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«La Svizzera non ha nulla da temere»

Tariq Ramadan swissinfo.ch

Tariq Ramadan, nato a Ginevra da una famiglia di origini egiziane, dottore in legge musulmana e filosofia, è considerato uno dei più influenti pensatori dell'islam europeo. In questa intervista analizza il voto svizzero sui minareti.

Il professor Tariq Ramadan ha risposto alle domande di swissinfo.ch dal suo ufficio all’università di Oxford.

swissinfo.ch: Che valutazione dà della decisione della maggioranza del popolo svizzero di vietare la costruzione di nuovi minareti?

Tariq Ramadan: La reazione degli svizzeri è molto interessante. Molte analisi si fermano all’aspetto simbolico del divieto dei minareti, ma il nocciolo della questione è un’altra. È evidente che la vera questione affrontata dal referendum [iniziativa popolare, NdT] è l’islam e la presenza di immigrati musulmani in Svizzera.

Credo che il gran problema sia la nuova visibilità dei musulmani. Questa presenza sempre più visibile è ciò che l’Europa non è ancora riuscita ad accettare.

swissinfo.ch: I minareti dunque non sono il vero problema?

T.R.: È chiaro che non lo sono. A un certo momento, la destra populista svizzera ha cercato di utilizzare come simbolo della sua battaglia il rituale musulmano per la macellazione degli animali (halal), ma si è presto resa conto che è simile a quello utilizzato dagli ebrei per l’alimentazione kosher e quindi ha desistito. Alla fine ha scelto di prendersela con i minareti, in quanto simbolo visibile dell’islam.

swissinfo.ch: E qual è la ragione di questo atteggiamento di rifiuto?

T.R.: L’elemento centrale della paura e del rifiuto è legato alla globalizzazione economica e al timore che questa suscita fra i popoli. Credo che si tratti di un punto centrale nell’attuale crisi di identità europea.

swissinfo.ch: Sono molti i paesi europei che sembrano avere dei problemi rispetto all’immigrazione musulmana…

T.R.: Il rifiuto dell’islam e dell’immigrazione arabo-musulmana assume in Europa caratteristiche diverse, a seconda degli interessi particolari di ogni nazione. I francesi parlano del velo a scuola, gli olandesi si concentrano sull’intolleranza verso gli omosessuali, in Svizzera si prendono di mira i minareti.

Neppure la Spagna è fuori da questo conflitto, dal momento che il Partito popolare considera i musulmani come elementi esogeni e inaccettabili. E non dimentichiamo il papa Benedetto XVI, che ricorda costantemente le radici latine e greche d’Europa, dimenticando l’importante contributo islamico.

swissinfo.ch: Non è sorpreso del risultato del voto svizzero, contro cui nulla hanno potuto gli appelli del governo, della maggioranza dei partiti e dei mass media?

T.R.: Non sono troppo sorpreso. E mi permetta di aggiungere che non credo che il messaggio della classe politica sia neutrale o favorevole ai musulmani. Il problema è che i partiti maggioritari e democratici vanno a rimorchio dei movimenti populisti di destra, che sono quelli che dettano davvero l’agenda politica. La maggior parte dei partiti si limita a reagire come può a questa situazione.

swissinfo.ch: Compresi i movimenti di sinistra?

T.R.: Anche i partiti progressisti, quando si parla di islam, usano sempre la parola «però». Lasciano intendere in questo modo che l’islam, per definizione, è fonte di conflitti.

Quasi sempre i politici dicono: «Però siamo contro le mutilazioni genitali» o «Però siamo contro le piscine separate» o ancora «Però siamo contro i matrimoni forzati». E così via.

swissinfo.ch: Di fatto molti osservatori ritengono che in Svizzera gruppi femministi o di sinistra avrebbero dato il loro sostegno, inusuale, all’iniziativa contro i minareti.

T.R.: È così. Anche persone che si ritengono progressiste votano oggi contro i musulmani e questo mi sembra preoccupante. Penso che il vero pericolo non sia la destra in sé, ma la normalizzazione del discorso di destra tra i partiti politici tradizionali.

Vede, in Francia è successo qualcosa di significativo. Si è potuto dimostrare che alcune tesi del Fronte nazionale possono essere sostenute anche dal 73% degli elettori, purché questi non sappiano che le idee provengono dal Fronte nazionale.

