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I sindacati sfidano la pace del lavoro

Gelo fra impresari e lavoratori: non solo pausa caffè, sciopero vero Keystone

La lunga tradizione svizzera nel gestire pacificamente i conflitti del lavoro è messa alla prova dai sindacati delle costruzioni.

Dopo il ritiro del padronato dall’accordo contrattuale, si annuncia inevitabile lo sciopero per lunedì.

“Si tratta di una situazione straordinaria e siamo obbligati a dare una risposta altrettanto straordinaria”, ha affermato a swissinfo Paul Rechsteiner, presidente dell’Unione sindacale svizzera. E lo sciopero di tutto un settore è davvero una sensazione in Svizzera.

Martedì era fallita un’ulteriore tornata delle trattative fra padronato e rappresentanti dei lavoratori. La questione dell’introduzione dell’età pensionabile a 60 anni è il pomo della discordia.

In un primo tempo il padronato aveva firmato un accordo di massima, ma visto il perdurare delle difficoltà economica si è rimangiato le promesse, perché impagabili. Quello che sembrava il successo dei sindacati più rilevante degli ultimi anni, si è scontrato con una realtà economica difficile in un settore ancora sovradimensionato.

Lo sciopero più imponente dal 1947

Lo sciopero generale di un settore è fenomeno raro in Svizzera. I due sindacati contano su 10’000 partecipanti a livello nazionale, sui 90’000 operai edili attivi in Svizzera. Solo un nono del totale, ma sarebbe comunque la manifestazione più imponente dal 1947.

I rappresentanti dei lavoratori dell’edilizia non credono infatti più alla possibilità di raggiungere un’intesa entro lunedì: “Non dobbiamo sognare”, ha dichiarato Pedrina, presidente del Sindacato edilizia e legno SEI.

Sindacati più attivi


In genere gli osservatori notano una tendenza al rafforzamento sindacale in Svizzera. Nei decenni scorsi invece i sindacati si sono sempre dimostrati partner leali, imbrigliati e allo stesso tempo complici del sistema di concordanza elvetico.

Ma il capitalismo degli anni Novanta non è più quello tradizionale di stampo patriarcale. Licenziamenti e ristrutturazioni fanno vittime ovunque, senza che le direzioni si facciano troppi scrupoli, si afferma in ambienti sindacali.

“Negli anni Novanta – spiega Pedrina – i cambiamenti strutturali e dell’ideologia padronale hanno alterato quelle basi che hanno caratterizzato il dialogo fra le parti sociali nei decenni precedenti”.

E i sindacati non sono rimasti a guardare. La collaborazione fra le organizzazioni di settore è migliorata. La fusione tra il sindacato dell’industria FMLO e dell’edilizia SEI, degli scorsi mesi, ha prodotto una nuova confederazione forte di 200’000 membri.

In difesa del servizio pubblico

Anche la sensibilità verso il servizio pubblico è aumentata e sempre di più la difesa delle conquiste sociali coinvolge il pubblico che fin ora non era sindacalizzato, fanno notare i sindacati. Venerdì pomeriggio una dimostrazione a Berna ha raccolto dalle 10’000 alle 15’000 persone sulla strada.

La protesta dei dimostranti è diretta alle misure di risparmio del governo cantonale. E se a Berna si prevede il licenziamento di 570 posti nell’amministrazione pubblica, molti di più sono i posti minacciati dalla chiusa annunciata dei centri di smistamento della Posta e il settore bancario attraversa la crisi peggiore da decenni dopo gli anni della bolla speculativa.

Fine della pace sociale?

Ma se i sindacati affilano le armi e si mostrano pronti ad una lotta accanita, anche il padronato non intende rinunciare alle sue posizioni. “Lo sciopero diventa una forma di legittima difesa, i lavoratori devono riappropriarsi di questo loro diritto fondamentale”, afferma Paul Rechsteiner. Ma la situazione non è ancora veramente esplosiva.

Sui due fronti si afferma che la via principe è quella delle trattative. Non si buttano settant’anni di esperienza a mare senza delle ragioni valide. “La pace del lavoro funzionerà ancora, ammesso il padronato rispetti le regole”, ribadisce Rechsteiner con fiducia non incondizionata.

Con prospettiva diversa, anche Peter Hasler, presidente del padronato, si dice fiducioso: “Periodicamente ci sono stati degli scontri settoriali, nell’edilizia, nelle arti grafiche o nel settore ospedaliero. Ma si tratta piuttosto di dimostrazioni che di veri scioperi ad oltranza”. Anche lunedì sarà così; nessuno sembra veramente pronto ad affossare l’elvetica “pace del lavoro”.

Daniele Papacella, swissinfo

Novembre 1918: il solo sciopero generale della storia svizzera è represso dalle forze armate
Luglio 1937: padronato e sindacati firmano la pace del lavoro per la metallurgia
1945-1946: la Svizzera registra un gran numero di scioperi che portano però ad un periodo di tranquillità. La pace del lavoro è la regola in tutti i settori
Anni ’90: gli scioperi rimangono l’eccezione (1,43 giorni su 1000 giorni lavorativi)

La “pace del lavoro” è un termine pressoché sconosciuto all’estero, ma che ha assunto in Svizzera un significato profondo nella cultura del lavoro.

Dagli anni Trenta, la maggior parte dei problemi salariali e aziendali vengono discussi pacificamente fra le parti sociali. Solo in caso di frattura grave è permesso lo sciopero o la serrata.

Si attribuisce alla concordanza una grande importanza per la pace sociale e il benessere conquistato dal paese nel dopoguerra.

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