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“La Svizzera manterrà la parola data”

L'ambasciatore dell'Unione europea in Svizzera, Michael Reiterer, ospite dell'Università della Svizzera italiana Keystone

Gli sconvolgimenti del sistema finanziario sono un problema planetario, che concerne tutti i paesi. Particolarmente sotto pressione la Svizzera che, secondo Michael Reiterer, rispetterà gli impegni presi.

Per gli studenti dell’Università della Svizzera italiana a Lugano, la fine del mese di aprile coincide con una lezione molto speciale impartita da un professore d’eccezione: Michael Reiterer, ambasciatore dell’Unione europea in Svizzera. Lo avviciniamo dopo il corso sulle relazioni internazionali.

Cosciente di essere nella tana del lupo, ovvero in un cantone che non vuole sentire parlare d’ Europa e totalmente impermeabile ad ipotesi di apertura, Reiterer cerca di comprendere.

“Sono venuto spesso in Ticino, dove ho anche incontrato i rappresentanti del governo ticinese. L’occasione che mi è stata offerta dall’Università della Svizzera italiana, mi ha permesso di incontrare i giovani. Ora, ciò che mi è parso di cogliere – spiega l’ambasciatore – è che il Ticino si trova in una situazione piuttosto speciale all’interno medesimo della Svizzera. L’italianità rappresenta indiscutibilmente una minoranza, diversa però da quella francofona”.

“Il Ticino – continua Reiterer – pensa di non essere sempre tenuto in considerazione come vorrebbe. E poi naturalmente ci sono i problemi con la frontiera a sud, con l’Italia, insomma. Se alle paure dell’Europa si sommano anche quelle legate al lavoro, il quadro è presto fatto”.

La dimensione della sovranità nazionale

Se è vero che il Ticino, rispetto al resto della Svizzera, mantiene la propria identità di contrapposizione nei confronti dell’Unione europea, è altrettanto vero che molti svizzeri vedono nelle attuali pressioni internazionali una minaccia alla sovranità nazionale: dal segreto bancario, alla fiscalità fino al passaporto biometrico. Ci si chiede, dunque, che margini di azione possa avere un paese piccolo come la Svizzera di fronte al resto del mondo.

“Gli esempi elencati sono solo in parte una questione europea. In realtà – sottolinea Reiterer – il vertice del G20 ha mostrato che molti problemi si devono discutere a livello mondiale, compreso il segreto bancario che concerne naturalmente anche la Svizzera. In questa dimensione mondiale anche paesi come Singapore, Hong Kong, Malaisia e Cile hanno dovuto reagire. Quello che voglio dire è che occorre situare il dibattito in un contesto molto più ampio e non ridurlo solo alla Svizzera”.

Stesso discorso anche per il passaporto biometrico. “Questo tipo di documento di viaggio – spiega l’ambasciatore – fa ormai parte di uno standard mondiale e per questioni di sicurezza è stato introdotto nello Spazio Schengen, negli Stati Uniti, in Giappone. Il passaporto biometrico non è un problema internazionale, ma solo svizzero”.

La via solitaria presto al capolinea?

In un mondo in cui i cambiamenti possono assumere a tratti svolte repentine, “l’isola Svizzera” pare davvero sempre più piccola in mezzo al mare. “Occorre tenere presente – precisa Reiterer – che in un contesto internazionale, la collaborazione internazionale sarà sempre più necessaria. Se non si collabora sul fronte dei cambiamenti climatici, non si troveranno delle soluzioni per il clima e l’ambiente. E questo discorso vale in molti altri campi”.

“Non si tratta – continua – di esercitare un dominino, ma di trovare insieme soluzioni condivise. Più stati sono collegati fra loro, maggiori sono le possibilità di essere integrati in una rete, di essere quindi informati e di conseguenza di accrescere il proprio coinvolgimento”.

Funziona teoricamente, ma questa visione di stati cooperativi non si scontra forse con la “Realpolitik”? “Il primo ministro lussemburghese – replica l’ambasciatore europeo – si è già espresso su questo punto, affermando che grazie all’Unione europea, la gente sa dell’esistenza del Lussemburgo”.

E qui Michael Reiterer apre una pagina della storia. “La costruzione dell’Unione europea si è fatta a partire da tre stati piccoli e da tre grandi. Al momento della fondazione gli stati del Benelux si sono detti pronti a cooperare con Germania, Francia e Italia solo se ci fosse stato un reale posto per i piccoli. Così è stato e così è tuttora, lo dimostra il fatto che anche paesi piccoli assumono la presidenza di turno dell’UE. Perché paesi piccoli come Cipro e Malta non hanno paura dell’UE? Questa è una domanda che, di tanto in tanto, la Svizzera dovrebbe porsi”.

Intanto la piccola nave Svizzera deve proseguire il suo cammino in acque turbolente. Verso quali orizzonti è destinata, tra liste grigie e pressioni? “Quando la Svizzera dichiara di assumere degli impegni – conclude l’ambasciatore – li rispetta. È così che conosco la Svizzera: un paese che mantiene la parola data”.

swissinfo, Françoise Gehring, Lugano

Michael Reiterer, 55 anni, è ambasciatore della Commissione europea in Svizzera e nel Principato del Liechtenstein dal 2007. Reiterer ha accumulato una vasta esperienza, sia come docente che come diplomatico, nel campo delle Relazioni Internazionali, del Diritto Internazionale e della Politica Estera dell’UE. Ha curato circa ottanta pubblicazioni.

L’accordo fra la Svizzera e l’Unione europea (UE) del 2004 sulla frode fiscale va rinegoziato. Lo sostiene il commissario europeo alla fiscalità Lázló Kovács, che nei prossimi mesi intende chiedere un mandato in questo senso al Consiglio dei ministri dell’UE.

La Commissione europea intende introdurre nella nuova intesa gli standard dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) relativi allo scambio, fra vari paesi, d’informazioni fiscali. L’obiettivo di Bruxelles è di applicare, a livello internazionale, dei principi di trasparenza e di buon governo in materia fiscale.

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