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Segnale di partenza per un nuovo accordo sul clima

Il ministro dell'ambiente Moritz Leuenberger dà un colpo di martello alla sua proposta di tassa mondiale sui CO2 Keystone

La Conferenza Onu sui cambiamenti climatici sabato ha raggiunto un'intesa. I rappresentanti di oltre 180 paesi hanno pattuito a Bali il mandato negoziale per arrivare a un nuovo accordo sulla tutela del clima.

Per il ministro elvetico dell’ambiente Moritz Leuenberger il risultato supera le aspettative. Esso coinvolge anche di paesi – come gli Stati Uniti – rimasti fuori dal protocollo di Kyoto.

Dopo una stancante maratona notturna e uno sviluppo melodrammatico, al termine di due settimane di dibattiti, la comunità internazionale ha approvato il documento che serve per avviare due anni di negoziati mondiali e arrivare, al summit sul clima del 2009 a Copenaghen, a varare un nuovo accordo di riduzione dei gas serra per il dopo 2012, ossia dalla scadenza del Protocollo di Kyoto.

Che la sessione Onu sul clima sia stata a Bali particolarmente carica di tensione fino alla fine lo dimostra anche il pianto del responsabile del segretariato Onu per i cambiamenti climatici, Yvo de Boer, che era stato attaccato da India e Cina per aver convocato la plenaria mentre i Paesi in via di sviluppo erano riuniti. ‘Non lo sapevo”, si è scusato De Boer lasciando la sala in lacrime. Al suo rientro è stato accolto da un applauso fragoroso.

Tensione e incertezza fino alla fine

Il finale è stato al cardiopalma. Fino all’ultimo l’esito è rimasto incerto. La dichiarazione dell’opposizione degli Stati Uniti all’accordo di compromesso proposto dai Paesi in via di sviluppo ha, dapprima raggelato la platea di ministri e delegati riuniti in plenaria. Poi ha scatenato una serie di interventi tutti a favore del compromesso. Tra i più forti quello del Sudafrica che ha rimandato al mittente il no americano, ricevendo applausi scroscianti.

A questo punto gli Stati Uniti hanno dovuto cedere alle pressioni e, con la capo delegazione Paula Dobriansky, hanno ripreso la parola dicendosi a favore del consenso.

Tre colpi di martelletto da parte del ministro dell’ambiente indonesiano Rachmat Witoelar, presidente della Conferenza, hanno sancito ufficialmente l’accordo. Questo è stato salutato da un applauso liberatorio.

Niente cifre nel documento

Il documento fa riferimento nel preambolo al 4/o Rapporto degli scienziati del Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc) ma i ‘numeri’ dei tagli delle emissioni, quel 25-40% al 2020 da parte dei paesi industrializzati rispetto ai livelli del ’90, non sono scritti nero su bianco.

Il riferimento è in una nota inserita a fondo pagina che indica tre pagine dello stesso rapporto. Pagine in cui ci sono sia gli scenari dell’aumento dei gas serra e il relativo innalzamento della temperatura sia gli stessi range di riduzione delle emissioni di gas serra voluti soprattutto dall’Unione europea.

“La road map” di Bali prevede che il processo dei negoziati sul seguito da dare al protocollo di Kyoto dovrà iniziare “prima possibile e non più tardi dell’aprile 2008”, dal momento che la prima fase del protocollo di Kyoto si esaurirà nel 2012.

Kyoto vincolava tutti i paesi industriali, con l’eccezione degli Stati Uniti, al taglio delle emissioni di gas serra tra il 2008 e il 2012, mentre i paesi in via di sviluppo non erano coinvolti. Il patto che uscirà dai nuovi negoziati dovrebbe essere invece vincolante per tutti i paesi a partire dal 2013.

Commenti positivi, anche di Moritz Leuenberger

“Sono profondamente grato a molti membri di stati per il loro spirito di flessibilità e compromesso”, ha detto in seguito il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, che in precedenza era intervenuto per sollecitare il senso di responsabilità di tutti i paesi rispetto a questa emergenza planetaria.

