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Gli svizzeri temono soprattutto Madre natura

Per gli svizzeri, le catastrofi naturali risultano un pericolo più immediato del terrorismo o della guerra Keystone

Le catastrofi naturali sono la prima fra le fonti di inquietudine degli svizzeri, lo indica un sondaggio sulla percezione della sicurezza.

Anche se una buona parte della popolazione non ritiene probabile una guerra, rimane l’attaccamento alla neutralità e all’esercito.

In Svizzera la paura di catastrofi naturali e degli stranieri è aumentata fortemente negli ultimi anni e supera quella per guerre o attacchi terroristici.

Lo rivela un sondaggio Univox, condotto dall’istituto di indagine gfs.zürich, che testimonia anche l’attaccamento degli svizzeri all’esercito e alla neutralità.

Le paure degli svizzeri

Quali sono i temi che assillano gli svizzeri? Qui in breve i risultati principali del sondaggio condotto nel 2004:

    Il 75% ritiene probabile l’avverarsi di catastrofi naturali nell’anno in corso (nel 2002 non superavano il 60%).
    Per i due terzi degli intervistati invece esiste un pericolo reale che la Svizzera sia invasa da stranieri, la cosiddetta paura dell’«inforestieramento», rimasta costante negli ultimi anni.
    Il 49% degli svizzeri teme anche le catastrofi tecnologiche, per esempio incidenti chimici o nucleari. Il dato è in aumento rispetto al 2002 (41%).
    Per il 54% bisogna temere una radicalizzazione degli estremismi, mentre il 51 per cento ha paura di attacchi terroristici.
    Il 49% teme una penuria di materie prime.

Queste cifre sono rimaste pressoché immutate rispetto al 2002.

Pericolo di guerra?

Nel 2004 sono invece meno del 10% i cittadini elvetici che credono all’entrata in guerra della Svizzera nei prossimi cinque anni. Nel 2000 erano era ancora in molti: il 28% temeva un conflitto convenzionale, il 18% una guerra con armi atomiche.

Malgrado ciò gli Svizzeri si dimostrano affezionati al loro esercito, ritenuto indispensabile dal 71% degli interrogati. A loro avviso i militari servono alla difesa ma anche e soprattutto alla prevenzione di attacchi terroristici (86%). Sono indispensabili anche nella sorveglianza delle frontiere (83%) e per interventi in caso di catastrofi all’estero (79%).

Il 75% accetta anche l’impiego dei militari in occasione di raduni internazionali, e per gran parte di essi questo è possibile anche con l’aiuto di rinforzi provenienti dall’estero, come successo a Ginevra durante il G8.

Il 53% inoltre, è d’accordo con l’impiego di militari svizzeri all’estero per operazioni di pace, a condizione che questi siano muniti di armi. I costi delle forze armate risultano comunque troppo elevati per il 50% (nel 2002: 43%).

Identità neutrale

È in continua ascesa di consensi dagli anni Novanta anche la neutralità, soprattutto nelle giovani generazioni. Solo il 13% infatti riesce ad immaginarsi una Svizzera non neutrale, mentre per il 49% questo sarebbe impensabile.

Nove persone su dieci poi, vorrebbero proibire tutte le manifestazioni che incitano alla violenza o che mettono in pericolo la sicurezza pubblica. Forse anche perché per il 54% le dimostrazioni pubbliche sono diventate più pericolose.

Lo studio è stato condotto dall’istituto di ricerche gfs di Zurigo, che in collaborazione con cinque altri partner, lo scorso febbraio ha interrogato 714 persone sul tema sicurezza e difesa. Questo tipo di sondaggio è effettuato ogni anno già dal 1988 per quel che riguarda la sicurezza e dal 1993 in materia di esercito.

swissinfo e agenzie

UNIVOX è uno studio di lunga durata della società svizzera, curata dall’istituto gfs.zürich di Zurigo. Dal 1986 al 1999, lo studio è stato condotto annualmente, dal 2000 il ritmo è biennale.

Per questo studio sulla percezione del pericolo e sul sentimento di sicurezza, condotto nel 2004, sono state interpellate 714 persone della Svizzera tedesca e francese.

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