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Pro Helvetia: meno burocrazia nella promozione della cultura

La presidente di Pro Helvetia Yvette Jaggi Keystone

Ci sono voluti due buoni anni di riflessioni, contrassegnati da momenti di forte tensione all'interno del consiglio di fondazione per condurre in porto la ristrutturazione di Pro Helvetia, l'organismo che si occupa degli scambi culturali all'interno della Svizzera e della promozione della cultura svizzera all'estero.

“La missione di Pro Helvetia non è invecchiata, ha avvertito la presidente Yvette Jäggi, ma la sua struttura si è arruginita con il passare degli anni.” La nuova struttura presentata venerdì in una conferenza stampa a Berna propone dunque un consiglio di fondazione più snello, che passa da 35 a 25 membri, ossia il minimo previsto dalla legge del 1965 che stabilisce le condizioni quadro entro le quali Pro Helvetia è chiamata ad operare.

Eletti dal Consiglio federale, essi dovranno portare avanti una riflessione strategica sul futuro di questa fondazione, che insieme all’ufficio federale della cultura svolge un ruolo chiave a livello federale. Pro Helvetia è però oggi sempre più sotto pressione, in particolare per la concorrenza del nuovo organismo denominato Presenza svizzera, voluto dal parlamento per promuovere l’immagine della Svizzera all’estero. Anche il settore privato si è però fatto avanti negli ultimi tempi, profilandosi nel settore dello sponsoring di avvenimenti culturali.

La diminuzione della mole di lavoro svolta dal consiglio dovrà permettere un miglioramento qualitativo, in vista di un migliore posizionamento di Pro Helvetia in futuro. Sarà richiesto anche un maggiore lavoro di valutazione per le discipline trasversali, che coinvolgono cioè diversi settori artistici.

La nuova struttura, che entrerà in vigore il primo gennaio, prevede anche il rafforzamento del segretariato e del direttore. Un posto questo oggi particolarmente debole, con poco potere operativo e senza peso nelle scelte strategiche. Si potrà così precisarne il profilo prima di aprire il concorso per il nuovo direttore, dopo le recenti dimissioni del grigionese Bernard Cathomas. Non si è invece ancora deciso se il nuovo direttore sarà nominato dall’attuale consiglio di fondazione o da quello ristretto a 25 membri che sarà insediato il primo gennaio 2002.

La riorganizzazione dovrebbe semplificare le procedure bizantine cui oggi gli artisti devono sottomettersi se vogliono beneficiare della manna di Pro Helvetia. Anche il pubblico dovrebbe potere percepire gli effetti dei cambiamenti. François Wasserfallen, direttore ad interim, precisa che la comunicazione sarà valorizzata, in modo da spiegare meglio alla gente le numerose sfaccettature dell’attività di Pro Helvetia.

Dal canto suo, la presidente Yvette Jäggi non rimpiange nulla, ma in lei non si percepisce un grande entusiasmo. Realista, preferisce comunque una riforma “light” condotta in porto in due anni all’avventura di una riforma legislativa, che avrebbe richiesto ritmi ancora più lunghi.

Mariano Masserini

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