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“Gli oppositori di Schengen fomentano la paura”

Calmy-Rey cerca di vincere dalla sua parte gli indecisi su Schengen Keystone

In occasione del voto sugli accordi con l'Ue sulla sicurezza e l'asilo, la ministra degli esteri svizzera accusa gli oppositori di "fomentare la paura".

In questa intervista con swissinfo, Micheline Calmy-Rey mostra la sua fiducia in un risultato favorevole a Schengen/Dublino il 5 giugno.

L’associazione della Svizzera agli accordi di Schengen/Dublino regola una più stretta cooperazione con l’Unione europea sulla lotta al crimine e sull’asilo. I trattati fanno parte di un secondo set di accordi bilaterali firmati da Berna e Bruxelles nel 2004.

Un voto separato, sull’estensione della libera circolazione alle persone provenienti dai dieci nuovi stati membri, è in programma per settembre.

Le due formazioni di destra, il partito dell’Unione democratica di centro e l’Associazione per una Svizzera neutrale e indipendente sono riuscite, raccogliendo sufficienti firme, a lanciare con successo il referendum, in programma appunto il 5 giugno.

Secondo gli ultimi sondaggi una comoda maggioranza di elettori dovrebbe votare in favore di Schengen/Dublino, ma Micheline Calmy-Rey non lascia nulla al caso: ha passato le ultime settimane in giro per il paese a cercare di convincere gli indecisi dei vantaggi di una maggiore cooperazione con Bruxelles.

swissinfo: Cominciamo dallo scenario peggiore. Cosa succede ai rapporti tra Svizzera ed Ue se gli elettori rifiutano Schengen/Dublino il 5 giugno?

Micheline Calmy-Rey: Schengen/Dublino è nell’interesse della Svizzera e i trattati sono positivi per la nostra economia e la nostra sicurezza…quindi l’unica cosa che succederà, se i trattati vengono respinti, è che avremo danneggiato i nostri interessi.

Sarebbe davvero un peccato, perché vale la pena ricordare che è stata la Svizzera a richiedere i negoziati per un’adesione a Schengen/Dublino – l’Unione europea non ha esercitato nessuna pressione a questo riguardo.

Alcuni oppositori di Schengen stanno cercando di fomentare la paura e francamente si inventano le cose. Perciò mi sto prendendo tutto questo tempo per informare la gente sulla verità, così che gli elettori sappiano qual è la posta in gioco. Gli svizzeri sono pragmatici e sanno cos’è nel loro interesse.

swissinfo: Lei sta facendo una maratona per il sì molto intensa in tutto il paese. Considererebbe anche le dimissioni, dovessero passare i no?

M.C-R.: No. Vivo in un paese fondato sulla democrazia diretta. Il governo opera all’interno di questo sistema di democrazia, dunque un ‘no’ non significherebbe che devo dimettermi. Significherebbe semplicemente ritornare al tavolo negoziale.

swissinfo: I sostenitori di rapporti più stretti con Bruxelles argomentano che respingere gli accordi lascerebbe la Svizzera isolata al centro dell’Europa. Le sembra una valutazione equa?

M.C-R.: Posso solo sperare che non avvenga! La Svizzera ha giocato bene le sue carte e ha concluso una serie di accordi pratici che permettono la cooperazione con i suoi vicini europei. Confido nella capacità di giudizio degli Svizzeri e credo che sosterranno la via bilaterale.

swissinfo: se le votazioni a giugno e a settembre vanno come lei si augura, ciò aprirà la strada ai negoziati per l’adesione all’Unione europea?

M.C-R.: L’approccio bilaterale intrapreso lascia aperte tutte le opzioni per le future relazioni con l’Ue. Il che significa che sia gli oppositori sia i sostenitori dell’adesione possono dirsi soddisfatti degli accordi bilaterali bis.

È il popolo che dovrà decidere se la Svizzera sarà un giorno pronta ad entrare nell’Unione europea. Ancora durante questa legislatura il governo preparerà un rapporto su tutte le questioni di rilievo … importanti per la popolazione svizzera, prima di discutere di un’adesione all’Ue.

swissinfo: Nei suoi viaggi all’estero loda spesso i vantaggi della neutralità svizzera. Ma in patria questa stessa neutralità è utilizzata in certi ambienti per giustificare il rifiuto di legami più stretti con l’Ue…

M.C-R.: La neutralità è importante per gli Svizzeri. Fa parte della nostra identità e ci ha aiutati a difendere e a preservare il paese durante la I e la II Guerra mondiale. È dunque più che comprensibile che gli svizzeri siano attaccati alla neutralità.

Detto ciò, è vero che qualcuno interpreta la neutralità come passività, non dire e non fare nulla. Per loro il ministro degli esteri ideale non uscirebbe mai dalle quattro regioni linguistiche del paese!

Ma chi la pensa in questo modo dimentica che il mondo è cambiato, e che oggi siamo confrontati con questioni come i conflitti civili, i disastri naturali, epidemie e immigrazione. Le soluzioni a questi problemi globali possono essere trovate solo attraverso la cooperazione internazionale.

Coloro che si nascondono dietro alla neutralità dimenticano che la Svizzera non è un paese così piccolo come loro pensano e che possiamo avere un influsso su ciò che accade nel mondo, preservando anche i nostri interessi. In altre parole non aumenteremo la nostra prosperità e sicurezza nascondendoci dietro un muro o rifiutando legami più stretti con l’Europa.

Intervista swissinfo: Ramsey Zarifeh
Traduzione: Raffaella Rossello

Gli accordi di Schengen e Dublino fanno parte di una serie di trattati bilaterali firmati con l’Unione europea nel 2004.

Gli oppositori di legami più stretti tra Svizzera e Ue hanno raccolto le firme necessarie ad un referendum, da tenersi il 5 giugno.

Un’altra votazione, sull’estensione della libera circolazione anche ai cittadini dei nuovi paesi membri dell’Ue, si terrà in settembre.

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