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Samuel Schmid, la scelta giusta al momento giusto

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Le dimissioni del consigliere federale Samuel Schmid sono per alcuni versi sorprendenti, sebbene giungano nel momento più indicato, sottolinea la stampa elvetica. Il ministro della difesa se ne va senza perdere la faccia, lasciandosi però alle spalle un esercito in crisi.

La scelta giusta al momento giusto. È in sostanza l’opinione condivisa dagli editorialisti elvetici, per i quali il ritiro di Samuel Schmid annunciato mercoledì era da tempo nell’aria.

Confrontato alle incessanti pressioni politiche del suo ex partito (l’Unione democratica di centro, UDC), alla perdita di popolarità in seguito alla vicenda Nef e, recentemente, a problemi di salute, Schmid ha scelto bene il momento in cui rassegnare le sue dimissioni, scrivono i romandi 24 Heures e Tribune de Genève.

Ministro al capolinea

Un’uscita di scena «onorevole» che Samuel Schmid, da tempo al capolinea politico, cercava, sostiene La Regione Ticino. Per L’Express e L’Impartial, il programma di armamento 2008, accettato martedì in commissione dopo il rifiuto della camera bassa del Parlamento il mese scorso, ha consentito al ministro bernese di annunciare il suo ritiro «senza perdere la faccia».

Ciononostante, osserva il 24 Heures, il consigliere federale se ne va quando sembrava miracolosamente pronto per un altro giro. «Le forze gli sono mancate quando il peggio era passato», commenta il Corriere del Ticino, sottolineando il successo del programma di armamento dopo l’ondata di critiche e sconfitte degli ultimi mesi.

Per il bernese Bund si tratta invece della «fine amara» di un ministro che non poteva più contare sul suo gruppo parlamentare e che si trovava «senza peso né sostegno politico».

Bilancio poco felice

Gli otto anni di Schmid alla testa del Dipartimento federale della difesa saranno ricordati con poca gloria, scrive il Tages Anzeiger, rammentando che durante il suo mandato il dipartimento e l’esercito hanno vissuto il più importante ridimensionamento della loro storia.

La partenza di Schmid «conviene ormai a tutti», soprattutto al Dipartimento della difesa che non disponeva più di una guida sicura e lungimirante, ribadisce il Corriere del Ticino. Al di là della scelta infelice di Roland Nef quale capo dell’esercito – s’interroga il giornale di Lugano – ci si chiede se alcune delle riforme promosse da Schmid siano compatibili con un esercito di milizia come quello elvetico.

Più diplomatico l’editorialista del Blick, per il quale Schmid non è stato né peggio né meglio di molti altri consiglieri federali. «Non lo rimpiangerà nessuno – scrive – e ora potrà tranquillamente portare il suo cane a passeggio al calar del sole».

Seggio all’UDC

I giornali elvetici riconoscono che l’UDC, primo partito del paese, abbia ora diritto ad occupare il seggio vacante in governo.

Sebbene il quotidiano grigionese Die Südostschweiz ritenga che «dopo il ritiro di Schmid bisognerà fare i conti con Christoph Blocher», molti commentatori sono dell’idea che la destra nazional-conservatrice dovrà proporre un candidato “meno aggressivo” che possa soddisfare anche gli altri partiti.

L’UDC deve quindi assumersi le sue responsabilità, indica la Neue Zürcher Zeitung, per la quale il partito deve essere pronto ad «integrarsi in un collettivo governativo in modo costruttivo e leale».

Il successore di Schmid dovrà avere lucidità, conoscenza delle questioni militari, carattere e capacità di comunicazione, aggiunge il Corriere del Ticino.

Avanzando un parallelo tra Schmid e Blocher, Le Temps conclude che entrambi sono giunti al termine dei loro percorsi politici. Il prima lo ha capito e ha annunciato mercoledì le sue dimissioni; il secondo non riesce invece a compiere il passo. Certo, il leone zurighese è riuscito a conquistare la pelle dell’orso bernese, ma come spesso capita – si legge sul foglio romando – i due nemici periscono nel combattimento finale.

swissinfo, Luigi Jorio

Nato nel 1947 nel canton Berna, Samuel Schmid è sposato e padre di tre figli.

Dopo gli studi di diritto all’Università di Berna, esercita le professioni di avvocato e notaio.

Membro dell’Unione democratica di centro (UDC), inizia la carriera politica nel suo comune, dove è eletto prima nel legislativo poi nell’esecutivo.

In seguito è attivo a livello cantonale. È membro del parlamento bernese dal 1982 al 1993.

Nel 1994, quando è eletto deputato nella camera bassa del parlamento federale, inizia la sua carriera politica a livello nazionale. Nel 1999 accede alla carica di consigliere agli Stati (camera alta). Durante il biennio 1998-1999 è pure alla testa del gruppo parlamentare UDC.

Eletto in governo il 6 dicembre 2000, entra in funzione il primo gennaio seguente. Nel 2005 è stato presidente della Confederazione.

Il 21 giugno 2008 abbandona definitivamente l’UDC e fonda assieme ai dissidenti dell’ala moderata della formazione politica, il Partito borghese democratico (PBD) bernese.

Il 1° novembre partecipa alla fondazione del PBD svizzero.

Il 13 novembre rassegna le sue dimissioni per la fine dell’anno.

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