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Caso Tinner: governo biasimato

La distruzione dei documenti inerenti alla vicenda Tinner, ordinata dall'esecutivo nel novembre del 2007, è stata «sproporzionata»: è la conclusione del rapporto della Delegazione delle commissioni di gestione del parlamento (DCdG), pubblicato giovedì.

Il documento, divulgato nonostante l’opposizione del Consiglio federale, analizza i motivi addotti da quest’ultimo per motivare la propria decisione. Secondo la DCdG, la situazione non era tale da giustificare l’applicazione dell’articolo 185 della Costituzione federale che autorizza a prendere provvedimenti «per far fronte a gravi turbamenti, esistenti o imminenti, dell’ordine pubblico e della sicurezza interna o esterna».

«Nell’ambito del diritto internazionale, non vi era alcun motivo impellente per rinunciare a utilizzare piani di costruzione (di armi nucleari) quale corpo del reato in una procedura penale», si legge nel rapporto. Il documento sottolinea inoltre che l’esecutivo ha «preferito rispondere alle esigenze degli Stati Uniti, sbarazzandosi di tutte le prove, compresi i piani di costruzione di armi nucleari».

La DCdG ritiene inoltre che l’ex capo del Dipartimento federale di giustizia e polizia (Dfgp) Christoph Blocher avrebbe dovuto fornire ragguagli ai parlamentari e al Consiglio federale in modo più completo e tempestivo. Tuttavia, sempre secondo il documento, anche il governo ha commesso errori, accettando che Dfgp lo informasse di volta in volta, senza mai pretendere una presentazione completa e una strategia globale.

Dal canto suo, il Consiglio federale ha comunicato di non volersi esprimere prima di aver analizzato approfonditamente il rapporto.

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