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Crisi del gas: la Svizzera poco toccata

La crisi del gas scoppiata tra la Russia e l'Ucraina ha messo diversi paesi in difficoltà e sta facendo lievitare i prezzi del petrolio. Il blocco delle forniture di gas russo che attraversa il territorio ucraino non suscita invece grandi preoccupazioni in Svizzera.

La decisione di Mosca di tagliare il flusso di gas verso l’Ucraina sta interessando quasi tutta l’Europa, ma l’area più colpita è quella dei Balcani, dove quasi tutti i paesi sono fortemente dipendenti dalle forniture che transitano attraverso le condutture in territorio ucraino. Croazia, Ungheria, Slovacchia, Grecia e Macedonia hanno visto interrompersi completamente il flusso di gas in arrivo dalla Russia. Diversi altri paesi – come la Repubblica Ceca, la Romania e l’Austria – si vedono confrontati ad un calo delle forniture del 50 – 90%. La crisi del gas tra Russia e Ucraina spinge intanto al rialzo anche il prezzo del petrolio. Il barile di greggio ha nuovamente superato i 50 dollari, raggiungendo il suo livello più alto da oltre un mese.

La Svizzera figura tra i paesi relativamente poco toccati dal blocco delle forniture di gas che attraversano l’Ucraina: solo il 20% del gas importato sul territorio elvetico proviene infatti dalla Russia. Secondo l’Associazione svizzera dell’industria del gas (ASIG), l’approvvigionamento può essere garantito anche in futuro attraverso altri canali.

Martedì la società russo-ucraina Rosukrenergo, specializzata nel commercio di gas e basata a Zugo, ha tuttavia chiesto al governo svizzero di intervenire presso l’Ucraina, chiedendo alle autorità di Kiev di rispettare la Carta europea sull’energia che stabilisce il libero passaggio del gas in Europa. L’Ucraina viene accusata da tempo dalla Russia di prelevare illegalmente del gas che attraversa il proprio territorio in direzione di altri paesi europei. Quale misura di ritorsione, Mosca ha deciso quindi di chiudere i rubinetti del gas trasportato attraverso le condutture ucraine.

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