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Quando votare era un’avventura

Le elezioni suscitavano accese passioni. 1857, Albert Anker/Abenteuer Schweiz, Zürich, 1991

L’appuntamento con le elezioni federali in passato era occasione di lunghe scampagnate e bevute in compagnia. Ma anche di risse, pestaggi e intimidazioni.

A Ginevra, le elezioni si tenevano in un edificio soprannominato “la fabbrica dei ceffoni”, a causa degli argomenti molto concreti usati per intimidire o convincere candidati ed elettori.

Oggi, la giornata elettorale si riduce all’attesa dei risultati, in parte già annunciati dai sondaggi. Nel passato invece, aveva ben altra intensità, specialmente nel 1848 e nelle legislature seguenti (che allora duravano tre anni), quando i Cantoni erano liberi di organizzare le elezioni secondo i loro usi.

Soltanto dal 1872 la Confederazione impose alcune norme elettorali uniformi: il voto scritto segreto nel comune di domicilio.

Fino allora, in molti Cantoni l’elezione dei deputati al Consiglio nazionale (i Consiglieri agli Stati erano comunemente designati dai parlamenti) assumeva i tratti di un’assemblea elettorale che si svolgeva nel capoluogo di circondario.

Banchetti, bevute, risse e pestaggi

Recarsi alle urne, era quindi un evento che impegnava per tutta la giornata, diventando occasione di scampagnate, incontri, banchetti e bevute in compagnia, ma anche, talvolta, di risse e pestaggi.

Di solito gli elettori dovevano convenire nei capoluoghi di distretto o di circolo, ma talvolta i Cantoni delimitavano circondari specifici per le elezioni federali, con il chiaro intento di influire sulla partecipazione e sul risultato.

È quanto fecero per esempio nel 1848 i liberali-radicali al potere a Lucerna e Friborgo, Cantoni nei quali erano però minoritari tra l’elettorato di tendenza cattolico-conservatrice.

A Lucerna, i circondari elettorali furono ritagliati in modo bislacco, al solo scopo di rendere disagevole la trasferta ad un buon numero di elettori. Per esempio, quelli di Sursee dovevano recarsi a votare a Beromünster e quelli di Nottwil a Dagmersellen.

A Friborgo, poteva votare soltanto chi giurava fedeltà alla Costituzione, un gesto che indisponeva molti elettori cattolici, all’indomani della guerra del Sonderbund.

A Lucerna e a Friborgo, le elezioni federali avvenivano un giorno feriale, affinché i salariati e i braccianti agricoli non potessero prendervi parte.

Niente voto segreto

In Ticino, come in altri Cantoni, la legge vietava il voto segreto. Gli elettori dovevano trovarsi a una determinata ora nel capoluogo di circolo. Dopo lettura del decreto di convocazione, si procedeva all’appello nominale degli iscritti in catalogo, che uno dopo l’altro comunicavano a voce o per iscritto ai preposti all’ufficio elettorale i nomi dei candidati votati.

Copia del registro, con l’identità dei votanti e il voto espresso da ognuno di loro, era poi trasmessa al governo cantonale per il riepilogo e la proclamazione dei risultati.

Il Ticino è stato teatro fino alla fine dell’Ottocento di svariati episodi di violenza elettorale: cittadini intimiditi o malmenati, altri impediti di votare, urne saccheggiate o distrutte.

Le elezioni si facevano spesso a legnate e qualche volta persino a fucilate. La violenza si manifestava di solito in occasione delle elezioni cantonali, molto più sentite e disputate, perché la posta in gioco era maggiore: si decideva la politica in materie sensibili, come la scuola, la fiscalità, la gestione del territorio e si attribuivano gli impieghi pubblici e gli appalti.

Le elezioni federali davano luogo soprattutto a innumerevoli ricorsi per sospette irregolarità o presunti brogli. Le contestazioni iniziavano già con l’allestimento dei cataloghi elettorali.

La fabbrica dei ceffoni

Un altro Cantone con un potenziale di violenza politica è stato Ginevra, dove le elezioni federali si tenevano per l’insieme del Cantone in un edificio della città denominato “Bâtiment électoral”, ma popolarmente chiamato Boîte à gifles (“fabbrica dei ceffoni”), a causa delle risse che vi scoppiavano o degli argomenti usati dai militanti più scalmanati per intimidire gli avversari politici o convincere gli indecisi.

Il voto era teoricamente segreto, ma le schede erano distribuite dai comitati dei partiti, il che apriva la porta ad ogni sorta di pressione e di controllo del voto.

Il voto segreto, con scheda ufficiale da deporre nell’urna, ha in seguito progressivamente trasformato le elezioni da rituale civico collettivo ad espressione individuale e privata delle proprie scelte politiche.

swissinfo, Marco Marcacci

In passato, le elezioni federali erano vissute come un momento per fare festa e incontrare gente.

Gli elettori erano però più facilmente vittima di scalmanati della politica, che non esitavano a menar le mani per intimidire gli avversari e convincere gli elettori indecisi.

A partire dal 1872, la Confederazioni ha emanato disposizioni vincolanti, fra cui l’obbligo della segretezza del voto.

Da rituale civico collettivo, le elezioni sono via via diventate espressione individuale e privata delle proprie scelte politiche.

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