Dal canto suo,Moritz Leuenberger, ha dichiarato che il risultato conseguito a Bali “è più di quanto avevamo previsto”. Per il ministro svizzero dell’ambiente, il fatto che l’accordo non indichi cifre vincolanti sulla riduzione dei gas ad effetto serra è di secondaria importanza, anche perché gli obiettivi ambientali dell’ultimo rapporto del gruppo intergovernativo di scienziati Ipcc sono comunque inseriti nel testo come punto di riferimento. Si tratta, ha aggiunto, di una soluzione di compromesso, tipica di un processo basato sul consenso.

Leuenberger si è detto colpito dalla pressione esercitata dalla comunità internazionale nella drammatica fase finale della trattativa, che è riuscita a vincere le riserve avanzate dagli Stati Uniti. “Non ho mai vissuto nulla del genere”, ha affermato il consigliere federale: “è la prova che i mutamenti climatici interessano noi tutti”.

In Svizzera malumore dei difensori dell’ambiente

In Svizzera la Conferenza di Bali è stata accompagnata da qualche nota di malumore. La sezione elvetica di Greenpeace non vede di buon occhio il fatto che anche la ministra dell’economia, Doris Leuthard, abbia intrapreso il viaggio verso Bali assieme al collega di governo Moritz Leuenberger. L’organizzazione teme un’influenza preponderante dell’economia sulla politica ambientale.

Al termine della Conferenza, l’organizzazione ha definito “deludenti” i risultati di Bali. Rinunciando ad impegni precisi sulla riduzione delle emissioni inquinanti da parte dei paesi industrializzati, i delegati hanno ignorato la raccomandazione degli esperti, che invitavano ad agire rapidamente, sostiene Greenpeace Svizzera. Il mandato negoziale mostra però almeno una via per un protocollo che possa sostituire quello di Kyoto, scrive l’istituzione in un comunicato diramato sabato a Zurigo.

Dal canto suo il WWF non ha dubbi nell’indicare gli Stati Uniti come colpevoli dell’esito “deludente” della Conferenza. Secondo Hans Verolme, direttore del programma sul cambiamento climatico della Fondazione per la natura e l’ambiente (WWF), “ciò che manca ai negoziati che si terranno nei prossimi due anni è un chiaro riferimento ai mezzi scientifici disponibili, e ciò perchè gli Stati Uniti hanno storto il naso in continuazione”. “Per me – ha affermato Verolme – è una vittoria americana. La buona notizia è che ci sarà comunque un seggio per il futuro presidente degli Stati Uniti alla tavola dei negoziati”.

swissinfo e agenzie

1992 – Al vertice mondiale della Terra, tenuto a Rio de Janeiro, viene firmata la prima Convenzione quadro delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC)

1997 – L’11 dicembre viene adottato il protocollo di Kyoto, in Giappone, il primo accordo che contiene misure concrete per frenare i cambiamenti climatici.

2005 – In febbraio entra in vigore il protocollo di Kyoto, ratificato allora da oltre 130 paesi.

2007 – Dal 3 al 14 dicembre si tiene sull’isola indonesiana di Bali la 13esima conferenza dell’UNFCCC, che mira a fissare una tabella di marcia per raggiungere, entro il 2009, un accordo internazionale sulla riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, dopo il 2012.

Con l’adesione al protocollo di Kyoto, ratificato finora da oltre 170 Stati, i paesi industrializzati si sono impegnati a ridurre le emissioni di gas ad effetto serra di almeno il 5% tra il 2008 e il 2012, rispetto ai valori del 1990. Da parte loro, i membri dell’Unione europea e la Svizzera hanno fissato come obbiettivo un taglio delle proprie emissioni dell’8%.

Queste riduzioni possono essere conseguite con misure di politica ambientale sul proprio territorio – promozione delle energie rinnovabili, miglioramenti dell’efficienza energetica, ecc. – oppure compensando le emissioni all’estero, tramite i “meccanismi flessibili”.

Questi strumenti permettono ai paesi industrializzati di acquistare certificati di emissione da Stati con una produzione di gas serra inferiore alle quote a loro assegnate. Le misure di compensazione possono essere inoltre realizzate sostenendo progetti a tecnologia pulita nei paesi in via di sviluppo.

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