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I diritti umani prima del diritto alla mobilità

Moritz Leuenberger illustra la posizione della Svizzera sui biocarburanti Reuters

La Svizzera è presente con una delegazione alla Conferenza internazionale sui biocarburanti, in corso a São Paulo fino al 21 novembre. In un'intervista a swissinfo, Moritz Leuenberger – ministro di trasporti, energia e ambiente – illustra la posizione elvetica.

Organizzata dal presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, la conferenza verte su “i combustibili come vettori dello sviluppo sostenibile”.

Per la prima volta sono affrontati, a livello governativo, temi controversi legati ai biocarburanti, tra cui la sicurezza energetica e l’impatto sulla sicurezza alimentare.

La Svizzera è uno dei primi paesi a essersi dotato di una legge sui biocarburanti. Ed è direttamente interessata alla questione delle norme sociali e ambientali per la produzione e l’utilizzo dei biocarburanti.

swissinfo: I biocarburanti rappresentano un problema o un’opportunità?

Moritz Leuenberger: Entrambi. All’inizio i biocarburanti avevano suscitato molte speranze, ma oggi ci rendiamo conto che sono più nocivi di quanto potessimo immaginare allora. Non possiamo neppure accantonare il problema dell’uso delle terre per la produzione alimentare. È pertanto necessario correggere certi errori e allestire un piano globale.

Mentre l’Unione europea è ancora alla ricerca di criteri per valutarli, in Svizzera abbiamo già stabilito dei parametri per determinare se il bilancio ecologico globale è positivo o meno. In base ai nostri criteri, i biocarburanti devono essere meno inquinanti rispetto a quelli di origine fossile, non devono nuocere all’ambiente e rispettare le condizioni sociali dei lavoratori.

swissinfo: Occorre dunque fare una distinzione fra i biocarburanti?

M.L.: Attualmente si parla molto della seconda generazione di biocarburanti, a base di scarti vegetali. Se effettivamente questi ultimi non sono usati per nutrire le persone o gli animali, allora potrebbero costituire una soluzione ragionevole.

Ma anche in questo caso, è necessario assicurarsi che le piante usate non siano unicamente coltivate per produrre biocarburanti. Il ruolo principale delle piante è infatti quello di essere una risorsa alimentare. Ed è giusto mantenere questo principio.

swissinfo: Secondo lei c’è una differenza tra l’etanolo prodotto dalla canna da zucchero in Brasile e quello prodotto dal granoturco negli Stati Uniti?

M.L.: In base alle mie informazioni, l’etanolo prodotto dalla canna da zucchero è migliore rispetto a quello prodotto dal granoturco. Ma questo non è il problema: occorre prima di tutto procedere ad un accurato bilancio ecologico globale.

C’è poi il problema delle condizioni sociali dei lavoratori, spesso inaccettabili. Per non parlare, inoltre, del rischio di aumentare le superfici coltivate attraverso un’ulteriore deforestazione.

Ripeto e insisto: attualmente non siamo nelle condizioni di fornire risposte generali. Ogni caso deve essere studiato e valutato in base all’impatto ecologico e sociale. Impossibile, dunque, formulare un giudizio definitivo. Mi risulta che anche in Brasile esiste una produzione rispettosa dei principi ambientali e umani. La conferenza di São Paulo rappresenta l’occasione per fare delle distinzioni.

swissinfo: La Svizzera potrebbe produrre biocarburanti propri?

M.L.: Produciamo già del biogas attraverso una tecnologia nostra. Ma questa esperienza deve essere ulteriormente sviluppata. Va comunque ricordato che oggi in Svizzera ci sono piccoli comuni e piccole aziende che producono del biogas in modo molto ben organizzato: le persone separano i loro scarti vegetali e i comuni li recuperano per produrre gas.

Se grandi città come Zurigo e Berna decidessero di produrre biogas, l’impatto sarebbe notevole. Ma si tratta di decisioni che devono assumersi i comuni e noi, come Confederazione, non possiamo influenzarle.

swissinfo: La produzione di biocarburanti non potrebbe fare da contrappeso alle difficoltà attraversate dal settore agricolo elvetico?

M.L.:Se si tratta di usare gli scarti vegetali, sì. Ma quanto vado dicendo per gli altri, vale anche per noi, in Svizzera: produrre alimenti destinati alla mobilità è, a un profilo etico, da condannare.

swissinfo: A quando delle regole internazionali e chi ne controllerà l’applicazione?

M.L.: Uno degli obiettivi della Conferenza internazionale di São Paulo è proprio quello di stabilire tutta una serie di criteri, che non saranno tuttavia precisati in questa occasione. L’appuntamento brasiliano rappresenta l’inizio di un processo.

swissinfo: Qual è il messaggio che la Svizzera vuole lanciare nel corso di questo vertice?

M.L.: Il diritto alla vita, il diritto a non avere fame e il diritto all’alimentazione, vengono prima del diritto alla mobilità. Non è possibile sacrificare i diritti umani a scapito della sacrosanta mobilità. Questi principi sono universali e pertanto validi per tutti.

Nessuno nega che le persone abbiamo anche bisogno di muoversi. Non si tratta di difendere l’immobilismo, ma neppure di sacrificare diritti fondamentali. Allora si alla mobilità, purché sia sostenibile. E, in questo contesto, i biocarburanti possono giocare un ruolo importante. Ma prima è necessario indirizzare la loro produzione nella direzione dello sviluppo sostenibile.

Intervista swissinfo, Claudinê Gonçalves
(traduzione adattamento dal portoghese Françoise Gehring)

La Conferenza internazionale sui biocarburanti, dal 17 al 21 novembre a São Paulo, intende contribuire all’avvio di un dibattito su scala nazionale per analizzare la posta in gioco. Al vertice sono invitati tutti i paesi membri dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.

È prevista la partecipazione dei rappresentanti di governi, parlamenti, istituzioni internazionali, comunità scientifiche, settori privati, organizzazioni non governative ed esponenti della società civile.

I biocarburanti saranno presto misurati sulla base di standard internazionali: su iniziativa del Politecnico federale di Losanna, 300 esperti sono impegnati a fissare criteri di base per la valutazione dell’impatto economico, sociale e ambientale.

Intanto il Consiglio federale attua una promozione diversificata e moderata dei biocarburanti. Con la modifica della legge sugli oli minerali, entrata in vigore il 1º luglio 2008, la Svizzera è stata il primo Paese al mondo a introdurre dei criteri ecologici e sociali vincolanti per la promozione dei biocarburanti.

I criteri per le esenzioni sono concretizzati nell’ordinanza sull’imposizione degli oli minerali (OIOm, RS 641.611), che il Consiglio federale ha modificato in tal senso il 30 gennaio 2008.

Di conseguenza, le agevolazioni fiscali sono accordate solo per i biocarburanti prodotti a partire da rifiuti e residui provenienti dalla selvicoltura e dall’agricoltura e per altri biocarburanti con bilancio ecologico globale positivo.

Una delle condizioni per poter ottenere un’agevolazione fiscale consiste nel fornire la prova che la coltivazione di materie prime per la produzione di carburanti non pregiudica né la conservazione delle foreste pluviali né la biodiversità.

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