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La Svizzera vuole rinunciare alle armi a grappolo

Dopo la firma da parte del governo svizzero di un trattato internazionale che mira a vietare le bombe a grappolo, anche il parlamento si è ora pronunciato in favore della messa la bando di questi ordigni micidiali che mietono vittime soprattutto tra la popolazione civile.

Seguendo l’esempio del Consiglio degli Stati, anche la Camera bassa ha approvato martedì a grande maggioranza due mozioni parlamentari che propongono di vietare l’impiego delle armi a grappolo e di ratificare immediatamente la Convenzione di Dublino in favore di un divieto internazionale, firmata nel dicembre scorso da un centinaio di paesi. Durante il dibattito, diversi membri del Consiglio nazionale hanno sottolineato tra l’altro l’inutilità di questi ordigni per l’esercito svizzero.

La situazione geopolitica attuale “rende molto improbabile il rischio di un conflitto nel quale l’esercito svizzero sarebbe minacciato da concentrazioni di blindati”, ha spiegato il deputato socialista ginevrino Jean-Charles Rielle. L’attuazione del trattato comporta, oltre al divieto, la distruzione delle riserve nel giro di otto anni e un’assistenza alle vittime. Il Consiglio federale – ha indicato la ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey – preciserà in un messaggio il modo di procedere e le conseguenze per l’esercito svizzero.

Solo l’Unione democratica di centro (UDC) si è opposta alla distruzione delle armi a grappolo in dotazione dell’esercito, che “costituiscono la colonna vertebrale della nostra artiglieria”, secondo i rappresentanti del partito di destra. Il deputato solettese dell’UDC Roland Borer ha ricordato che queste munizioni sono state acquistate nel 2004, con un costo di diversi milioni di franchi. “E ora per altri milioni vogliamo distruggerle. Si tratta di un’operazione finanziariamente irresponsabile”, ha dichiarato Borer.

Le bombe a grappolo sono costituite da un contenitore (missile, razzo o obice), all’interno del quale si trovano numerose mini-bombe. Il contenitore si apre in volo e sparpaglia “grappoli” di ordigni che esplodono a contatto del suolo. Alcune di queste mini-bombe non esplodono e restano sul terreno. Possono esplodere al minimo contatto, a distanza di mesi o anni, e rappresentano quindi un grave pericolo per le popolazioni civili.

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