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Primi passi verso regole per il commercio

Lo sfruttamento delle materie prime crea gravi problemi sociali e ambientali in diverse regioni meno favorite del mondo Trafigura.com

Nel rapporto pubblicato in marzo, il governo formula solo delle raccomandazioni per il commercio di materie prime. Le organizzazioni non governative svizzere sperano comunque che le pressioni interne ed esterne possano portare ad una maggiore regolamentazione di questo settore.

“Non la definirei in ogni caso una sconfitta”, afferma Urs Rybi, specialista di materie prime della Dichiarazione di Berna, un’organizzazione non governativa (ong) che si batte tra l’altro per regolamentare il commercio di materie prime, un settore in rapida crescita in Svizzera. “Direi piuttosto che rappresenta solo il primo di molti passi. Sarebbe stata una grande sorpresa, se avessimo già ottenuto regole concrete e vincolanti dal governo in seguito alla nostra campagna”.

Lo scorso 27 marzo, il Consiglio federale ha pubblicato un rapporto contenente 17 raccomandazioni volte a rafforzare gli standard esistenti e a sostenere gli sforzi internazionali per migliorare la trasparenza nel settore delle materie prime, senza tuttavia imporre misure unilaterali.

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Materie prime: la Svizzera si batte per restare attrattiva

Questo contenuto è stato pubblicato al L’atteso rapporto del Consiglio federale (governo svizzero) sul commercio delle materie prime, presentato nel mese di marzo, è stato accolto con favore dalle multinazionali del settore, che lo hanno definito “ben pensato”, “adeguato” e “bilanciato”. Le società di trading hanno elogiato in particolare il rifiuto della Svizzera di adattarsi alle nuove misure adottate da Stati…

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Raccomandazioni

Per il governo è innanzitutto importante salvaguardare il vantaggio competitivo rispetto alle altre piazze internazionali. In Svizzera hanno sede circa 500 società attive a livello mondiale nell’estrazione o nel commercio delle materie prime, tra cui i colossi Glencore, Cargill, Vitol e Trafigura. Questo ramo economico occupa circa 10’000 persone e contribuisce in misura del 3,5% al Prodotto interno lordo, ossia con una quota superiore a quella dell’industria del turismo.

Secondo le ong, le raccomandazioni formulate dal Consiglio federale non bastano per porre fine al commercio di materie prime con regimi discutibili dal profilo dei diritti umani e neppure a migliorare la trasparenza delle transazioni finanziarie in questo settore. Le ong sono tuttavia convinte che nei prossimi anni saranno introdotte ulteriori regolamentazioni.

“Anche se alcuni dipartimenti e le lobby cercano di frenare le regolamentazioni, diverse persone – come l’ex relatore speciale delle Nazioni Unite per gli affari e i diritti umani John Ruggie [il promotore dei principi guida dell’ONU su affari e diritti umani adottati nel giugno 2011] – come pure gli Stati Uniti e l’UE stanno premendo per delle misure volte a creare una maggiore trasparenza e salvaguardare i diritti umani. È un’evoluzione inevitabile “, dichiara Chantal Peyer dell’ong Pane per tutti.

In Svizzera, inoltre anche il parlamento ha cominciato a muoversi in questa direzione. Nel dicembre 2012, la Camera del popolo ha invitato il governo ad elaborare una strategia nazionale per introdurre le cosiddette “Regole Ruggie”, delle linee guida destinate a migliorare il rispetto dei diritti umani da parte delle aziende che operano a livello internazionale. Un rapporto da parte del Consiglio federale è previsto per la fine del 2014.

La piazza commerciale svizzera delle materie prime è una delle più importanti al mondo. Nel 2011 le entrate nette del commercio di transito hanno raggiunto quasi 20 miliardi di franchi.

Questo settore – che oltre al commercio comprende anche attività di logistica, finanziamento, ispezione e controllo delle merci – contribuisce in misura del 3,5% al Prodotto interno lordo.

In Svizzera sono attive 500 imprese che appartengono a questo settore e danno lavoro a circa 10’000 persone.

Strategia comune

Alcuni paesi – come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Germania, l’Olanda e la Danimarca – hanno già elaborato dei piani d’azione nazionali per attuare i principi delle Nazioni Unite e stanno valutando l’introduzione di regolamentazioni sulla diligenza e il rispetto dei diritti umani.

