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San Gottardo, la rivolta dei Tir

Per i camionisti italiani, la situazione al Gottardo rischia di diventare caotica, bloccando tutta la circolazione Keystone Archive

Gli autotrasportatori italiani accusano la Svizzera di "monetizzare la sicurezza" e si preparano a manifestare alla frontiera ticinese e ai confini di Austria e Francia.

Per le aziende di trasporto della Penisola, le recenti decisioni di Berna sulla gestione dei transiti sull’asse del San Gottardo, dopo la riapertura del tunnel, sono state la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Esplodono risentimenti e malumori anche per la politica europea dei trasporti, che penalizzerebbe il traffico merci italiano.

La protesta degli autotrasportatori sfocerà, il 23 gennaio, in una manifestazione pacifica a Ponte Chiasso e al Brennero. Per il valico del Monte Bianco, invece, non si esclude il blocco dell’autostrada, qualora con la prossima apertura del traforo dovesse essere introdotto il senso alternato con il Frejus.

Paolo Uggé, segretario generale della Conftrasporto, annunciando la manifestazione ha avuto parole di fuoco verso la Svizzera. Intervistato da Il Giornale ha dichiarato:” La Confederazione elvetica è solo interessata a incassare i soldi. Da parte Svizzera si sta tentando di monetizzare la sicurezza. Apriremo una vertenza Alpi per contestare quelle decisioni contrarie alla libera circolazione delle merci”.

Secondo Uggé, le ultime decisioni del Consiglio federale – transito alternato e scaglionato ogni due ore nel Gottardo per i camion, distanza di sicurezza di 150 metri, e alla frontiera eventuale dirottamento dei Tir verso altri itinerari qualora l’autostrada elvetica dovesse essere intasata da mezzi pesanti – renderanno ancora più caotica la situazione, rischiando di bloccare del tutto la circolazione.

“Se si vuole la sicurezza – ha affermato – bisogna separare del tutto il traffico pesante da quello leggero”. Inoltre Uggé rimprovera alla Confederazione la mancanza di apposite aree di sosta attrezzate con servizi igienici e punti di ristoro per i camionisti, che “sono trattati peggio delle bestie”.

Gli itinerari che possono variare all’improvviso indirizzando alla dogana gli autotreni su assi stradali meno trafficati, non piacciono nemmeno a Giorgio Colato, presidente degli autotrasportatori della provincia di Como, che dalle colonne del quotidiano milanese ha rincarato la dose contro la Svizzera.

“Non sarà più possibile pianificare i percorsi, i costi e gli orari – ha dichiarato Colato. Questo significa far saltare tutta la programmazione delle aziende. I costi del trasporto vengono calcolati in base ai viaggi effettuati nell’arco di una settimana. La committenza può anche riconoscere un aumento di prezzo per la tassa sul traffico pesante, ma non per i tempi morti”.

Gli autotrasportatori italiani bocciano sonoramente la politica svizzera nella gestione del traffico e avanzano due precise proposte: unica direzione di marcia, in un senso nel tunnel del Gottardo e nell’altro senso nella Galleria del San Bernardino, sia per i camion che per le auto, e abolizione del divieto di transito notturno per non concentrare tra le 5 e le 22 tutto il movimento dei Tir.

Aggiunge Colato: ” La Confederazione non dispone delle infrastrutture necessarie per sopportare i camion da 40 tonnellate. Devono essere consapevoli di ciò e tornare alle 28 tonnellate abolendo la tassa di attraversamento”.

La polemica sul traffico pesante tra Svizzera e Italia continua, dunque, a salire di tono. La manifestazione di protesta del 23 gennaio e gli inevitabili problemi alla circolazione che si presenteranno con la ripresa dei transiti merci dopo le festività natalizie, sembrano destinati ad arroventarla pericolosamente.

Libero D’Agostino

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