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Schedature: “restrizioni”, dopo rivelazioni DCG

La raccolta di informazioni per lo schedario dei servizi segreti svizzeri per ora non viene sospesa, ma prosegue seguendo una "linea restrittiva". È questa la prima reazione dopo le severe critiche della Delegazione delle Commissioni parlamentari della gestione (DCG).

D’ora in poi nessuno sarà più schedato senza prove che dimostrino l’effettivo pericolo per la sicurezza dello Stato. Markus Seiler, direttore del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC), ha emanato venerdì una direttiva “restrittiva” per la raccolta di informazioni da registrare nella banca di dati ISIS (sistema di elaborazione dei dati relativi alla protezione dello Stato).

Pubblicata domenica dal settimanale “NZZ am Sonntag”, la notizia è stata confermata all’agenzia di stampa Ats dal portavoce del Dipartimento della difesa (DDPS) Sebastian Hueber. Si tratta della prima misura dopo che mercoledì la DCG ha pubblicato un rapporto in cui si rivela che i servizi hanno infranto la legge nella raccolta e la conservazione di informazioni.

Non sono esclusi ulteriori provvedimenti, ma la decisione spetterà al governo, chiamato a rispondere alla DCG entro la fine di ottobre.

Il SIC è attivo solo dall’inizio di quest’anno e dipende dal Dipartimento della difesa. Prima il lavoro di “intelligence interna” era svolto dal Servizio di analisi e prevenzione (SAP), legato al Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP).

Nel rapporto presentato mercoledì, la Delegazione ha accusato il SAP di aver schedato decine di migliaia di persone senza procedere ai controlli previsti dalla legge. Secondo la DCG, la banca dei dati è colma di informazioni inutili, errate o superate che intralciano il lavoro di protezione dello Stato e lo mettono persino in pericolo.

La vicenda ricorda lo “scandalo delle schedature”, scoppiato a cavallo fra la fine degli anni ’80 e ’90. Allora si era scoperta l’esistenza di circa 900mila schede e poi quella di due organizzazioni militari segrete e illegali.

Adesso, la DCG ha scoperto che i servizi d’informazione hanno continuato le attività come prima, nonostante la riorganizzazione e l’emanazione di prescrizioni restrittive. Le schede sono costantemente aumentate balzando da 100mila a 200mila tra il 2006 e il 2010. Più della metà non sono state verificate.

swissinfo.ch e agenzie

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