una decisione inaccettabile per i dipendenti della fabbrica del Giura bernese.

A larga maggioranza e sostenuti dai sindacati, i lavoratori della Boillat optano per lo sciopero.

La scelta di centralizzare parte delle attività a Dornach è stigmatizzata anche da molti rappresentanti del mondo politico ed economico: la Boillat non solo sarebbe più redditizia rispetto al sito di Dornach, ma fabbricherebbe anche prodotti di qualità unica.

Alcuni clienti della Boillat non esitano a definire la decisione “un crimine economico”, motivata solo da interessi puramente finanziari.

Slancio di solidarietà

L’agitazione provoca un enorme slancio di solidarietà non solo nel Giura bernese – la fabbrica è un po’ il fiore all’occhiello di una regione economicamente depressa – ma nell’intera Svizzera.

L’11 febbraio, non meno di 10’000 persone convergono a Reconvilier per una manifestazione in sostegno ai dipendenti della Boillat. Più di 1,2 milioni di franchi sono raccolti nei mesi seguenti per venire in aiuto agli scioperanti, senza salario per un mese.

Chiamato in causa per trovare una via d’uscita, il governo svizzero alla crisi nomina un mediatore.

Dopo quasi cinque settimane, gli scioperanti decidono di porre fine all’agitazione e di accettare la proposta di mediazione.

Scarsi risultati

Il risultato dei negoziati, interrotti dalla Swissmetal a fine giugno, è però assai magro. Il futuro della Boillat è sì assicurato – la casa madre aveva minacciato di chiuderla – ma sulla sua strategia la Swissmetal non transige: la fabbrica di Reconvilier sarà ridimensionata.

Una minaccia che i vertici dell’azienda non tardano a mettere in pratica. Le lettere di licenziamento partono a metà marzo. Oggi la fabbrica impiega ancora 240 persone e l’obiettivo è di portare gli effettivi a 150-200 posti a tempo pieno. A Reconvilier la spada di Damocle continua a pendere.

swissinfo, Daniele Mariani

La storia della Swissmetal – così battezzata nel 1989 – è iniziata nel 1855 proprio a Reconvilier. Inizialmente l’azienda era specializzata soprattutto in parti di orologi.

Col passare degli anni, le fabbriche di Reconvilier e di Dornach sviluppano diversi altri prodotti metallurgici.

All’inizio degli anni ’90, l’azienda si espande in Germania, con l’acquisto dalla Busch-Jaeger GmbH, ditta dalla quale si separerà nel 2002.

Durante il secondo sciopero a Reconvilier, Swissmetal acquista una seconda volta la ditta tedesca, che nel frattempo si era specializzata nella fabbricazione di prodotti simili a quelli della Boillat di Reconvilier.

Lo sciopero non ha frenato la crescita del gruppo metallurgico nei primi nove mesi del 2006.
Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, l’utile è cresciuto del 17% a 3,1 milioni di franchi.
Grazie anche all’acquisizione della tedesca Busch-Jaeger, il fatturato è progredito del 63% a 240,5 milioni di franchi.

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