Vale a dire, la stessa idea in bocca a Marina Le Pen è accettata solo dal 20% degli elettori, ma se è pronunciata da altri politici può ottenere un consenso superiore al 70%. Questo dimostra che a essere ritenute problematiche non sono le idee anti-musulmane, ma solo chi le enuncia.

swissinfo.ch: La questione delle piscine separate ha suscitato polemiche anche in Svizzera. Cosa pensa di questo tema?

T.R.: Le piscine separate per donne musulmane non sono solo un tema legale, ma anche psicologico e sociale. Tuttavia penso che i musulmani non debbano esagerare con le loro richieste e capire che si sono limiti che l’opinione pubblica europea fatica a superare.

Del resto ai musulmani dico: una bambina di 8 anni non può andare a scuola con il velo! È un’interpretazione errata della religione. Perché prima della pubertà non c’è nessuna ragione per applicare simili regole.

swissinfo.ch: Non crede che da parte musulmana manchi la capacità di auto analisi? Non c’è forse anche un problema di comunicazione da parte loro?

T.R.: Credo che una cambio di attitudine da parte dei musulmani sia assolutamente necessario. Bisogna cambiar discorso e operare una severa auto-critica. Ciò che è successo in Svizzera ci deve far svegliar e obbligarci a essere più responsabili e attivi.

swissinfo.ch: Crede che la Svizzera debba prepararsi a una crisi simile a quella seguita alla pubblicazione delle caricature di Maometto nel 2005?

T.R.: Non credo che la Svizzera debba temere una reazione violenta da parte del mondo arabo-musulmano. Il caso delle caricature di Maometto era diverso, perché venivano presi di mira i fondamenti stessi della religione, ciò che non è il caso ora con i minareti.

I minareti non sono indispensabili alla pratica religiosa o alla preghiera. Dal mondo musulmano sono giunti appelli chiari a non boicottare la Svizzera e a non reagire con violenza.

Rodrigo Carrizo Couto, swissinfo.ch
(traduzione dallo spagnolo: Andrea Tognina)

Il 29 novembre l’elettorato svizzero ha votato su tre temi. Due iniziative popolari, denominate rispettivamente «Contro l’edificazione di minareti» e «Per il divieto di esportare materiale bellico» e un decreto federale, concernente la creazione di un sistema di finanziamento speciale per compiti connessi al traffico aereo.

Tutti i tre oggetti comportavano una modifica costituzionale. Perciò, per essere avallati, necessitavano della doppia maggioranza del popolo e dei cantoni.

Governo e parlamento avevano raccomandato di respingere entrambe le iniziative e approvare il decreto. L’iniziativa sui minareti è invece stata approvata dalla maggioranza del popolo e dei cantoni.

Filosofo nato a Ginevra nel 1962 da una famiglia di origine egiziana. Suo nonno materno è Hassan Al Banna, il fondatore del movimento dei Fratelli musulmani.

Ha studiato filosofia all’università di Ginevra e ottenuto il dottorato con una tesi su Friedrich Nietzsche. In seguito ha studiato diritto islamico all’università Al-Azhar del Cairo, in Egitto.

È autore di numerosi libri ed è considerato uno dei pensatori più influenti dell’islam europeo. La sua opera è molto popolare tra i musulmani di Francia, Svizzera e Belgio.

Nel 2004 il governo degli Stati uniti gli ha negato il visto d’entrata, impedendogli di assumere un incarico d’insegnamento alla università di Notre Dame nell’Indiana. Nel luglio del 2009 un giudice statunitense ha dichiarato «infondate» le accuse contro Ramadan.

Tariq Ramadan è un personaggi polemico e controverso. Numerosi intellettuali, periodasti e politici europei lo accusano di essere un «maestro del discorso doppio» e di seguire quella che definiscono una «agenda occulta». Il filosofo francese Bernard Henri Lévi lo ha definito un «polemista temibile».

La rivista statunitense Time lo ha incluso in un elenco delle «100 persone più influenti al mondo». È stato consulente di vari governi europei su temi relativi all’islam e ha insegnato, tra l’altro, in università svizzere, britanniche e olandesi.

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