“Una strategia per l’attuazione delle linee guida Ruggie fungerà da catalizzatore e consentirà un approccio governativo più coerente, dal momento che ogni dipartimento dovrà spiegare la proprie scelte su temi specifici”, sottolinea Rybi.

Gli attivisti hanno accolto positivamente anche la richiesta da parte del parlamento di uno studio comparato sui diritti umani con l’obbiettivo di esaminare se occorre un ulteriore inasprimento della legislazione. Questa richiesta ha fatto seguito ad una petizione – consegnata nel giugno scorso alle autorità federali e firmata da 135’285 persone in seguito alla campagna “Corporate Justice” – che esige norme giuridiche chiare per costringere le imprese con sede in Svizzera a rispettare i diritti umani e gli standard ambientali in tutto il mondo.

Alec von Graffenried, membro della rete “Corporate Justice” e deputato dei Verdi, ha proposto una strategia comune sul commercio di materie prime, ottenendo il sostegno di parlamentari appartenenti a tutto lo spettro politico.

“Un numero sempre maggiore di parlamentari è consapevole dell’enorme volume di affari rappresentato dal commercio di materie prime in Svizzera, come pure del fatto che non disponiamo di strumenti giuridici adatti per garantirne il controllo”, sostiene il deputato, che intende presentare una mozione sulla trasparenza nel settore delle materie prime e sui suoi flussi finanziari.

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Trasparenza in Svizzera

Nel suo rapporto, anche il governo afferma di voler migliorare la trasparenza e sta valutando la possibilità di preparare un progetto di legge, che garantisca la notificazione di tutti i pagamenti ai governi da parte delle imprese del settore delle materie prime.

L’esempio era stato dato l’anno scorso dagli Stati Uniti, che avevano adottato la normativa Dodd-Frank, volta a regolamentare le attività delle imprese che lavorano nel settore minerario e petrolifero. Nell’aprile scorso anche l’Unione Europea ha introdotto delle norme che impongono alle società attive nell’estrazione o nel commercio delle materie prime e quotate in borsa di notificare tutti i versamenti di tasse, indennità e di qualsiasi altro importo pagato ai governi, se superiore a 100’000 euro.

Gli attivisti fanno però notare che la struttura del settore svizzero è molto diversa. Sperano che le nuove leggi possano coprire sia le attività di estrazione che di commercio, molto importanti in Svizzera.

“Se la Svizzera adotta leggi sulla trasparenza identiche a quelle varate dall’Unione Europea, sarebbero solo delle misure di facciata e non avrebbero un grande valore per le persone che lavorano nell’estrazione di materie prime. La Svizzera darebbe invece un contributo reale se adottasse una legge che copre veramente tutto il settore, dall’estrazione fino al commercio. Ma la mia sensazione è che le autorità svizzere siano più riluttanti degli stessi operatori di questo settore”, rileva Rybi.

Il 27 marzo scorso, il governo svizzero ha pubblicato un rapporto in cui sostiene la necessità di continuare gli sforzi per assicurare condizioni generale politiche, economiche e giuridiche favorevoli allo sviluppo del commercio di materie prime in Svizzera.

Il Consiglio federale si preoccupa però anche per i rischi legati alle attività di estrazione e commercio di materie prime, che potrebbero intaccare la reputazione della Svizzera.

I metodi impiegati per l’estrazione della materie prime sollevano infatti numerose critiche, concernenti ad esempio il rispetto dei diritti umani, gli standard ambientali e sociali e la trasparenza dei flussi finanziari.

A tale scopo il governo intende promuovere una maggiore trasparenza sulle attività delle industrie estrattive e sostenere attivamente la discussione in seno all’OCSE sui possibili modi di arginare l’evasione fiscale in questo settore.

Il Consiglio federale “si aspetta da tutti gli operatori della piazza commerciale elvetica un comportamento integro e responsabile. A suo avviso il “rispetto degli standard internazionali è di fondamentale importanza soprattutto nei paesi instabili e con carenze di governance”.

Nel suo rapporto, il governo formula quindi 17 raccomandazioni volte a promuovere la trasparenza dei flussi finanziari e produttivi, impegnarsi a livello multilaterale e bilaterale per una gestione d’impresa responsabile, sostenere gli Stati nel buon governo.

Traduzione di Armando Mombelli

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