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Le reazioni

Il voto sulla riforma dell'esercito e della protezione civile appariva scontato già alla vigilia.

Le reazioni non sono perciò improntate alla sorpresa.

«L’esercito 95 andava riformato e i cambiamenti proposti rappresentano il male minore. Non si poteva far altro che votare sì», ha sintetizzato il presidente del’Unione demicratica di centro (UDC)Ueli Maurer, promettendo che il suo partito veglierà anche in futuro affinché le forze armate rimangano ancorate al sistema di milizia.

Anche per i socialisti la lotta contro la riforma era persa in partenza. «Nessuno in Svizzera credeva ancora nella necessità di mantenere un immenso esercito di milizia», ha detto il portavoce del partito Jean-Philippe Jeannerat. «Dal nostro punto di vista l’armata elvetica non ha nemici ed è quindi ancora esageratamente troppo grande e troppo costosa».

Per il presidente del Partito polare democratico (PPD) Philipp Stähelin il periodo di insicurezza in seno alle forze armate è ora finalmente finito. «Ora sappiamo qual’è l’indirizzo futuro», ha affermato commentando positivamente il voto.

Anche per la presidente del Partito liberale radicale (PLR) Christiane Langenberger l’esercito ha imboccato la strada giusta. Gli argomenti degli oppositori, miranti semplicemente a cementare le strutture esistenti, sono stati duramente respinti.

I promotori del referendum non nascondono invece l’amarezza. Il presidente del comitato, il divisionario Hans Wächter, si è detto fortemente deluso: a suo avviso il risultato delle urne equivale alla «fine della Svizzera come è stata finora» e rappresenta «una decisione estremamente negativa per la sicurezza del paese.

Furente pure il consigliere nazionale Alexander Baumann (UDC/TG), del comitato parlamentare contro Esercito XXI. «La nostra lotta si è scontrata contro la propaganda dello stato, contro tutti i partiti politici e contro i media filogovernativi», ha affermato.

swissinfo, Andrea Tognina

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