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Amarezza e sorrisi: le reazioni al voto

L'Unione democratica di centro ride da un occhio – naturalizzazione degli stranieri – e piange dall'altro – congedo maternità.

Delusione e indignazione tra le comunità straniere, un sospiro di sollievo per i paladini del congedo maternità e un bicchiere mezzo pieno per l’iniziativa sulla posta.

Finalmente dopo più di mezzo secolo di tentativi, l’assicurazione maternità diventa un diritto anche in Svizzera. La posta continuerà nel suo cammino di ristrutturazione. Ma entrambi i temi passano in secondo piano di fronte alla valanga di reazioni suscitata dal rifiuto della naturalizzazione facilitata.

La delusione dei «secondos»

«Ci dicono: potete pagare e lavorare, ma non siete abbastanza buoni per diventare svizzeri». È indignata Valérie Lucchesi, dell’associazione Secondos. che chiedeva il diritto alla naturalizzazione agevolata per i figli degli immigrati. E se la prende soprattutto con l’Unione democratica di centro (UDC), colpevole di aver «seminato il dubbio facendo leva sulla paura».

Anche l’Unione sindacale svizzera (USS), che con i problemi dei lavoratori stranieri è confrontata tutti i giorni, è tutt’altro che soddisfatta dell’esito della votazione. Per l’USS questa era l’occasione di compiere un passo dovuto da tempo e di facilitare l’inserimento professionale e politico dei giovani cresciuti in Svizzera.

Profondamente delusa è anche la Commissione degli stranieri per la quale ai giovani stranieri ben integrati è stato trasmesso un messaggio negativo, un messaggio che dà loro la sensazione di non essere i benvenuti.

I partiti politici che erano scesi in campo per un sì incassano la disfatta con atteggiamenti diversi. I socialisti (PS) spingono al rilancio, i verdi tuonano: «vergogna!», i popolari democratici (PPD) si difendono dalle accuse di scarso impegno in favore degli oggetti in votazione e i liberali (PLR) spiegano la sconfitta con la mancata integrazione nel progetto di legge delle loro proposte (naturalizzazione non automatica, ma su richiesta dei genitori per la terza generazione).

Quasi tutti puntano il dito contro il consigliere federale Christoph Blocher, colpevole di non aver difeso sufficientemente bene i due oggetti in votazione, e il suo partito, l’UDC. «Rattrista il fatto che la campagna xenofoba e diffamatoria dell’UDC abbia spinto gli indecisi a votare no», nota il PS, al quale fa eco l’USS che esorta le forze democratiche svizzere ad arginare l’UDC e i suoi metodi sleali e odiosi.

Sorpresi e felici

Ma se è amaro per qualcuno, il doppio no sorprende in modo gradevole l’UDC. «È una segnale contro i bei discorsi che nascondono i problemi», ha dichiarato il presidente Ueli Maurer. Il suo collega e consigliere nazionale Ulrich Schlüer è felice del fatto che il tentativo di aggirare la naturalizzazione sottraendola al popolo sia fallito.

L’UDC, che difende i suoi contestati metodi elettorali, intende ora proseguire con l’iniziativa sulle naturalizzazioni affidate al popolo e presentare al parlamento un progetto per abolire la doppia nazionalità.

Al settimo cielo l’ASNI (Associazione per una Svizzera neutrale e indipendente): «È uno schiaffo alla banda formata dalla sinistra, dal centro e dalla stampa targata Ringier», ha dichiarato il suo direttore Hans Fehr. Per l’ASNI, il risultato sulle naturalizzazioni è di buon auspicio in vista della votazione sull’accordo di Schengen, accordo che vorrebbe veder respinto.

Finalmente sì al congedo maternità

Il PS parla di una vittoria storica per le donne, le famiglie e il partito. Il fatto poi che il sì sia stato portato alla vittoria dalla minoranza romanda permette al «Röstigraben» di tingersi per una volta di colori positivi. «Il risultato non è così netto come sperato», ha dichiarato l’ex consigliera federale Ruth Dreifuss che a suo tempo dovette incassare una cocente sconfitta sullo stesso tema, «ma finalmente anche i datori di lavoro hanno capito che c’erano dei vantaggi ad optare per questa soluzione».

In effetti, anche l’associazione padronale USAM ha espresso la sua soddisfazione per un congedo maternità poco costoso ed equo. Contenti liberali e popolari democratici, così come le associazioni sindacali: «Siamo lontani da una soluzione di lusso», fa notare Travail.Suisse «ma quella votata permetterà tuttavia a molte madri di evitare di trovarsi in difficoltà finanziarie alla nascita di un figlio e di avere sovente anche problemi di salute».

Fa buon viso a cattivo gioco l’UDC, che aveva lanciato il referendum contro questo progetto di legge. Ueli Maurer, il presidente del partito, si è detto positivamente sorpreso per l’alta percentuale di no. Vincere era pressoché impossibile, visto che secondo lui le organizzazioni economiche e gli imprenditori si sono battuti in modo «inquietante» in favore di questo tema.

«Posta per tutti», tutti soddisfatti

L’iniziativa «Posta per tutti» è stata respinta, cosa che ha reso felice il Consiglio federale e quanti temevano uno stop alla liberalizzazione del mercato postale. Ma il no di misura non è dispiaciuto troppo nemmeno agli ambienti che sostenevano l’iniziativa.

«È un risultato eccellente», commentano i socialisti, «che avrà forti ripercussioni sui futuri dibattiti nel campo del servizio pubblico». È quanto si augura il sindacato Transfair per il quale il «no» di misura dimostra che molti cittadini sostengono il servizio pubblico e sono contrari alla privatizzazione. Un risultato del genere è un monito a chi vuole continuare a smantellare gli uffici postali.

Ovviamente soddisfatti anche i sostenitori del no. Per i popolari democratici l’esito della votazione conferma il principio secondo il quale la Posta non deve ricevere denaro dallo stato per svolgere i suoi compiti. Il popolo vuole dalla posta l’offerta di servizi di qualità, affidabili ed efficienti, ma vuole anche che rimanga redditizia, sintetizza l’UDC.

E per essere redditizia la Posta deve poter continuare sulla strada intrapresa, la strada della liberalizzazione rapida del mercato postale. Così la pensano i liberali, le associazioni padronali e il comitato «No all’imposta postale», che si sono detti sollevati dall’esito della votazione.

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