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Scambi culturali con gli Stati Uniti: una priorità elvetica

Berkeley, un'università californiana che attira molti studenti da ogni parte del mondo Keystone

L'immagine degli Stati Uniti all'estero non è delle migliori. Per accaparrarsi consensi in seno alla futura elite straniera, gli USA moltiplicano gli scambi culturali ed universitari. Anche con la Svizzera.

Molto ricettiva, la Confederazione potenzierà la collaborazione con Washington in questo ambito.

Il dipartimento di Stato americano ha organizzato questo mese la Settimana internazionale dell’educazione. Una manifestazione destinata, secondo Condoleeza Rice, a “sottolineare il ruolo cruciale della formazione nelle diverse iniziative degli Stati Uniti volte a garantire un futuro radioso fondato sul partenariato e la comprensione reciproca”.

Attraverso la promozione degli scambi universitari e culturali, questo evento “incoraggia la cooperazione internazionale”, sostiene George Bush.

Dagli attentati del 2001, gli scambi internazionali sono diventati una priorità per gli Stati Uniti. Il loro sviluppo è stato possibile anche grazie alle azioni promosse da due donne che agli occhi del presidente americano godono di grande considerazione: la ministra Condoleeza Rice e la sua collaboratrice per la diplomazia pubblica, Karen Hughes.

Bush ha così chiesto al congresso di erogare, nel 2008, oltre 486 milioni di dollari a favore degli scambi gestiti dal Dipartimento di Stato. Una cifra che supera di ben 60 milioni quella attribuita nel 2006.

“L’aumento è spettacolare”, dice a swissinfo Susan Crystal, direttrice dell’ufficio degli ex studenti dei programmi di scambio presso il servizio culturale del Dipartimento di Stato. Crystal precisa che, dai 27’000 nel 2004, il numero di partecipanti agli scambi fra gli Stati Uniti e l’estero dovrebbe lievitare a 50’000 nel 2009.

Scambi fondamentali

Washington ritiene che gli scambi internazionali siano nell’interesse degli Stati Uniti. Per questa ragione essi godono di un vasto consenso politico. Il senatore democratico Russ Feingold, seppur grande detrattore dell’amministrazione Bush, considera questi scambi “essenziali per migliorare l’immagine degli americani all’estero”.

Anche la Svizzera sposa il concetto di diplomazia pubblica, di cui l’ambasciatore a Washington è un ardente sostenitore. “È fondamentale stabilire una rete di contatti a margine dei nostri rapporti con i governi”, dichiarava Urs Ziswiler a swissinfo nel 2006.

Sin dal 1976, la Svizzera collabora attivamente ai programmi di scambi universitari, quali ad esempio il progetto Fulbright.

Relazione un po’ bistrattata

La partecipazione elvetica al Fulbright – spiega a swissinfo la consulente scientifica dell’ambasciata Dora Fitzli, consiste in un “programma bilaterale fondato su un accordo siglato nel 1999 e rinnovato lo scorso anno”. Il finanziamento del progetto è garantito dai due governi, in collaborazione con alcune società quali Roche e Novartis.

Dora Fitzli precisa che per l’anno universitario 2008-2009 Berna e Washington raddoppieranno il numero di borse di studio concesse, portandole a 16.

“Il Fulbright è uno dei programmi più prestigiosi di borse di studio universitarie”, spiega Fitzli. “Sono quindi molto contenta che i cittadini svizzeri possano parteciparvi”.

Ma l’interesse nel curare gli scambi con gli Stati Uniti si iscrive in un’ottica a più ampio respiro. “Il Fulbright e gli altri programmi simili sono fra i mezzi migliori per coltivare l’amicizia e le relazioni a lungo termine”, aggiunge la consulente scientifica. “Si tratta di curare i buoni rapporti attuali che intercorrono fra i due Stati. Rapporti che in passato hanno un po’ sofferto”, aggiunge.

