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Hannibal Gheddafi visita Max Göldi in carcere

Imprigionato da una settimana nel carcere di Al-Jadaida a Tripoli, l'ostaggio svizzero ha ricevuto lunedì la visita del figlio del leader libico Muammar Gheddafi. In mattinata un migliaio di persone hanno manifestato contro la Svizzera dinnanzi all'ambasciata elvetica nella capitale libica.

“Sono contento di questa occasione che mi ha permesso di incontrarla. Spero che la giustizia faccia il suo lavoro e che le cose possano migliorare”, ha detto Göldi a Hannibal Gheddafi, in presenza del suo avvocato e di alcuni giornalisti. Lo svizzero e il figlio del capo di Stato libico hanno in seguito continuato a conversare a quattr’occhi, in una sala del carcere.

Secondo il corrispondente dell’agenzia Reuters presente all’incontro, Göldi sembrava rilassato e sorrideva. “Sono onorato che il capitano Hannibal Gheddafi sia venuto a vedermi e spero che userà della sua influenza per aiutarmi”, ha detto successivamente Göldi, in una breve dichiarazione alla stampa. “Sono separato dalla mia famiglia da 19 mesi e vorrei tornare a casa il più presto possibile”.

Göldi, che dirigeva la filiale del gruppo elvetico ABB a Tripoli, era stato bloccato in Libia il 19 luglio 2008 con un altro uomo d’affari svizzero, Rachid Hamdani, a seguito del breve arresto a Ginevra di Hannibal Gheddafi e di sua moglie Aline, accusati di aver maltrattato due domestici maghrebini. I libici hanno tuttavia sempre negato un rapporto tra le due vicende.

Hamdani è stato rilasciato lo scorso 22 febbraio, dopo essere stato scagionato dalla giustizia libica dalle accuse di soggiorno e attività economiche illegali. Lo stesso giorno Göldi, che come Hamdani risiedeva all’ambasciata svizzera a Tripoli, si è consegnato alla giustizia libica per scontare i quattro mesi di carcere, a cui è stato condannato per soggiorno illegale (violazione delle norme sui visti).

Sempre lunedì, dalle prime ore del mattino un corteo di manifestanti si è formato lungo le strade della capitale libica per culminare di fronte alla sede dell’ambasciata svizzera, in pieno centro città. I manifestanti – circa mille persone (4000 secondo gli organizzatori) – fra i quali molti giovanissimi e studenti, inneggiavano alla ‘Jihad’, la Guerra santa contro la Svizzera e per ‘Fatah’, la rivoluzione.

Secondo fonti locali, a organizzare la manifestazione sono stati i comitati popolari e rivoluzionari di base, in segno di solidarietà con quanto espresso giovedì scorso dal leader libico Muammar Gheddafi, che ha incitato i musulmani ad una guerra santa contro la Svizzera “miscredente” e “apostata”. I manifestanti brandivano bandiere verdi della Libia e immagini del colonnello.

swissinfo.ch e agenzie

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