L'ostaggio svizzero, trattenuto a Tripoli da un anno e mezzo, dovrà aspettare ancora una settimana prima di conoscere il verdetto definitivo nel processo che lo vede accusato in Libia di soggiorno illegale.
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Secondo quanto comunicato da Amnesty International, la Corte di appello di Tripoli ha deciso di rinviare la sentenza, inizialmente prevista per giovedì. Sui motivi del differimento il portavoce dell’organizzazione che si batte in difesa dei diritti umani Daniel Graf non ha fornito ulteriori precisazioni. Nel fine settimana l’altro cittadino elvetico trattenuto in Libia, Rachid Hamdani, era stato prosciolto dalla Corte d’appello di Tripoli dall’accusa di aver violato le disposizioni sui visti.
I due cittadini svizzeri avevano inoltrato un ricorso contro la prima sentenza adottata due mesi fa da un tribunale di Tripoli. Il 30 novembre scorso, Hamdani e Göldi, che attualmente risiedono all’ambasciata svizzera di Tripoli, erano stati condannati a 16 mesi di carcere e a una multa di 2’000 dinari (circa 1’600 franchi) per violazione delle norme sui visti.
Entrambi devono affrontare anche un secondo processo per presunte attività economiche illegali: la sentenza, stando a Graf, è prevista il 6 febbraio per Göldi e il 7 febbraio per Hamdani.
Göldi, un ingegnere bernese che dirigeva la filiale libica di ABB, e Hamdani, uno svizzero-tunisino domiciliato nel canton Vaud, sono trattenuti in Libia dal 19 luglio 2008, in segno di ritorsione per l’arresto a Ginevra di Hannibal Gheddafi, costretto a trascorrere due notti in guardina tra il 15 e il 17 luglio. Il figlio del leader libico Muammar e sua moglie Aline erano stati denunciati per maltrattamenti da due domestici, una tunisina e un marocchino.
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