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Rilancio atteso dalla seconda metà del 2002

Il buon andamento dei consumi negli ultimi mesi rappresenta uno dei fattori di ottimismo per il 2002 Keystone

Dopo una partenza a piccoli passi, l'economia svizzera dovrebbe compiere un balzo a partire dal secondo semestre dell'anno.

La recessione economica negli Stati uniti, le ripercussioni degli attentati dell’11 settembre e il rallentamento congiunturale in Europa dovrebbero pesare sull’economia svizzera ancora nei primi mesi del 2002. Una nuova fase di crescita dovrebbe prendere avvio soltanto nella seconda metà dell’anno. È quanto prevedono quasi tutti gli esperti che hanno avanzato delle previsioni nelle ultime settimane: economisti delle associazioni padronali, delle grandi banche, degli istituti di previsioni congiunturali, nonché della Banca nazionale.

Tra i segnali positivi per l’anno nuovo vi è innanzitutto la buona tenuta delle vendite natalizie nel commercio al dettaglio. Anche il settore turistico, benché ridimensionato rispetto al 2000, ha registrato un buon livello di prenotazioni per le festività di fine anno.

Tali fattori dovrebbero contribuire a imprimere nuovo slancio all’economia elvetica, che in novembre – secondo il barometro dell’istituto di ricerche congiunturali Kof – ha toccato il livello più basso degli ultimi cinque anni. Tutti gli istituti prevedono una ripresa nel secondo semestre del 2002, grazie alla crescita degli stipendi – perlomeno nominale – registrata nel 2001. Gli occhi sono inoltre rivolti in particolare agli Stati Uniti e alla loro capacità di riavviare il motore dell’economia mondiale.

Oltre la metà delle imprese svizzere hanno affermato che gli attentati di New York e Washington hanno rallentato l’andamento degli affari nelle settimane che hanno seguito il crollo delle Torri Gemelle. Le attività commerciali sono ulteriormente state ostacolate a seguito del tracollo di Swissair, ma in misura molto minore.

Solo il 30% delle società interrogate a questo proposito da Booz Allen & Hamiton hanno infatti detto di aver sofferto per la crisi della compagnia nazionale. L’inchiesta è stata condotta presso 180 grandi aziende elvetiche.

Il rallentamento economico degli ultimi mesi è da ricondurre soprattutto a cause che precedono di gran lunga gli attentati dell’11 settembre: le tre grandi aree economiche mondiali (Stati Uniti, Unione europea e Giappone) hanno infatti conosciuto un calo simultaneo delle attività.

Per la Svizzera il fenomeno è stato aggravato dal rafforzamento del franco, che ha penalizzato l’industria di esportazione. La Banca nazionale non è rimasta a braccia conserte e nel corso dell’anno ha promosso ben quattro allentamenti della politica monetaria.

La forza del franco svizzero rispetto all’euro ha toccato in particolare l’industria delle macchine, mentre farmaceutica e orologeria hanno saputo resistere. Anche i servizi finanziari hanno risentito solo in modo marginale del ritorno del franco svizzero al suo tradizionale ruolo di moneta rifugio.

Il rallentamento si è invece fatto sentire sul mercato del lavoro, con un tasso di disoccupazione che dallo scorso giugno a novembre è salito dall’1,6 al 2,1% della popolazione attiva. La maggior parte delle imprese, di fronte al clima di incertezza, ha rinunciato ad assumere personale.

Le ripercussioni potrebbero in futuro farsi evidenti anche in busta paga: il 38% delle imprese interrogate valutano l’opportunità di decurtazioni salariali nel 2002. E se tali progetti dovessero concretizzarsi, le conseguenze sarebbero immediate sui consumi domestici, i soli che da mesi ancora sostengono la dinamica economica.

swissinfo e agenzie

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