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Le reazioni di partiti e associazioni

Solo il Partito liberale radicale (PLR) e il Partito popolare democratico (PPD) sostengono il progetto di ristrutturazione di Esercito XXI presentato dal ministro della difesa Samuel Schmid.

I socialisti, i verdi e il Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE) vorrebbero abolire l’obbligo di leva, mentre l’Unione democratica di centro (UDC) urla allo smantellamento della difesa classica.

I popolari democratici dicono sì alle proposte illustrate giovedì da Samuel Schmid, ma a condizione che l’esercito possa garantire la difesa del paese e che le forze aeree rimangano intatte. La questione della sicurezza interna deve ancora essere chiarita, afferma il PPD. Devono essere analizzati anche i compiti dell’esercito e della polizia militare.

I liberali radicali chiedono lo sviluppo mirato delle operazioni di promozione della pace in funzione della pianificazione del governo. Tale pianificazione a lungo termine deve fondarsi su crediti-quadro di circa quattro miliardi di franchi all’anno.

Critiche da sinistra

Il Partito socialista (PS) biasima il fatto che Schmid e il capo dell’esercito Christophe Keckeis non abbiano trattato la questione degli effettivi pletorici dell’esercito nel suo insieme. I militi sono condannati a sviluppare sempre più le attività di appoggio alle autorità civili quando però l’esercito non è formato per tale scopo.

I compiti sussidiari non risolvono il problema degli esuberi, né quello dei costi elevati per poca efficacia. Secondo il PS è necessario ridurre massicciamente e rapidamente il numero sproporzionato di riservisti (80 000 uomini).

I verdi accusano il governo di voler sviluppare gli interventi militari all’estero per mancanza di minacce reali e chiedono una moratoria per queste operazioni e per i crediti di armamento. Per il GSsE la partecipazione dell’esercito alle missioni civili di lungo periodo viola la Costituzione.

Critiche da destra

I membri dell’UDC non sono contenti delle novità presentate dal ministro della difesa, loro compagno di partito. L’UDC biasima il trasferimento delle priorità a favore degli impegni all’estero. Si risparmia sui soldi destinati alla difesa classica per mantenere un contingente di 500 soldati fuori dalle frontiere svizzere, affermano.

La «Comunità di lavoro per un esercito di milizia efficace e in grado di assicurare la pace» reagisce con affermazioni ancora più catastrofiche. Il numero di battaglioni enumerati da Samuel Schmid non permetterà di difendere il paese e renderà ineluttabile l’adesione ad un’alleanza militare.

Pro Militia – associazione che conta più di 6000 soci e che riunisce gli ex militi (donne e uomini) d’ogni grado dei corpi di truppa e dei servizi dell’esercito, provenienti da tutte le regioni linguistiche – giudica infine «inaccettabile» la riforma annunciata.

swissinfo e agenzie

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