Polemica su Sarkozy

Taluni programmi di scambio statunitensi creano delle controversie. Recentemente si è saputo ad esempio che nel 1985 il presidente francese Nicolas Sarkozy aveva partecipato al programma internazionale Visitor Leadership. La notizia ha suscitato numerose polemiche in internet dove, su vari forum, “Sarko” è praticamente definito un agente degli Stati Uniti.

Rispondendo a una domanda sulla politicizzazione degli scambi americani, Susan Crystal sottolinea che questi programmi sono facoltativi per coloro che sono stati scelti o invitati a parteciparvi: “Si scelgono delle persone. Spetta poi a loro aderire o meno”, afferma. “E poi – sottolinea – non chiediamo loro di concordare in tutto e per tutto con noi”.

Susan Crystal riconosce che la lista delle personalità invitate a soggiornare sul suolo americano è “impressionante” ed annovera “più di 250 capi di Stato e di governo”. Spiega tuttavia che questi notabili si recano negli Stati Uniti prima di giungere al potere nel loro paese.

“Il signor Sarkozy era ancora giovane”, sottolinea. “Non facciamo venire questi invitati quando sono già primi ministri o presidenti, bensì molto prima, per permettere loro di farsi un’idea della diversità e della complessità degli Stati Uniti, ma anche nella speranza che possano in tal modo stabilire dei contatti che si riveleranno utili più tardi”, aggiunge.

Una rete di amici degli USA

Per gli Stati Uniti si tratta quindi di coltivare una rete di amicizie. E questo indipendentemente dal fatto che gli studenti invitati riusciranno o meno ad assumere in futuro cariche importanti nei loro rispettivi paesi.

A livello personale e globale l’efficacia di questi scambi permane tuttavia “difficile da valutare”, sostengono l’americana Crystal e la svizzera Fitzli.

Crystal ammette che “talvolta è scoraggiante” notare che l’immagine degli Stati Uniti si deteriora malgrado lo sforzo fatto dal governo per potenziare gli scambi internazionali. Al contempo però, spiega che il Dipartimento di Stato ha di recente elaborato dei “sistemi che permettono di valutare il successo di questi scambi non solo dal punto di vista quantitativo, bensì anche a quello qualitativo”.

swissinfo, Marie-Christine Bonzom a Washington
traduzione e adattamento, Anna Passera

Secondo il Dipartimento di Stato americano, circa 800 svizzeri hanno partecipato ai programmi di scambio con gli USA.

Fra loro si annovera anche Moritz Leuenberger nel 1993, nell’ambito dell’International Visitor Leadership Program (IVL).

Ma anche il negoziatore capo della Svizzera all’OMC, Luzius Wasecha (1995), l’ex deputato dei verdi Ruedi Baumann (1994), il patron dell’istituzione Presenza Svizzera Johannes Matyassy (1991) o ancora il vice-presidente dell’Unione democratica di centro (destra nazionalconservatrice) Anton Brunner (2005).

Il programma Fulbright è il più prestigioso progetto di scambi culturali del governo statunitense.

Creato nel 1946, attribuisce ogni anno borse di studio a 750 ricercatori e 2600 studenti stranieri per un periodo di soggiorno nelle università americane. Permette inoltre ogni anno a 1400 studenti e 1100 ricercatori americani di recarsi a studiare all’estero.

Queste future elite sono invitate a passare tre settimane negli Stati Uniti. Soggiornano presso famiglie americane e incontrano dei responsabili locali nel loro settore professionale. Oltre 135’000 persone provenienti dai cinque continenti hanno partecipato al programma IVL dalla sua creazione.

Il programma IVL conta 26 capi di Stato attualmente in esercizio fra i propri ex allievi. Fra loro si annoverano l’afgano Hamid Karzaï, l’indiano Pratibha Patil, il turco Abdullah Gul e il francese Nicolas Sarkozy.

Quindici primi ministri in esercizio hanno partecipato a questo programma negli anni che hanno preceduto la loro ascesa politica. Fra loro anche il francese François Fillon, il belga Guy Verhofstadt e il britannico Gordon Brown.

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