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Le Nazioni Unite alla ricerca di un nuovo slancio

Ban Ki-moon: un uomo di consenso che cerca di costruire dei ponti Keystone

Cinque anni dopo l’ingresso nelle Nazioni Unite, la Svizzera mantiene il proprio determinato impegno e sostiene l’approccio pragmatico del nuovo segretario generale dell’ONU, il coreano Ban Ki-moon.

Ma l’ONU fatica ancora a trovare un ruolo di peso e ad imporsi nei confronti di grandi potenze rivali e degli Stati dei paesi emergenti che temono l’ingerenza dei “grandi”.

“Esattamente come le altre organizzazioni internazionali – sottolinea Victor-Yves Ghebali, professore onorario all’Istituto degli Alti studi internazionali di Ginervra – anche l’ONU sta attraverso un pessimo periodo”,

Una valutazione condivisa in grandi linee dal governo svizzero ed espressa nel rapporto 2007 sull’ONU: “Le divisioni tra gli Stati membri sono tali da ostacolare spesso la volontà dell’ONU di dare vita ad un’azione collettiva in favore della pace o di progredire nello sviluppo del diritto internazionale”.

Dopo aver ricordato l’ampliamento della frattura Nord-Sud che porta l’impronta dell’accresciuta influenza del Movimento dei Non Allineati (114 paesi del Sud), il rapporto si sofferma su un altro punto sensibile: la divisione tra l’Assemblea generale dell’ONU e il Consiglio di sicurezza.

“Nella prima istanza – si legge nel rapporto del Consiglio federale – i Paesi in via di sviluppo possono esprimere le proprie aspirazioni e determinare, in una certa misura, l’agenda politica delle Nazioni Unite. Nella seconda sono i membri permanenti a beneficiare di un grande potere di decisione. Posso fare capo, del resto, al diritto di veto, uno strumento che blocca”.

Ma non è tutto: “La frattura tra la superpotenza degli Stati Uniti e gli altri membri dell’ONU – palese, nel 2003, dopo la guerra in Iraq – è rimasta invariata e determinante, esattamente come la rivalità tra gli USA e la Cina”.

Minacce che planano sull’Iran

Victor-Yves Ghebali rincara la dose: “Prima della prossima elezione del presidente degli Stati Uniti, questa situazione non cambierà. Anzi, potrebbe addirittura peggiorare seriamente, se Washington dovesse decidere di bombardare l’Iran”. Un’opzione che secondo il professore permane verosimile e molto probabile.

“A minare l’ordine internazionale quale superpotenza – evidenzia l’esperto – non ci sono solo gli USA. La Russia manifesta in modo chiaro le sue intenzioni offensive. Mantiene, per esempio, le proprie truppe in Moldavia, contro la volontà del governo moldavo. Mosca blocca inoltre l’indipendenza del Kosovo”.

Il professore fa pure notare il ruolo negativo della Cina nella crisi del Darfur, e precisa: “Per ora la Cina conserva un basso profilo sulla scena internazionale per non compromettere il suo statuto in divenire di grande potenza economica”.

Consiglio di sicurezza: una riforma ostica

Questi tre membri del Consiglio di sicurezza – ossia USA, Russia e Cina – non intendono dunque né immaginare un allargamento del consiglio, né rinunciare al diritto di veto, preziosissimo strumento di potere. “Il diritto di veto – commenta Ghebali – garantisce loro l’impunità in caso di violazione del diritto internazionale, dal momento che possono opporre il veto a misure di sanzioni”.

“Gli Stati non mostrano serietà nei confronti dell’ONU. Da un lato le grandi potenze – continua l’esperto – cercano di conservare i loro margini di manovra, mentre d’altro lato un certo numero di piccoli Stati non vuole ingerenze dell’ONU nei rispettivi affari interni”.

Ingerenza che la Svizzera non teme, sebbene uno dei partiti di governo – l’Unione democratica di centro – non perde l’occasione per denunciarla. Il Consiglio federale non ha tuttavia dubbi: “L’ONU è orami uno strumento indispensabile per la difesa dei nostri interessi e la realizzazione dei nostri obiettivi in materia di politica estera”.

Un uomo di consenso

Berna ritiene inoltre che l’elezione, nel 2006, del nuovo segretario generale dell’ONU “indica che l’organizzazione è ancora in grado di sormontare le proprie divisioni”. Uomo pragmatico, Ban Ki-moon sembra evitare i dossier spinosi. “Invece di parlare di riforme – si legge nel rapporto svizzero – evoca la necessità di costruire dei ponti, parla di fiducia, di rafforzare le capacità istituzionali dell’ONU”.

Il nuovo segretario presta particolare attenzione alle operazioni di pace, in rapida progressione. Ha pure avviato una ristrutturazione del segretariato per meglio seguire i processi di pace e la questione del disarmo. Un settore in cui la Svizzera intende rafforzare gli sforzi.

Ban Ki-moon è particolarmente sensibile alle questioni ambientali e sanitarie. Indirizzi che la Svizzera ha deciso di sostenere e che confermerà in occasione della 62esima Assemblea generale dell’ONU in agenda il prossimo 18 settembre.

Mezzi e risorse limitate

“Le agenzie e gli organismi dell’ONU che si occupano di salute, di sviluppo e di missioni umanitarie – la maggioranza delle quali con sede a Ginevra – fanno un buon lavoro. Ma anche in questo caso – aggiunge Ghebali – gli Stati limitano il proprio impegno concedendo alle agenzie un piccolo budget e versando con il contagocce risorse e mezzi finanziari di cui hanno bisogno per il loro progetti”.

Ma allora l’ONU sta morendo a fuoco lento? “Sessant’anni dopo la sua creazione, l’ONU è ancora in piedi. E questo traguardo è di per sé un successo, visto la diffidenza degli Stati nei confronti di questa istituzione internazionale. Per rilanciare la macchina – conclude l’esperto – sarà forse necessario un altro choc”. La Società delle Nazioni e l’ONU, detto per inciso, sono nate dopo la Prima e la Seconda guerra mondiale.

swissinfo, Frédéric Burnand, Ginevra
(traduzione e adattamento dal francese Françoise Gehring)

In seno all’ONU, la Svizzera cerca di stringere alleanze con realtà e paesi che condividono i medesimi valori come gli stati membri dell’Unione europea, il Canada, l’Australia, la Nuova Zelanda, i paesi moderati di Asia, Africa a America latina.

La Svizzera ha come priorità i diritti dell’essere umano, i metodi di lavoro del Consiglio di sicurezza e la tutela del principio dello Stato di diritto nell’applicazione dei regimi delle sanzioni. Intende inoltre:

• consolidare la struttura istituzionale del Consiglio dei diritti dell’uomo;
• portare avanti l’iniziativa volta a migliorare i metodi di lavoro del Consiglio di sicurezza, inclusi i processi di lavoro dei comitati per le sanzioni
• svolgere un ruolo attivo per accrescere la coerenza interna del sistema operativo delle Nazioni Unite;
• consolidare la gestione e il controllo interni delle Nazioni Unite;
• contribuire al rafforzamento dell’autorevolezza delle Nazioni Unite in materia di prevenzione e risoluzione dei conflitti, in particolare nelle operazioni di mantenimento della pace e di mediazione.

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