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Quel pasticciaccio del blackout

Passeggeri in attesa alla stazione Termini di Roma per il blackout Keystone

Il rapporto dell’UCTE sul blackout che ha lasciato l’Italia al buio il 28 settembre farebbe parte di una strategia per sottrarre alla Svizzera il controllo sulla distribuzione d’energia?

Le ipotesi di un’esperto italiano sui retroscena di una vicenda tutt’altro che semplice.

Tirano un sospiro di sollievo i vertici del gestore di rete italiano (GRTN). I riscontri del rapporto UCTE, li scagionerebbero completamente.

Gli esperti internazionali, incaricati da Bruxelles, individuano infatti soprattutto nell’inefficienza e nella poca tempestività dei gestori elvetici, le responsabilità per quanto successo.

Messo immediatamente sotto accusa dopo il blackout del 28 settembre scorso, in cui per 18 ore, mezza Italia rimase senza energia elettrica, il GRTN si era immediatamente difeso.

Ipotesi che sembra confermarsi

E’ soprattutto il quotidiano italiano Corriere della Sera – che già domenica ha anticipato i risultati del gruppo di lavoro internazionale – a dare per scontato l’esito dell’inchiesta.

La quasi contemporaneità dell’interruzione sulle linea del Lucomagno con quella Sils-Soazza ha mandato in tilt la distribuzione elvetica. Etrans, che gestisce i produttori elvetici, ha avvertito in modo impreciso l’Italia, generando il sovraccarico e dunque il blocco.

Insomma, tutto chiaro. Invece la faccenda non appare così semplice.

L’Italia ha costruito il suo sistema d’approvvigionamento energetico puntando per quasi il 20 per cento sull’importazione.

Il rovescio della medaglia

Una strategia economicamente pagante anche perché importare costa meno che produrre in proprio: non bisogna ammodernare gli impianti (spesso datati e inquinanti), si dipende meno dal petrolio (nel caso delle molte centrali termoelettriche).

Ma il sistema, come ogni medaglia, ha il suo rovescio. In primo luogo non si è autosufficienti, ma soprattutto si rischia di nascondere i problemi.

“La rete di distribuzione italiana è datata e inefficiente” dice a swissinfo il professor Giuseppe Gatti.

Ex-direttore generale per l’approvvigionamento energetico del governo italiano fra il 1991 e il 1995, Gatti non assolve certo l’Italia.

“Quanto anticipato dall’UCTE mi suona un po’ strano. Premetto, per il momento mi fondo su quanto ho letto sui giornali. Comunque, ammettendo che fra Svizzera e Italia sia mancata la tempestività e la completezza nella comunicazione, il gestore italiano doveva essere in grado di interpretare la situazione e agire di conseguenza. Anzi, proprio in una situazione simile, sarebbero dovuti entrare in funzione i depotenziatori automatici. Ma probabilmente ciò non è successo”.

Regolamento di conti?

Secondo il professor Gatti gli avvenimenti vanno dunque letti nella sua complessità.

“Non escluderei nemmeno l’ipotesi che fra le righe del rapporto UCTE, emerga una vecchia polemica fra Svizzera e Unione europea. La Svizzera, è in una posizione strategica in Europa. Di fatto è il crocevia di tutta l’energia distribuita sul continente. Un vantaggio, che gli elvetici sfruttano benissimo, caricando al massimo la propria rete a fini commerciali”.

Questo infastidirebbe i partners europei riuniti sotto il cappello dell’ UCTE.

L’Italia, ad esempio ha una capacità d’interconnessione con il sistema elettrico estero pari a 12 mila MW, ma ne usa solo la metà per questioni di sicurezza. Lo stesso farebbero Francia e Germania.

“La Svizzera, da questo punto di vista – ci dice ancora il professor Gatti – è commercialmente molto più aggressiva rispetto agli altri, e si assume anche qualche rischio”.

Insomma, non è da escludere che attraverso il blackout, ci sia in atto una specie di resa dei conti Europa-Svizzera, proprio sulla questione del controllo della distribuzione.

È recente, ad esempio, la polemica fra Berna, Parigi e Roma, relativa all’acquisto di energia francese da parte dell’Italia. Energia che obbligatoriamente deve passare dalla Svizzera e su cui Berna avrebbe reclamato il “diritto di passo”.

swissinfo, Paolo Bertossa, Roma

Il rapporto provvisorio dell’Unione per il coordinamento europeo del trasporto dell’energia elettrica (UCTE) sul blackout del 28 settembre scorso in Italia fa parte di una strategia per limitare il controllo della Svizzera sulla distribuzione d’energia?

È l’interrogativo che solleva un esperto italiano d’approvvigionamento energetico dopo la pubblicazione dei risultati dell’inchiesta UCTE.

La Svizzera ha, infatti, una posizione dominante nel sistema europeo di distribuzione d’energia elettrica.

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