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Il governo contrario all’obbligo di autodichiarazione

Il governo intende evitare il deposito di averi non dichiarati nelle banche svizzere. RDB

Le banche svizzere non saranno costrette a chiedere ai loro clienti di precisare nero su bianco che rispettano gli obblighi fiscali vigenti nel loro paese. Il governo propone però di rafforzare gli obblighi di diligenza delle banche in materia fiscale.

Le banche potranno decidere liberamente se esigere dai loro clienti un’autodichiarazione che conferma l’adempimento dei loro obblighi fiscali. Questo principio sarà integrato nella strategia della piazza finanziaria della Confederazione (detta “del denaro pulito”), volta a impedire agli istituti di accettare averi non dichiarati.

Come riferito alla stampa dalla ministra delle finanze Eveline Widmer-Schlumpf, le banche dovrebbero poter far capo a una lista di indizi per verificare se il denaro depositato è «pulito». Il contenuto dell’elenco non sarà tuttavia reso noto prima che venga posto in consultazione un progetto legislativo in merito, ossia nel mese di gennaio.

Scartando l’ipotesi dell’obbligatorietà, il governo è sicuro di poter contare su una regola applicabile e funzionale, ha dichiarato la consigliera federale. Il rifiuto di firmare un’autodichiarazione, ha sottolineato Widmer-Schlumpf, rappresenta un indizio per identificare possibili evasori. A suo avviso sarebbe oltretutto inutile imporre tale misura in accordi di tipo FATCA (legge statunitense sulla conformità fiscale dei conti bancari), che prevedono un meccanismo assimilabile allo scambio automatico di informazioni.

Secondo la ministra, quella auspicata dal governo è una strategia «credibile e pragmatica» che punta su un’autoregolazione della finanza sotto stretta sorveglianza della FINMA (Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari).

Una soluzione «non proprio intelligente»

L’Associazione svizzera dei banchieri ha accolto con «soddisfazione il fatto che il Consiglio federale non preveda un’autodichiarazione sistematica». Per i banchieri, l’obbligo di autodichiararsi avrebbe esposto i clienti a un sospetto generalizzato.

L’obbligatorietà, sottolineano, «non è né attuabile, né credibile, né applicabile a livello internazionale». Nessuna banca al mondo «può essere resa responsabile della conformità fiscale dei suoi clienti», precisa l’associazione in un comunicato.

Di parere opposto i socialisti, i quali chiedevano l’obbligatorietà dell’autodichiarazione. La lobby delle banche ha spinto il governo ad adottare una soluzione «non proprio intelligente», ha detto la parlamentare Susanne Leutenegger-Oberholzer, per la quale non si può affatto parlare di “strategia del denaro pulito”.

Toccherà alla FINMA vegliare affinché il sistema proposto dall’esecutivo sia credibile, ha spiegato il consigliere nazionale vallesano Christophe Darbellay, presidente del Partito popolare democratico (centro). L’importante, ha aggiunto, «è che in Svizzera non ci siano più averi non dichiarati».

Rafforzati gli obblighi di diligenza

Per quanto riguarda i reati finanziari, i casi gravi saranno considerati alla stregua dei reati preliminari del riciclaggio di denaro, indica il Dipartimento federale delle finanze. In caso di sospetto, gli istituti dovranno pertanto informare il MROS (Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro).

Saranno inoltre rafforzati gli obblighi di diligenza delle banche in materia fiscale. Analogamente a quanto previsto nella lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo, il tipo di esame condotto dipenderà dal rischio rappresentato dal cliente.

Sempre venerdì, il Consiglio federale ha preso atto della creazione, da parte di Eveline Widmer-Schlumpf, di un gruppo di esperti indipendenti, diretto dal professore di economia Aymo Brunetti. Il nuovo organo sarà incaricato di elaborare le basi per l’ulteriore sviluppo della strategia in materia di mercati finanziari e di sottoporre proposte e opzioni d’intervento.

Il governo svizzero (Consiglio federale) intende adottare misure affinché la piazza finanziaria elvetica sia credibile, concorrenziale e conforme dal profilo fiscale.

In primo luogo vanno regolati i problemi fiscali del passato, in particolare i casi di clienti domiciliati all’estero che non hanno dichiarato correttamente i loro valori patrimoniali.

In una seconda fase bisognerà garantire la cooperazione internazionale e la futura imposizione dei redditi e degli utili da capitale.

Il governo vuole in questo modo creare buone condizioni quadro per la piazza finanziaria svizzera e impedire nella misura del possibile gli abusi del segreto bancario.

(Fonte: Segreteria di Stato per le questioni fiscali internazionali)

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