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L’esercito svizzero all’insegna del risparmio

L'esercito continuerà a presidiare le ambasciate; nella foto, la legazione Usa a Berna Keystone

Dopo il recente chiaro sì del popolo, l'esercito supera il primo esame in parlamento con il nuovo credito per il programma d'armamento 2003.

Approvato anche l’invio di ufficiali in Afghanistan per operazioni di pace e la sorveglianza delle ambasciate a Berna e Ginevra.

Il Consiglio nazionale si è chinato martedì su compiti e spese dell’esercito nazionale. Accettando un credito di 407 milioni di franchi, la prima camera permette l’acquisizione di una serie di strumenti altamente sofisticati.

Il programma d’acquisti fa parte della riforma dell’esercito accettata dal popolo in maggio. Questa prevede una riduzione massiccia degli effettivi a favore di una professionalizzazione. Questa trasformazione richiede anche un cambiamento tecnologico e strategico nelle acquisizioni.

Divergenze sui risparmi

Il programma di investimento è il più basso degli ultimi anni. Per il deputato solettese dei democratici di centro, Roland Borer, che ha dato voce alla maggioranza borghese, «si tratta piuttosto di un programma di disarmo: siamo arrivati al limite di tolleranza nei risparmi».

Anche il ministro della difesa Samuel Schmid ha ricordato che in futuro si dovranno prevedere crediti superiori per garantire i compiti essenziali dell’esercito. Finora gli importi medi dei programmi d’armamento ammontavano a 1,3 miliardi di franchi.

A sinistra invece si è ribadito che tutti devono risparmiare: «Visti i gravi sacrifici richiesti al settore sociale, i risparmi richiesti all’esercito non sono sufficienti», ha affermato la socialista zurighese Barbara Haering.

La sinistra critica inoltre la dipendenza unilaterale dagli Stati Uniti. Tutti gli strumenti e le armi del pacchetto varato sono forniti da ditte americane. Samuel Schmid si è difeso affermando che la scelta di dieci anni fa per aerei americani impone un seguito anche nell’aggiornamento. Le ricadute per l’economia svizzera sono valutate inoltre a circa 100 milioni di franchi.

Compiti sussidiari

La sinistra ritiene che il nuovo orientamento dell’esercito debba tenere conto in maniera maggiore di altri aspetti non prettamente bellici. «Le catastrofi naturali, tecniche o chimiche rappresentano per la popolazione un pericolo ben superiore a quello di un conflitto bellico», ha affermato la Haering.

Ma anche qui il consigliere federale Samuel Schmid ha risposto con la maggioranza: «Il Forum di Davos e il Vertice del G8 ci hanno permesso di constatare che le forze aeree sono pronte ad intervenire in scenari non legati a una guerra».

A larga maggioranza è stato inoltre prolungato di un anno il mandato di sostegno al servizio di sicurezza. Così le polizie di Ginevra, Berna e Zurigo disporranno di un contingente di soldati per pattugliare ambasciate e consolati. Da 700, i soldati a disposizione dei cantoni passeranno a 800.

Mantenimento della pace

Il Parlamento ha pure confermato l’invio di ufficiali svizzeri in Afghanistan. L’impegno internazionale è reso possibile dall’applicazione della nuova legge sull’esercito che segue il principio della «sicurezza attraverso la cooperazione». Il primo passo diplomatico era avvenuto con l’adesione della Svizzera al Partenariato per la pace (PfP).

L’odierno intervento in Afghanistan è legato alla missione ONU e coinvolgerà al massimo quattro delegati elvetici. Già dal mese di marzo due ufficiali prestano servizio a Kabul con le Forze internazionali di sicurezza (ISF).

Il programma 2003 dovrà ora essere ora approvato dalla seconda camera, il Consiglio degli Stati.

swissinfo e agenzie

292 milioni per l’acquisto di sistemi di puntamento integrati nel casco dei piloti, per la trasmissione dei dati MIDS e per il completamento del software dei velivoli
115 milioni per l’acquisto di missili del tipo AIM-9X Sidewinder a corto raggio della nuova generazione
800 soldati saranno a disposizione delle polizie cantonali per presidiare le ambasciate e le sedi consolari

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