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Bimbi si tuffano dal trampolino.

Oggi in Svizzera

Care svizzere e cari svizzeri all'estero,

sono giorni inusualmente silenziosi questi, nella Confederazione. Ormai in tutti i cantoni sono iniziate le vacanze scolastiche, chi ha potuto è partito in vacanza e tutte le altre persone che abbiano in questi giorni una meritata pausa dal lavoro, affollano le rive di laghi e fiumi, e gli stabilimenti balneari pubblici.

Dal nostro ufficio di Berna, nelle ore di canicola dalle finestre si vedono strade deserte. Visione surreale, compensata però dalle sere, dove invece i ristoranti sono talmente affollati, che se non hai prenotato difficilmente troverai un posto a sedere. Sono giornate di calma anche per i media svizzeri, che lavorano a ritmo decisamente più lento. Non è forse un male, in fondo meglio un momento di riflessione, che una gragnuola di notizie poco ragionate.

Buona lettura con la nostra dose quotidiana di 'svizzeritudine'.

Vitigno danneggiato dal maltempo.
Un vitigno danneggiato dal temporale. Keystone / Jean-christophe Bott

Grandine e temporali, il maltempo degli scorsi giorni avrebbe causato danni per almeno dieci milioni di franchi nelle diverse regioni della Confederazione.

Nonostante nella repubblica alpina abbiamo tutti e tutte tirato un letterale sospiro di sollievo per la tregua dalle recenti temperature tropicali, il maltempo dei giorni scorsi costerà cifre importanti.

Secondo l’associazione Grandine Svizzera, sarebbero infatti almeno 2’500 le segnalazioni di danni rilevanti alle colture agricole, in un momento cruciale per la produzione annuale.

Anche le compagnie di assicurazione stanno contando i danni, in particolare quelli provocati dai chicchi di grandine alle carrozzerie delle automobili.

Solo pochi giorni di maltempo, che sono tuttavia stati intensi. Basti pensare che nella notte del 12 luglio si sono contati oltre 95’000 fulmini.

Due giovani in un appartamento vuoto.
In Svizzera si tende a lasciare presto la casa dei genitori. © Keystone / Michael Buholzer

I maschi italiani sono spesso accusati di essere “mammoni”, di lasciare quindi più tardi delle ragazze la casa dei genitori ed essere in generale più viziati delle femmine, in particolare dalle madri. I dati dell’Ufficio federale di statistica mostrano che anche in Svizzera ci sarebbe un simile fenomeno.

Le differenze non sarebbero mirabolanti, ma senz’altro presenti. Secondo i dati diffusi ieri dall’Ufficio federale di statistica (UST), le donne in media lascerebbero prima degli uomini la casa dei genitori. In Svizzera, comunque, a 22 anni la metà della gioventù già abita da sola.

Una bella prova d’indipendenza? Certo! Tuttavia, precisa l’UST, quasi due terzi vive a meno di un’ora di distanza dai genitori. Con l’avanzare dell’età, la maggior parte però si trasferirebbe sempre più lontano da mamma e papà.

La gran parte, comunque, li sentirebbe tutti i giorni o quasi e anche qui emerge una differenza di genere: sarebbero il 40% delle ragazze, e il 28% dei maschi, a sentire molto spesso la famiglia d’origine.

L’analisi dell’Ufficio federale di statistica sfata anche un classico mito nazionale elvetico, in base al quale le popolazioni latine sarebbero più mammone di quelle germanofone. Secondo i dati raccolti dall’UST, la gioventù italofona e romanda lascerebbe prima la casa dei genitori.

Probabilmente, commenta il gruppo di ricerca, la differenza è dovuta al fatto che più spesso da Ticino, Grigioni e cantoni francofoni ci si trasferisce altrove per gli studi universitari.

Cucchiaino di zucchero e pastiglie di dolcificante.
Non c’è consenso nella comunità scientifica sui rischi per la salute degli edulcoranti. Keystone / Hendrik Schmidt

Quanto zucchero, e soprattutto di che tipo? L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha dichiarato cancerogeno il dolcificante aspartame e messo in guardia sul suo utilizzo.

È croce e delizia della società moderna dei consumi. Lo zucchero, una volta considerato merce rara e preziosa, ha negli ultimi decenni invaso la nostra vita quotidiana. Perché costa poco, ed è presente ovunque. Si sono aggiunti i dolcificanti industriali, nati per limitare i danni del “troppo zucchero” e finiti a loro volta per essere aggiunti nei prodotti alimentari più disparati.

La controversia sui danni potenziali delle sostanze edulcoranti non accenna a placarsi. Ma è difficile stabilire con certezza se un alimento fa male, e in quale misura. Perché ne assumiamo tanti in contemporanea e perché è difficile separare l’effetto di qualcosa che mangiamo o beviamo, dall’effetto che può avere per esempio l’aria che respiriamo, o la qualità della nostra vita.

L’annuncio dell’OMS ha riacceso le polemiche. Intanto comunque vanno avanti studi scientifici in diversi Paesi per cercare di arrivare a risposte più affidabili. Per certo, l’industria è sottoposta ormai da anni a pressioni perché riduca la quantità di zuccheri – di qualunque tipo – nelle bevande analcoliche e nei prodotti per la colazione e nelle merende destinate all’infanzia.

“Il troppo stroppia”, ma anche “il veleno è nella dose” – la saggezza popolare ci viene in aiuto, e almeno su questo esperti ed esperte convengono. Insomma, aspettando una risposta definitiva che potrebbe d’altronde anche non arrivare, la moderazione può essere un primo passo.

Cartelli scritti nelle quattro lingue nazionali svizzere.
La Svizzera ha quattro lingue nazionali. Keystone / Peter Klaunzer

Quattro lingue nazionali e un mercato del lavoro che preferisce le persone poliglotte. Uno studio realizzato dal Gruppo Adecco conferma che in Svizzera parlare molte lingue aiuta.

Quante lingue parli? È la tipica domanda che uno svizzero o una svizzera si è sentito porre mille volte da amicizie e parentela che viva in un altro Paese. Indubbiamente, la Confederazione è a livello mondiale celebre, e anche speciale, per il suo multilinguismo.

Dalle nostre parti, infatti, la vita quotidiana è caratterizzata dalla moltitudine delle lingue parlate. Tutti i prodotti in vendita nei supermercati sfoggiano etichette in almeno tre lingue. Gli uffici federali sono tenuti per legge a pubblicare ogni informazione in due, tre o quattro lingue.

Ora un’analisi del Gruppo Adecco, che ha analizzato gli annunci per la ricerca di personale del primo semestre 2023, conferma che sul mercato del lavoro nazionale è decisamente favorita una persona che ne parli più di una. Ci sono naturalmente differenze fra i vari settori della vita professionale, e anche fra le diverse regioni del Paese.

Ma di sicuro, commenta la ricerca, chi è in grado di leggere, scrivere e parlare in almeno due o meglio tre lingue, in Svizzera ha le carte in regola per evitare la disoccupazione.

  • L’articolo della mia collega Marija Milanovic per SWI tvsvizzera-it.
  • Quante lingue? MillevociCollegamento esterno, trasmissione radiofonica della Radiotelevisione svizzera di lingua italiana (RSI) ne discute con Cesco Reale, membro della Società mondiale dei poliglotti.
  • Bonjour, grüezi, allegra, benvenuto: plurilinguismo quotidiano nella Confederazione, in un articolo della gazzetta svizzeraCollegamento esterno.

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