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Il disarmo passa da New York

Parata militare in Pakistan: i missili possono servire da vettori per trasportare testate nucleari Keystone

L’ottava Conferenza internazionale sul Trattato di non proliferazione nucleare alla sede centrale dell’Onu a New York si concluderà venerdì. La Svizzera si augura che il documento finale trovi un consenso generale, anche se molte domande rimarranno aperte.

Il Trattato di non proliferazione nucleare (TNP), siglato nel 1968 ed entrato in vigore nel 1970, è considerato lo strumento principale del sistema internazionale per ridurre le armi nucleari.

L’intesa poggia su tre pilastri: impedire la proliferazione di testate nucleari, impegnare al disarmo gli Stati dotati di armi atomiche e garantire nel contempo agli altri Paesi firmatari l’accesso «incondizionato» all’uso pacifico e civile dell’energia nucleare.

Pericolo di proliferazione

Gli Stati in possesso di armi atomiche vogliono soprattutto mantenere il controllo sui Paesi che ne sono sprovvisti. Questi ultimi sollecitano invece le potenze nucleari a rispettare finalmente gli impegni in favore di una riduzione globale degli armamenti.

Negli ultimi anni, sotto i riflettori è finto più il pericolo della proliferazione delle armi nucleari che il disarmo. L’attenzione pubblica si è focalizzata infatti su Iran e Corea del Nord, per i loro controversi programmi di armamento.

Un problema è rappresentato anche dai due Paesi non membri del TNP, India e Pakistan, dotati entrambi di armi atomiche. Nemmeno Israele ha aderito a questo accordo, malgrado siano in molti a credere che questo Stato possegga l’atomica, anche se quest’ultimo non l’ha mai ammesso pubblicamente.

Sono dei presupposti che non favoriscono certo i negoziati sulla non proliferazione, concordano i partecipanti alla conferenza di New York.

Uno degli obbiettivi del congresso è di attribuire maggiori competenze all’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), responsabile della sorveglianza del rispetto del Trattato. Una proposta vuole legittimare la AIEA a svolgere controlli a sorpresa dei siti nucleari. È un’aggiunta all’accordo che tuttavia non tutti vedono di buon occhio, l’Iran in maniera particolare.

Arroccati sulle proprie posizioni

Stando alla delegazione elvetica, le prime settimane di negoziati si sono svolte in un clima costruttivo. Ora, che la conferenza si sta avvicinando alla conclusione, gli Stati si irrigidiscono sulle proprie posizioni.

Uno degli aspetti più dibattuti è legato ai passi che le potenze nucleari sono disposte a intraprendere verso il disarmo. A far discutere è stata in special modo la definizione di chiari obiettivi il cui rispetto sarà vincolato a precise scadenze e al numero di testate.

Molti Stati, fra cui anche la Svizzera, si augurano che durante l’annuale conferenza sul disarmo a Ginevra vengano riprese le discussioni sul divieto della produzione di uranio arricchito per scopi militari. Nel 2005, l’ultima conferenza di controllo della TNP si era conclusa con un nulla di fatto: le parti si erano lasciate senza trovare un accordo sul documento finale.

Questa volta, la Svizzera spera che si riesca a trovare un consenso, grazie al quale il disarmo nucleare possa avanzare in maniera «concreta, progressiva e pragmatica». Tale documento avrà una valenza politica e non sarà un testo giuridico vincolante.

Un mondo senza nucleare

Così come il Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, anche la Svizzera sostiene l’idea di una convenzione volta alla sorveglianza e all’abolizione della bombe atomiche. A New York, nel corso della prima giornata della conferenza, la ministra degli esteri elvetica Micheline Calmy-Rey aveva definito le armi nucleari «immorali e illegali».

La Confederazione non è solo attiva nel quadro del TNP, ma il suo impegno in favore del disarmo nucleare si riflette anche nel Rapporto sulla politica estera 2009 e quello sulla sicurezza del 2000.

I punti chiave sono il «de-alerting» con il quale ci si prefigge la riduzione della rapidità operativa delle armi nucleari e l’eliminazione di tutte le armi di distruzione di massa.

Il Dipartimento federale degli affari esteri fa inoltre notare che la Svizzera, nell’ambito del disarmo nucleare, intrattiene ottimi rapporti con tutti gli attori e che la Confederazione, unitamente ad altri cinque Stati, ha promosso nel 2007 e 2008 la risoluzione dell’Assemblea generale della Nazioni Unite sul «de-alerting».

Dimensione umanitaria

A margine della conferenza, la Svizzera ha presentato uno studio sulla delegittimazione delle armi nucleari (De-legitimizing Nuclear Weapons). Uno degli scopi della ricerca svolta su mandato della Confederazione è di mettere gli aspetti umanitari al centro del dibattito sul nucleare.

A causa dei loro effetti, le armi nucleari violano i principi del diritto internazionale. La Svizzera considera inoltre inaccettabili le dottrine di Stato che riservano un ruolo all’atomica, così come è già internazionalmente condannato l’utilizzo di armi biologiche o chimiche.

Per ora, non è dato sapere quando questa visione vedrà la luce. La delegazione svizzera intanto si augura che lo studio commissionato dalla Confederazione contribuisca a rilanciare la discussione.

Rita Emch, swissinfo.ch, New York
(traduzione dal tedesco, Luca Beti)

Il Trattato di non proliferazione nucleare (TNP) è stato siglato il 1. luglio 1968 da Usa, Regno unito e Unione sovietica ed è entrato in vigore il 5 marzo 1970. La Svizzera l’ha ratificato nel 1977.

La conferenza di New York è iniziata il 4 maggio e terminerà il 28. Le tre precedenti conferenze si sono tenute nel 1995, 2000 e 2005.

Nel 1995, i Paesi partecipanti alla conferenza hanno reso permanente il TNP. La sua applicazione viene sorvegliata dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica.

I Paesi che partecipano al Trattato di non-proliferazione nucleare (TNP) sono classificati in due categorie: gli Stati dotati di armamenti nucleari (Cina, Francia, Regno unito, Russia, Stati uniti) e quelli che ne sono privi. Attualmente i Paesi firmatari sono 189.

Il loro impegno è duplice: i primi si impegnano a perseguire un disarmo nucleare generalizzato e totale; i secondi a non sviluppare né dotarsi di simili armi.

Il TNP garantisce inoltre il controllo e il trasferimento delle conoscenze scientifiche a scopi pacifici attraverso l’AIEA.

Nel corso degli ultimi anni, le crisi internazionali attorno al nucleare sono state causate dai test atomici della Corea del Nord e dal controverso programma nucleare dell’Iran.
Non hanno aderito al Trattato, malgrado possiedano testate nucleari, India, Pakistan e Corea del Nord e Israele. Quest’ultimo non ha mai dichiarato ufficialmente di rientrare fra gli Stati dotati di arsenale atomico.

Al mondo, si stima ci siano 27’000 testate nucleari, di cui il 95% sono in mano a Stati uniti e Russia.

Gli Stati uniti dispongono di 5113 armi, stando alle recenti informazioni fornite dal segretario di Stato Usa Hillary Clinton.

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