Chi si diploma in una scuola universitaria svizzera deve avere sei mesi di tempo per cercare un lavoro, anche se è straniero. È il parere delle camere, non condiviso dal governo.
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Per contrastare la fuga di cervelli, la camera alta ha deciso con 33 voti a favore e 3 astensioni di rivedere la Legge federale sugli stranieri.
Diversamente da quanto voleva il Consiglio federale, anche gli Stati, come il Nazionale, hanno voluto concedere ai laureati extracomunitari un lasso di tempo di sei mesi dalla fine degli studi per trovare un impiego.
La commissione preparatoria voleva invece stralciare, come auspicato dal Consiglio federale, questa disposizione dalla revisione legislativa perché va contro «un principio fondamentale della legge sugli stranieri che fa dipendere l’autorizzazione di soggiorno da un permesso di lavoro o da una formazione». Stando alla commissione, sarebbe poi difficile costringere le persone che non hanno trovato un impiego ad abbandonare il paese.
Simili gli argomenti sviluppati dalla ministra di giustizia e polizia Eveline Widmer-Schlumpf, che ha sottolineato l’alta disoccupazione giovanile e l’accresciuta concorrenza per i laureati e diplomati svizzeri qualora i giovani stranieri potessero rimanere più a lungo per cercare un impiego.
Per una maggioranza del parlamento, tuttavia, se si intende veramente approfittare dei giovani talenti va dato loro un lasso di tempo sufficiente per cercare un’occupazione.
In base alle nuove disposizioni, gli stranieri titolari di un diploma elvetico potranno essere ammessi sul mercato del lavoro «se la loro attività lucrativa possiede un interesse scientifico o economico preponderante». Cade l’obbligo di dimostrare che il posto di lavoro non ha potuto essere occupato né da uno svizzero, né da un cittadino proveniente dall’AELS (Associazione europea di libero scambio) o dell’Unione europea.
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