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Appunti sulle visite di Stato

Il rito è severo e la pianificazione e totale; almeno si spera. Alcuni aspetti, successi e insuccessi tratti dalle cinquanta visite di Stato della storia elvetica.

Li raccoglie una pubblicazione dell’Archivio federale.

In Svizzera i membri del governo vantano una libertà insolita, rispetto agli altri paesi. Vanno a casa in tram e non hanno una guardia del corpo che in casi eccezionali. Ma quando arriva un capo di Stato straniero, le cose cambiano. Lo documenta la recente pubblicazione dell’Archivio federale, in cui si trovano gli appunti più coriosi delle ultime 50 visite.

Così si scopre che il Dipartimento degli affari esteri dispone di incaricati che si occupano solo della sicurezza dell’ospite. Anche i vasi dei fiori vengono controllati ad ogni tappa del viaggio.

Il treno ufficiale è seguito dall’alto da due elicotteri e, nei centri, le limousine blindate sono scortate da volanti e motociclette.

La più folclorica carrozza non corrisponde invece più alle esigenze della sicurezza. E che ci sia sempre qualche contribuente che non apprezzi lo sfarzo e soprattutto i costi, va da sé.

Intermezzo difficile

Ma ci sono stati anche degli inconvenienti: il caso più famoso è quello del 1999. Allora in visita c’era Jiang Zemin, presidente cinese. Sui tetti delle case che attorniano la piazza davanti a Palazzo federale c’erano dei dimostranti che inneggiavano ai diritti umani.

Dopo i fischi, l’allora Presidente della Confederazione, Ruth Dreifuss, si permise perfino di ricordare all’ospite la questione dei diritti umani in Cina. Abbastanza per il primo cittadino cinese per far mettere a verbale: «Avete perso un amico».

Controlli severi

In altri ambiti i controlli sono invece davvero precisi: per la visita del Presidente italiano Sandro Pertini del 1981, la Confederazione ha addirittura riaperto un dossier penale degli anni Trenta. Membro della Resistenza antifascista, il futuro presidente italiano si era procurato un passaporto rossocrociato per fuggire dall’Italia.

Glielo aveva fatto avere l’esponente socialista ticinese Guglielmo Canevascini. Ma la fuga fallì; Pertini finì in prigione e la polizia svizzera fu integrata nelle indagini. Al momento della visita comunque il caso fu ritenuto irrilevante. L’eroe della Repubblica era il benvenuto sul suolo elvetico.

Immagine moderna

Anche i luoghi fanno parte delle visite ufficiali, come dimostra il caso del ceco Vàclav Havel, arrivato nel 2001. Il carismatico presidente-drammaturgo ha espressamente voluto visitare il mitologico praticello del Rütli, dove sarebbe nata nel 1291 la Confederazione.

L’omologo svizzero, Moritz Leuenberger, non è però noto come sostenitore di un folklore convenzionale. Invitando due cori virili, lo zurighese «Schmaz», composto da omosessuali, e un altro coro «tradizionale», i «Kernser Singbuben», è riuscito a creare un contrasto più corrispondente alla sua visione del paese. «Sono felice – ha affermato Leuenberger – che lei mi abbia permesso di riscoprire questo luogo come simbolo della mia Patria».

Tutto documentato

A maggio ci sarà dunque il prossimo appuntamento con il Presidente italiano Carlo Azelio Ciampi. La visita durerà i canonici due giorni in cui il capo di Stato avrà l’occasione di stringere centinaia di mani, incontrare svizzeri e emigrati italiani, ammirare il paese e ricevere omaggi e regali.

Ma, come sempre prima di accomiatarsi, gli svizzeri consegneranno all’illustre ospite l’album ufficiale. Con i minuti contati, il fotografo di corte avrà raggiunto il laboratorio per completare l’opera. Per evitare intoppi, anche lui è accompagnato da una scorta.

swissinfo, Daniele Papacella

L’Archivio federale ha dedicato una pubblicazione alle visite di Stato con una serie di approfondimenti e dozzine di episodi e ricordi: «Helvetia hält Hof – Helvetia tient sa cour», Berna 2002.

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