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La campagna per i Bilaterali bis è lanciata

I ministri Joseph Deiss e Micheline Calmy-Rey si esprimono sulle Bilaterali bis di fronte alla stampa Keystone

Al termine di una procedura di consultazione positiva, il Consiglio federale ha presentato venerdì il suo messaggio sugli Accordi bilaterali II conclusi con l’Unione europea.

Il Parlamento li potrà ratificare in dicembre, nel corso di una sessione che vedrà la destra populista isolata nel campo degli oppositori.

Il Parlamento potrà pronunciarsi in dicembre sui Bilaterali bis conclusi in primavera con l’Unione europea (Ue), previa firma dei nove accordi che dovrebbe intervenire alla fine di ottobre.

È quanto afferma il messaggio del Consiglio federale, presentato venerdì al termine della procedura di consultazione.

Durante la conferenza stampa, la ministra degli affari esteri Micheline Calmy-Rey si è felicitata dell’ampio sostegno manifestato in Svizzera per gli accordi stipulati con Bruxelles.

Referendum facoltativo per sette accordi

Conformemente a quanto già annunciato, il governo propone alle Camere di non vincolare gli accordi tra di loro. In questo modo, il rifiuto di uno dei documenti non minaccerebbe l’intero pacchetto.

Il Consiglio federale ritiene pure che nessuno degli accordi dovrebbe essere sottoposto a referendum obbligatorio.

Concretamente, otto dei nove accordi saranno presentati al Parlamento. Quello sulla formazione professionale e la gioventù resta infatti di competenza del Consiglio federale e la sua approvazione assumerà la forma di una dichiarazione d’intenti.

Sette degli otto accordi sottoposti all’approvazione delle Camere saranno vincolati al referendum facoltativo.

Si tratta di quelli relativi a Schengen/Dublino, statistica, pensioni, media, ambiente, lotta alla frode e fiscalità del risparmio.

Quello sui prodotti agricoli trasformati dovrebbe sfuggire alla minaccia del referendum, visto che si tratta semplicemente di un adattamento del protocollo numero 2 dell’accordo di libero scambio del 1972.

Schengen/Dublino a rischio

In occasione della consultazione, gli accordi hanno raccolto un ampio sostegno.

Solo l’Unione democratica di centro (Udc) si è detta formalmente contraria. Assieme all’Unione democratica federale e all’Azione per una Svizzera neutrale e indipendente, l’Udc si oppone in particolare al capitolo Schengen/Dublino.

In questo caso, il referendum è già sin d’ora scontato (la votazione potrebbe svolgersi il 5 giugno 2005).

Personalmente contrario agli accordi sulla sicurezza e sull’asilo e criticato per il suo atteggiamento “anti-collegiale” nell’ambito della votazione del 26 settembre sulle naturalizzazioni agevolate, Christoph Blocher afferma che “onorerà il suo compito”.

A coloro che chiedono che l’incarto venga ritirato dalle mani del ministro di giustizia e polizia dell’Udc, il presidente della Confederazione Joseph Deiss risponde che “ogni membro del governo difende i dossier inerenti al proprio dipartimento”.

“L’informazione sarà coordinata dall’Ufficio dell’integrazione, in collaborazione con i dicasteri interessati”, aggiunge Deiss.

E di fronte ai timori espressi sulla partecipazione elvetica agli spazi di Schengen/Dublino, Micheline Calmy-Rey precisa che “la Svizzera resterà sovrana”.

“Un’estensione del diritto comunitario nei suoi confronti dovrà essere oggetto di un nuovo accordo, sottoposto a referendum”, continua Calmy-Rey.

Libera circolazione

Hanno raccolto un vasto consenso anche le proposte del Consiglio federale riguardanti l’estensione della libera circolazione delle persone provenienti dai dieci nuovi stati dell’Ue.

Ancora una volta, solo l’Udc si è dichiarata contraria, ritenendo inutili le misure di accompagnamento. Su questo punto sono d’accordo anche le associazioni economiche, che però, turandosi il naso, sostengono le proposte governative.

Radicali e democratici sono invece convinti che l’estensione avrà effetti positivi sulla crescita economica. Anche socialisti e sindacati sono d’accordo, sebbene ritengono essenziali le misure di accompagnamento.

Spese sopportabili

Secondo il Consiglio federale, gli accordi non appesantiranno il bilancio della Confederazione. Le valutazioni attuali dicono che la loro applicazione dovrebbe provocare costi supplementari per circa 80 milioni di franchi.

Questi oneri sono dovuti alla perdita di introiti doganali (40 milioni), ai contributi per i programmi MEDIA e per l’Agenzia europea dell’ambiente, all’entrata in vigore dell’accordo sulle statistiche (da 12 a 14 milioni) e all’applicazione di Schengen (alcuni milioni).

Tuttavia – precisa il governo – se la Svizzera non parteciperà al sistema di cooperazione sull’asilo di Dublino, dovrà spendere 100 milioni di più.

Bilaterali a favore dell’economia

Il Consiglio federale ritiene che gli Accordi bilaterali II costituiscano non soltanto una risposta agli interessi economici svizzeri, ma anche la garanzia del segreto bancario per la piazza finanziaria elvetica.

Oltre a permettere alle aziende attive in Europa di beneficiare di sgravi fiscali.

swissinfo e agenzie

La firma degli Accordi bilaterali bis tra la Svizzera e l’Unione europea dovrebbe avvenire il 25 ottobre.

Le due Camere discuteranno degli accordi durante la sessione invernale.

Gli oppositori avranno poi 100 giorni a disposizione per raccogliere le firme necessarie per lanciare il referendum.

Su Schengen/Dublino, il dossier più criticato, i cittadini saranno forse chiamati ad esprimersi il 5 giugno 2005.

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