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“La Svizzera non ha bisogno di protettori a Bruxelles”

La ministra svizzera degli affari esteri Micheline Calmy-Rey a Bruxelles nel novembre scorso: una presenza discreta ma costante quella della diplomazia svizzera presso la sede dell'Ue Keystone

La Spagna, che ha assunto da inizio anno la presidenza semestrale dell’Unione europea (Ue), intende rafforzare i legami tra Berna e i Ventisette. Per l’ambasciatore spagnolo Fernando Riquelme, la Svizzera non necessita tuttavia di intermediari per far valere i suoi interessi a Bruxelles.

Secondo il diplomatico spagnolo, che rappresenta gli interessi di Madrid sul territorio elvetico, la Svizzera ha già “dimostrato la sua volontà di adeguarsi alle norme dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) in materia fiscale”. Berna non ha quindi bisogno di un protettore a Bruxelles per quanto riguarda la questione del segreto bancario e i suoi rapporti fiscali con i paesi dell’Ue.

swissinfo.ch: Quali sono gli obbiettivi della Spagna alla guida dell’Unione europea nei primi sei mesi del 2010?

Fernando Riquelme: La Spagna mira innanzitutto a mettere in vigore le disposizioni del Trattato di Lisbona, con il quale viene introdotto un nuovo sistema di voto all’interno dell’Ue e si creano due nuove istituzioni comunitarie: la presidenza permanente dell’Ue e la funzione di Alto rappresentante, una sorta di ministro degli esteri dei Ventisette, che assume nel contempo la vicepresidenza della Commissione europea.

swissinfo.ch: Quali sono invece le principali sfide per la presidenza spagnola dell’Ue?

F.R.: Come sottolineato dal nostro ministro degli esteri Miguel Ángel Moratinos durante la sua recente visita a Berna, la Spagna intende sostenere una politica di ampliamento dell’Unione europea, che dovrebbe permettere di accelerare i negoziati con alcuni paesi candidati all’adesione, a cominciare dalla Croazia.

Nella misura del possibile, questa politica ha inoltre come fine di far progredire le trattative con i paesi che hanno presentato una domanda di adesione, ad esempio l’Islanda, e avviare negoziati con altri Stati interessati, come la Turchia.

Vi è inoltre un altro gruppo di paesi di cui si parla poco, ma per i quali l’Ue dovrebbe definire una propria politica. Si tratta di piccoli paesi, in particolare San Marino, Andorra e Monaco, che normalmente non figurano sulla lista delle priorità di politica estera dell’Ue. Durante la sua presidenza, la Spagna vuole definire i lineamenti di una nuova politica comunitaria nei confronti di questi paesi.

swissinfo.ch: Durante la sua visita in Svizzera, Miguel Ángel Moratinos aveva dichiarato di voler impegnarsi per rafforzare le relazioni tra la Svizzera e l’Ue. In che modo potrebbe influire su temi importanti in discussione, come il segreto bancario?

F.R.: La questione del segreto bancario concerne più l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) che non l’Unione europea e dipende più dalla Svizzera che non dai paesi europei. In base alle direttive dell’Ocse, i paesi considerati paradisi fiscali e con una fiscalità non conforme alle norme di questa organizzazione, sono chiamati a sottoscrivere accordi di trasparenza fiscale con gli altri Stati.

Ricordo che, già tempo fa, la Spagna aveva firmato con Berna l’accordo più moderno sottoscritto in materia fiscale dalla Svizzera con un altro paese europeo. Questo accordo conteneva una clausola, in base alla quale poteva essere adattato alle modalità previste da ulteriori accordi conclusi dalla Svizzera con i partner europei.

Non credo che la Svizzera abbia bisogno in questo momento di un protettore per affrontare la questione del segreto bancario e sviluppare le sue relazioni in materia fiscale con gli altri paesi europei.

swissinfo.ch: Come valuta le misure adottate nell’ultimo anno dalla Svizzera in materia di segreto bancario?

F.R.: La Svizzera ha mostrato in modo evidente la sua volontà di adeguarsi alle norme dell’Ocse.

swissinfo.ch: Lo scorso 29 novembre il popolo svizzero ha accettato un’iniziativa popolare che vieta la costruzione di nuovi minareti. Cosa ne pensa di questa decisione, che ha suscitato grandi critiche sia all’interno del paese che all’estero?

F.R.: All’inizio vi sono state reazioni molto critiche nei confronti della scelta dell’elettorato svizzero. Queste critiche si sono stemperate col passare dei giorni e sembra che l’esito della votazione non avrà grandi ripercussioni per quanto riguarda l’opinione pubblica europea nei confronti della Svizzera.

Secondo me, questo episodio va inserito nei problemi che sorgono nei contatti tra diverse civiltà. Assieme alla Turchia, la Spagna ha lanciato il progetto di Alleanza delle civiltà nel quadro delle Nazioni unite, tenendo conto proprio delle possibili incomprensioni e dei conflitti che possono sorgere nei paesi europei, tra cui la Svizzera, nei rapporti tra civiltà diverse, come quella occidentale e quella islamica.

swissinfo.ch: Crede che questo voto possa avere un impatto nelle relazioni tra l’Occidente e il mondo islamico?

F.R.: Credo che sia piuttosto un episodio passeggero, anche perché bisogna tener conto della sua portata reale: non si tratta di proibire la pratica di una religione e neppure la creazione di luoghi di culto. Il popolo svizzero si è pronunciato innanzitutto su un aspetto paesaggistico e urbano. Questo voto non è legato ad un conflitto di carattere religioso o di civiltà, che non sussiste nemmeno. Ma sono soltanto un testimone di ciò che succede in Svizzera e la mia opinione si aggiunge soltanto a tante altre.

Marcela Águila Rubín, swissinfo.ch
(traduzione Armando Mombelli)

Tra la Svizzera e la Spagna sussistono rapporti molto stretti in ambito economico e commerciale, consolidati dagli importanti flussi migratori degli ultimi decenni.

Per l’ambasciatore Fernando Riquelme, le relazioni possono essere definite “molto mature, ricche e senza problemi”.

Attualmente circa 100’000 cittadini spagnoli vivono in Svizzera. La loro presenza diminuisce di anno in anno con il ritorno in Spagna di molti lavoratori che raggiungono l’età di pensionamento.

I giovani spagnoli della seconda generazione, che hanno spesso la doppia nazionalità, sono generalmente più integrati in Svizzera e nella maggior parte dei casi intendono trascorrere la loro vita sul territorio elvetico.

In Spagna vivono oltre 23’600 cittadini svizzeri, tra cui molti pensionati. Il flusso turistico corrisponde invece a circa 1,5 milioni di persone all’anno.

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